Di petrolio nel Golfo del Messico ora ne sgorga un pò meno. In compenso comincia ad abbondare il Corexit, il composto chimico “disperdente” utilizzato dalla BP per “far sparire” il petrolio alla vista delle telecamere. Ma la sua tossicità sembra essere micidiale, ed i suoi effetti a lungo termine sono ancora tutti da scoprire.
Nemmeno di fronte ad un disastro di queste dimensioni gli uomini della BP e del governo federale – che ormai sembrano viaggiare all’unisono, contro il buon senso e contro la volontà popolare - hanno saputo rinunciare al classico atteggiamento “allopatico”, tipico della nostra cultura occidentale, che ti spinge a combattere il sintomo con un qualunque antidoto, anche a costo di danni collaterali mille volte più gravi.
Non importa se ammazzi tutto quello che c’è intorno, l’importante è che il petrolio “non si veda”.
Il Corexit infatti riesce a disgregare il petrolio fino a renderlo invisibile, ... ... ma naturalmente non è in grado di farne scomparire una sola molecola. Il residuo disgregato finisce in parte sul fondo marino, ed in parte rimane a galleggiare sotto la superficie, formando delle ampie macchie scure che sono molto simili a quelle del plancton. Talmente simili, in realtà, che i pesci abituati a cibarsi di plancton vi entrano felici con le fauci spalancate, convinti di avere davanti il loro pranzo di Natale. Vanno invece ad ingollare miliardi di molecole altamente tossiche, che andranno a fissarsi per sempre nella loro carne, portandoli probabilmente ad una morte precoce.
E di certo nessuno proteggerà le nostre tavole dai pesci saturi di Corexit, con risultati a lungo termine, per la nostra salute, che nemmeno possiamo immaginare.
Naturalmente, la società che produce il Corexit
sostiene che sia “meno dannoso del normale sapone da cucina”. Talmente poco dannoso, in realtà, che la stessa casa produttrice
suggerisce di usare maschere, guanti e occhiali protettivi quando lo si maneggia. Talmente poco dannoso - ironia della sorte - che nella stessa Inghilterra il Corexit è addirittura proibito.
In realtà il prodotto è talmente tossico che
alcuni pescatori, venuti inavvertitamente in contatto con acqua marina contenente Corexit, hanno immediatamente registrato disturbi polmonari, gonfiori alla gola e bruciature sulla pelle. E questi pescatori erano stati solo colpiti dagli schizzi d’acqua di una rete che stavano tirando a bordo: figuriamoci cosa potrebbe succedere a chi cadesse in mare in una situazione simile.
Ormai i pescatori parlano di intere zone di mare in cui la vita è completamente scomparsa, sia sott’acqua che sul fondale, mentre gli specialisti di fauna marina sostengono che ci vorranno alcuni decenni per cominciare a ripopolare queste acque ormai condannate al totale deperimento biologico.
E mancano ancora tre settimane al completamento del primo dei due pozzi che dovrebbero – e diciamo dovrebbero – porre finalmente fine alla fuga di petrolio nel Golfo del Messico. Se questi non dovessero funzionare, c’è già chi comincia a suggerire che dovremo aspettare che il petrolio del giacimento si esaurisca del tutto.
Chissà, nel fattempo, quanti soldi sarà ancora riuscito a guadagnare Dick Cheney?
Massimo Mazzucco