Uno dei temi ricorrenti, nelle discussioni sull’11 settembre, è che fine abbiano fatto i quattro aerei che sarebbero stati utilizzati per gli attentati. Abbiamo infatti un caso più unico che raro nella storia, in cui di quattro aerei da 100 tonnellate ciascuno ci restano sì e no i rottami per mettere insieme una FIAT 500.
Se poi si ascoltano i
no-planers, ci si sente periodicamente domandare ”come è possibile che un aereo, che è fatto di alluminio e altri materiali leggeri, possa penetrare una struttura d’acciaio come quella delle Torri Gemelle come se fosse burro?”
In realtà il problema è l'opposto, poiché se è vero che gli aerei entrano nella struttura come il burro (e qui la spiegazione è data dalla semplice velocità), dalla parete opposta delle Torri non esce praticamente nulla di solido. Se si fa eccezione per quello che sembra essere un motore, che fuoriesce dal retro della Torre Sud, i due aerei vengono letteralmente inghiottiti dagli edifici nello spazio di poche decine di metri.
Quella che segue è la mia opinione personale su ciò che è probabilmente successo alle Torri Gemelle. Sottolineo che si tratta di una semplice ipotesi, e non certo una tesi completa e argomentata.
Bisogna provare a guardare gli attentati dal punto di vista dei presunti cospiratori.
Se infatti ci si mette nei loro panni, si pone subito una serie di problemi non da poco, … … che vanno affrontati in sequenza logica. Il primo, fondamentale, è ovviamente:
1 - Come fare a creare un incidente che appaia sufficientemente grave da giustificare il successivo crollo delle Torri, ben sapendo che un semplice 767, detto alla francese, “alla torre je fa ‘na pippa”? E’ noto infatti che il progetto delle Torri Gemelle prevedesse l’impatto di un aereo commerciale lanciato fino a 600 miglia orarie [1],dove il momentaneo squilibrio provocato dal foro di entrata sarebbe stato immediatamente riassorbito dalla restante parte sana della gigantesca struttura, ovvero la “maglia d’acciaio” che sorreggeva dall’esterno le Torri Gemelle. Cosa che infatti è avvenuta: le Torri hanno retto tranquillamente all’impatto, e sono crollate solo in seguito, per cause che sono ancora da accertare.
2 - Poichè si vorrà addebitare il crollo al successivo incendio – pensa il cospiratore - è necessario creare un’esplosione abbastanza spettacolare da rendere questa motivazione credibile a posteriori. Trenta o quarantamila litri di carburante, paradossalmente, possono anche non essere sufficienti (come vedremo in seguito, la quantità non fa la qualità).
3 – Occorre quindi utilizzare aerei che “sembrino” dei 767, ma che siano in realtà velivoli appositamente preparati, rinforzati all’interno (per le manovre ad alta velocità), e pieni zeppi di carburante/esplosivo. Delle vere e proprie bombe volanti, insomma, ovviamente telecomandate.
4a – Ora che abbiamo queste bombe volanti, diventa necessario che si distruggano per intero al momento dell’impatto, per evitare che vengano ritrovati pezzi, fra le macerie, che non appartengono al tipo di aereo ufficialmente usato.
4b – Ma soprattutto, è necessario che gli aerei non “escano da dietro”, dopo aver praticato il foro di entrata, poichè finirebbero su caseggiati e abitazioni che nessuno ha interesse a distruggere. Provate ad immaginare se uno degli aerei fosse finito su una scuola, o su una strada piena di auto e di persone, che tipo di strascichi legali ci sarebbero stati per ripagare tutti i danni e ricompensare tutti i parenti delle vittime. Si finiva nel 2020, nella migliore delle ipotesi. Curiosamente infatti le Torri Gemelle erano assicurate contro gli attacchi terroristici, mentre nulla di quanto distrutto fuori dal perimetro del WTC sarebbe ricaduto sotto una normale polizza assicurativa. (Per lo stesso motivo si presume che sia stato necessario far cadere gli edifici sulla propria pianta, invece di provocare una caduta magari più credibile, su di un lato, ma anche molto più svantaggiosa dal punto di vista economico. Se pensiamo ai danni che le Torri sono riuscite a fare intorno alla base, pur cadendo sulla propria pianta, non si fatica ad immaginare cosa sarebbe successo se un pezzo alto cento o duecento metri si fosse piegato a metà altezza, e fosse caduto di lato sulla città sottostante. Roba da distruggere interi isolati).
4c – C’è inoltre il rischio che il kerosene, contenuto nelle ali, non prenda fuoco immediatamente, permettendo così alla parte anteriore dell’aereo di raggiungere il lato opposto della torre prima di aver preso fuoco del tutto. Il kerosene inoltre non provoca un calore sufficiente da distruggere tutte le parti metalliche di un aereo, aumentando così il rischio di ritrovare interi pezzi di velivolo “non confacenti alle descrizioni”.
