Ora che su Parigi è calato il sipario, possiamo provare a fare un paio di riflessioni.
1 - Domenica Renzi, Rajoy, Merkel, Cameron e Hollande si incontreranno a Parigi. Ne uscirà certamente un qualche accordo fra i maggiori stati europei "per contrastare il terrorismo". Naturalmente, non faranno nulla che possa servire veramente a contrastare un'eventuale terrorismo - anche perché loro sanno meglio di noi quale sia la matrice reale di questo "terrorismo". Ma vorranno certamente dare l'impressione che "l'Europa è unita nel combattere il terrorismo", perché questo è il messaggio che in questo momento fa comodo a tutti loro. Prepariamoci all'ennesima messinscena.
2 - Sul fatto che i due assassini di Parigi siano stati identificati grazie alla carta d'identità "dimenticata" in macchina, si sono già espressi in modo efficace i nostri utenti nel precedente articolo. Non c'è bisogno di aggiungere nulla, se non forse il fatto che anche i "terroristi pakistani" degli attentati di Londra del 2005 furono identificati grazie alla carta d'identità contenuta nello zainetto di uno di loro. Insomma, fare il poliziotto oggi è diventato facile: basta saper leggere un indirizzo su una carta di identità, e la medaglia è garantita.
3 - Dai vari telegiornali di oggi è venuto fuori che gli attentatori di Parigi erano molto ben conosciuti ai servizi francesi, e quindi molti si domandano come mai costoro abbiano potuto agire in piena libertà, ... ... mentre in realtà avrebbero dovuto essere tenuti sotto stretta osservazione. Forse una risposta la può dare la vicenda degli altri due "fratelli assassini" di recente memoria, quelli della maratona di Boston. Anche loro erano molto ben conosciuti all'FBI, ma anche a loro fu data ampia libertà di agire. Talmente tanta libertà, che si sospetta che siano stati in realtà manovrati dalla stessa FBI. (Poi per fotterli è un attimo: pubblichi il video che li vede passeggiare tranquilli fra la folla di Boston, oppure piazzi nella Citroen la carta di identità del patsy di turno).
4 - Infine, rivolgo una domanda a tutti i nostri giornalisti: è stato molto bello, in questi giorni, vedervi difendere a spada tratta i vostri colleghi francesi, nel nome della difesa della libertà d'espressione. E' stato molto bello vedere i vari santoro che inneggiavano a Voltaire, sciacquandosi rumorosamente la bocca con il "diritto inalienabile che ciascun uomo ha di esprimere la propria opinione". "Siamo tutti Charlie", dicevano in coro questi giornalisti con magliette, con cartelli, e con didascalie che comparivano generosamente dappertutto nei loro telegiornali.
Ora, a tutti questi "Charlie" vorrei porre una semplice domanda: dove eravate quando in Europa sono state fatte le leggi che proibiscono di mettere in dubbio l'Olocausto, o comunque di parlar male degli ebrei? Perché "va bene" fare vignette satiriche che offendono il Corano e l'intero mondo islamico, ma "non va bene" offendere, criticare, o deridere in qualunque modo gli ebrei?
Dov'era la vostra voce, cari "Charlie" da strapazzo, quando il famoso diritto inalienabile che ciascun uomo ha di esprimere la propria opinione è stato brutalmente calpestato, con il vostro silente assenso, da una particolare minoranza di persone che si ritengono palesemente al di sopra di tutti gli altri e al di sopra delle leggi dei comuni mortali?
Perchè allora siete stati zitti? Perchè allora non avete detto niente?
Resto in attesa di una risposta, che con certezza assoluta non arriverà mai, perché siete solo dei vigliacchi, degli ipocriti, dei codardi senza spina dorsale.
Massimo Mazzucco
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