CHI COMANDA IN VATICANO
Nel coro quasi omogeneo di voci "buoniste" di questi giorni, fanno spicco non poche eccezioni che protestano perchè si stanno dimenticando molti episodi non certo edificanti - almeno da un punto di vista "cristiano" - del passato di Papa Woytila. La stretta di mano a Pinochet, ad esempio, o l'apparente "tolleranza" con cui sotto la sua guida sono proseguite attività illecite come lo scandalo IOR, oppure ancora la beatificazione del cardinale di Zagabria, Stepinac, che durante la guerra fece uccidere centinaia di migliaia di cristiani ortodossi, omosessuali ed ebrei, in campi di concentramento diretti addirittura da frati francescani, non depongono certo a suo favore.
Senza voler giustificare nulla o nessuno, bisogna ricordare a questo punto la nostra tendenza, comprensibile e naturale, ... ... ad indentificare troppo sommariamente il leader con l'istituzione. Ma in realtà il papa non è il Vaticano, esattamente come George Bush non è l'amministrazione USA attualmente al potere. Anzi, questi leader sono il risultato in cui si cristallizza uno scontro di forze interne, che regolarmente avviene durante le scelte di personaggi così importanti.
Ma quando Woytila fu eletto, la Chiesa di Roma esisteva già da 1700 anni, e la sola San Pietro da circa 500.
La Chiesa di Roma è di gran lunga la più longeva istituzione al mondo (al secondo posto troviamo l'Impero Romano, con "soli" 400 anni di sopravvivenza), ed è paragonabile ad un Titanic lanciato nelle fredde acque nell'Atlantico. Chiunque venga scelto a comandare, si ritroverò al timone di un mostro di una pesantezza impensabile, di una lentezza di manovra pachidermica, e carico di una tale inerzia che, pur avvistando l'iceberg con molto anticipo, riuscirà al massimo a deviare la rotta di quel tanto da colpirlo di striscio, invece di prenderlo in pieno.
Proviamo solo a pensare se noi venissimo di colpo "eletti" alla presidenza di una qualunque ditta di scarpe. Hai un bell'avere tutta l'esperienza del mondo nel settore, o le idee migliori in assoluto per rivoluzionarlo. Ma c'è un'inerzia di cui devi tenere conto, ci sono dei clienti abituati in un certo modo, ci sono dei passaggi di produzione sedimentati nel tempo, ci sono buone e cattive abitudini del mercato che non puoi certo cancellare con una semplice nota direttiva.
L'inerzia della Chesa cattolica, in questo caso, si chiama tradizione. Uno dei motivi per cui i protestanti si staccarono da Roma, fu la cosiddetta "sola scriptura", ovvero il senso di obbedienza che loro vedevano limitato esclusivamente al testo biblico. Roma invece aveva scelto la "scriptura et traditio", ovvero la sua "legge" interna andava accrescendosi e modificandosi nel tempo, man mano che avvenivano fatti nuovi, che incorporava e traduceva in nuova dottrina.
Ecco quindi che il peso di questa tradizione, nel corso dei secoli, si è andato accumulando su se stesso, fino ad ad esplodere nel paradosso di un papa teologicamente avanzatissimo, ma incredibilmente conservatore dal punto di vista dottrinale.
Si - dirà qualcuno - ma che bisogno c'è di stringere la mano a Pinochet?
Qui naturalmente possiamo solo azzardare opinioni, ma è probabile che scelte del genere siano state dettate dalla necessità di trovare un compromesso fra una "sinistra" ecclesiastica che spingeva con forza per il completamento del percorso conciliare, ed una "destra" che invece guardava addirittura alle "novità" introdotte dai papi precedenti, Roncalli e Montini, come una vera e propria disgrazia scismatica.
Quando ci si trova a governare forze poderose come quelle che agiscono ai massimi livelli del potere mondiale, l'unica alternativa al compromesso è lo scontro frontale, che è necessariamente perdente. Guardiamo solo che fine ha fatto Kennedy, per aver voluto mettersi contemporaneamente contro CIA, FBI, e crimine organizzato, nell'illusione di correggere in quattro anni una rotta che era ormai immutata da più di cinquanta.
Oppure guardiamo allo stesso Papa Luciani, che con i suoi soli 33 giorni di pontificato non ha fatto in tempo a mettere in atto nulla di quella rivoluzione che così imprudentemente aveva annunciato. Pensate solo che andava dicendo che "Dio è uomo, ma anche donna".
E nonostante Giovanni Paolo II sia arrivato alla fine della lunga corsa, vi è oggi un intero universo ecclesiastico che lo ritiene - per le novità teologiche da lui introdotte in questi anni - un antipapa, un eretico ed un blasfemo.
Se si accetta questa ipotesi del compromesso, bisogna allora guardare alla globalità delle sue azioni, e non più considerarle una per una. Ed ecco che allora sulla bilancia di una beatificazione di Stepinac, ad esempio, possiamo tranquillamente buttare la mancata beatificazione di Pio XII - che ha mandato in bestia la destra ecclesiastica - figura ben più importante, accusata di colpe molto simili a quelle del collega Jugoslavo.
In questo caso almeno, si può dire che lo scambio sia valsa certamente la pena.
Massimo Mazzucco