5 – A questo punto persino il sottoscritto, che saprebbe a malapena dare fuoco a un petardo, capisce che è indispensabile far avvenire una tale esplosione, all’interno delle Torri, da far “evaporare” l’intero aereo nei pochi istanti in cui vi transita. (E’ vero che il corpo centrale delle colonne avrebbe provveduto a disintegrarlo in buona parte, ma questo solo se l’impatto fosse avvenuto in perfetta perpendicolare rispetto alla facciata colpita. Una semplice angolazione di pochi gradi invece sarebbe bastata per vedere uscire una parte dell’aereo dal lato opposto. Nel caso della Torre Sud infatti l’aereo, nonostante il violento “banking” degli ultimi secondi, non è riuscito a presentarsi in perfetta perpendicolare all’impatto con la facciata, causando la fuoriuscita di buona parte del carburante su un lato della Torre. A parte quello che sembra essere un motore, però, nessun altro elemento di grosse dimensioni ha raggiunto l’esterno. Come mai? Se era entrato “come il burro”, come il burro doveva anche uscire.
Tutto questo suggerisce che siano state innescate delle potenti esplosioni all’interno delle Torri, sincronizzate con il momento degli impatti, in modo che gli aerei “entrassero” in una zona dove già il calore era altissimo, indipendentemente dal tempo che ci avrebbe messo il kerosene a prendere fuoco.
Solo così ci si poteva garantire la completa “evaporazione” del velivolo nei pochi metri a disposizione.
A conforto di questa ipotesi ci sono anche diverse testimonianze di persone che hanno sentito “pesanti manovre” a diversi livelli delle torri, nelle settimane precedenti gli attentati (Rodriguez racconta di “rumori sospetti” ad un piano che doveva risultare chiuso all’accesso, di cui soltanto lui aveva le chiavi; Scott Forbes racconta di un intero piano fatto evacuare senza motivo apparente, proprio sopra il suo, che sarebbe poi risultato completamente vuoto, nonostante i prolungati “rumori” sentiti nei giorni precedenti). Questi “lavori” quindi sarebbero serviti sia per installare gli esplosivi supplementari, sia per piazzare i relativi strumenti, tipo ILS, necessari per guidare il velivolo con precisione fino al punto d’impatto prescelto.
Torna così alla mente uno dei primissimi argomenti presentati dai “9/11 truthers” contro la versione ufficiale, poi dimenticato a favore di altri: il lampo che si vede chiaramente sul muso dell’aereo, in ambedue i casi, un istante prima che colpisca la facciata dell’edificio.
Tale lampo non ha mai trovato una spiegazione plausibile in tutti questi anni di dibattito.
Nell’impatto della Torre Nord si vedeva chiaramente un flash di luce comparire davanti al muso dell’aereo (foto del titolo), un istante prima che colpisse la facciata; idem per la Torre Sud (immagini a sin.), dove il lampo è stato colto addirittura da tre inquadrature diverse.
Poteva questo lampo indicare la partenza di un proiettile/mini-missile, magari con testata all’uranio impoverito (per forare con facilità qualunque superficie), che anticipasse l’ingresso dell’aereo nella torre, scatenando – o comunque contribuendo - all’esplosione che lo avrebbe distrutto per intero?
Quest’ultima ipotesi, in ogni caso, è solo una possibilità aggiuntiva, che nulla toglie al ragionamento generale sulla necessità di “far sparire per intero” ciascuno degli aerei, una volta colpito il proprio bersaglio.
Questo tipo di “sparizione” infatti, più unica che rara nella storia dell’aviazione civile, si è verificato ben 4 volte in un giorno solo: alle Torri Gemelle, nel caso del Pentagono e in quello di Shanksville. Anche al Pentagono furono fatti “lavori di restauro”, poco prima degli attentati, e anche al Pentagono c’è chi racconta di aver sentito distintamente l’odore di un esplosivo militare, la cordite, nel luogo in cui era penetrato l’aereo. Sulla buca di Shanksville stendiamo un pietoso velo, poichè l’assenza del Boeing in quel caso era talmente evidente da sfiorare il ridicolo.
Al di là della tecnologia utilizzata, in ogni caso, la palese necessità di far sparire tutti e 4 gli aerei suggerisce già di per sè che quasi certamente non si trattasse di normali aerei commerciali.
Massimo Mazzucco
P.S.: Alla domanda che viene naturale porsi, “ma allora dove sono finiti i passeggeri?”, ha già trovato una brillante risposta il “Piano Northwoods”, oltre 40 anni fa. Le liste dei nomi sono semplicemente false, e quei pochi che sono morti davvero – qualche vedova, per la stampa, è sempre utile averla – sono probabilmente morti altrove, lo stesso giorno, “dirottati” nel tragitto fra l’abitazione e l’aeroporto, oppure fra il check-in e il portello di imbarco di un volo che non è mai partito. Con la fantasia, c’è solo da sbizzarrirsi. (Nel caso si restasse a corto di idee, si può sempre chiedere suggerimenti al Mossad, notoriamente specializzato nella “sparizione” senza traccia di persone, ovunque nel mondo. In fondo, non erano stati loro ad infiltrare la security degli aeroporti di Boston e di Washington?)
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