Los Angeles 8.3.2004 - Oggi è la festa delle donne e qui nel Campus, per quanto la cosa passi abbastanza inosservata, è da un paio di giorni che si vedono ragazze con grossi fiori bianchi infilati accuratamente tra i capelli (la mimosa è più una tradizione nostrana).
Oggi, care donne, è il vostro giorno di libera uscita. Già me lo immagino. Ristoranti di classe, pizze collettive tra amiche, locali trasgressivi con allegato spogliarellista che si struscia su ogni signora per evitare che qualcuna ci rimanga male. Insomma. Per oggi i ruoli si invertono. Giocate a fare gli uomini, amate il branco, la comitiva, il sesso fine a se stesso. Godetevi queste ventiquattro ore di uguaglianza, anzi di disuguaglianza al contrario, che poi domani si torna a casa a servire e riverire il vostro bel maritino che è stato tanto carino da concedervi questo strappo alla regola, ma che starà lì ad aspettarvi e a ricordare con un semplice sguardo che siete e resterete cittadine di serie B.
È veramente questo che intendete per parità? Allora sentite questa storiella e meditate. Marzo 1908, New York, le operaie dell’industria tessile... ... Cotton organizzano uno sciopero per protestare contro le terribili condizioni di lavoro in cui sono costrette a lavorare. La protesta si protrae per alcuni giorni, finché il proprietario Mr. Johnson decide di bloccare tutte le uscite per evitare che possano uscire. Qualcuno appicca il fuoco e 129 operaie rimaste prigioniere muoiono asfissiate o arse dalle fiamme. Era l’ottavo giorno del mese. Successivamente, una socialista rivoluzionaria di nome Rosa Luxemburg, avrebbe proposto proprio quella data, in memoria della tragedia, come giornata di lotta internazionale per i diritti delle donne e dei lavoratori.
Inizialmente le celebrazioni per l’8 Marzo rimasero circoscritte agli Stati Uniti ma presto si diffusero in tutto il mondo come giorno di lotta e di rivendicazioni. Non so cosa questo giorno significhi oggi in America, ma da noi simboleggia la liberazione delle donne dalla condizione di subalternità a cui erano state relegate dalla religione, dalle tradizioni, dalla politica, di sinistra e di destra. Da noi questo giorno rappresenta il referendum sull’aborto, sul divorzio, la legge contro la violenza sessuale, l’obbligo del rispetto delle quote nelle candidature agli uffici pubblici. Questo rappresenta.
Ricordate che se serve un giorno per festeggiare qualcosa, vuol dire che questo qualcosa è talmente raro e importante nella sua soggettività da meritare l’attenzione e il rispetto di tutti. Care donne, dunque, non imitate gli uomini, non rinunciate a questa soggettività, non sperate in una uguaglianza elargita. Rivendicate la vostra diversità e ricominciate a lottare.
Fabio de Nardis
VAI A: di Fabio De Nardis
Professore di Sociologia Politica all’Università di Lecce, e professore di Scienze Politiche all’Orientale di Napoli, Fabio de Nardis è attualmente alla UCLA (University of California Los Angeles), per un periodo di ricerca scientifica. Fabio de Nardis è anche direttore della rivista (cartacea e on-line) “il Dubbio”, una pubblicazione internazionale di analisi politica e sociale.