“Distruzione creativa è il nostro soprannome, sia nella nostra società che nelle altre nazioni. Noi distruggiamo quotidianamente l'ordine esistente, dagli affari alla scienza alla letteratura all'arte all'architettura al cinema alla politica e alla legge.”
Questo scriveva 10 anni fa il neoconservatore Michael Ledeen, in un libro in cui propugnava i principi di conquista e i predominio sul mondo che Cheney i Rumsfeld avrebbero cercato di mettere in atto, dal 2001 in poi, con le loro guerre di invasione in Afghanistan e Iraq.
“Da sempre i nostri nemici detestano questo vortice di energia e creatività, che minaccia le loro tradizioni, qualunque esse siano, e che li umilia per la loro incapacità di tenere il passo. Vedendo l'America che smantella le società tradizionali, essi ci temono perché non vogliono essere smantellati. Essi devono attaccarci per sopravvivere, esattamente come noi dobbiamo distruggere loro, per portare avanti la nostra storica missione”.
Se queste erano le intenzioni, bisogna riconoscere che la guerra in Iraq è stata un successo totale.
(Se il filmato "zoppica" lasciatelo in "pausa" per 30 secondi, poi ripartite - Scarica la copia in alta risoluzione su
ARCOIRIS TV ).
La frammentazione dell’Iraq in tre parti, secondo le linee di demarcazione etnico-religiose (kurdi, sciiti e sunniti), è sempre stato il sogno nascosto dei neoconservatori, … … che pensavano in questo modo di riuscire a gestire meglio il potere nel paese.
Se però è stato facile liberarsi dei kurdi, già poco simpatici a tutti gli altri, per rompere l’equilibrio fra sciiti e sunniti, sapientemente cucito nei decenni da Saddam, è stato necessario creare un vero e proprio stato di guerra civile, al quale si è arrivati per passaggi progressivi.
Prima le deposizione di Saddam, con perdita di predominio dei sunniti sugli sciiti, poi una serie di “favori” sempre più smaccati agli ayatollah, la rinuncia a prendere Sad’r, ed infine la formazione di un governo fantoccio smaccatamente sciita.
Ma tutto questo non era bastato, e circa due anni fa gli americani cambiarono tattica: fuori i generali tutto ferro e fuoco, e spazio al grande Petraeus, il saggio leader di guerra che aveva una “tattica segreta” per portare a termine la missione: mettere letteralmente gli iracheni uno contro l’altro, facendo addirittura dell’iniziale avversario sunnita il loro migliore alleato – conquistato a suon di dollari, ovviamente - per una escalation di violenze, ricatti, denunce, tradimenti e infamie di ogni tipo che ha finito per avvelenare la vita di tutti gli iracheni.
Ora basta rimettersi a pompare al massimo il petrolio, e potremo finalmente dire “mission accomplished”.
Massimo Mazzucco