Non è stato solo l'occidente, a rivivere in questi giorni quella che è stata, comunque la si guardi, una tragedia per tutti.
Il tre di settembre c'è stato in Russia il primo anniversario della strage di Beslan, ed i malumori che lo hanno accompagnato continuano a far sentire i loro effetti ancora oggi: questa mattina è stata dispersa dalla polizia, a Vladikavkaz, capitale dell'Ossezia del Nord, una manifestazione contro Putin, che avrebbe deciso di togliere alla popolazione locale l'elezione diretta del governatore.
In occasione dell'esplosione del treno in Cecenia, a pochi giorni dalle elezioni russe del Novembre 2003, scrivemmo
"anche Putin ha imparato il trucco". I fatti di Beslan, un anno fa, lo confermarono in pieno. Ora però, come prevede il copione, ... ... anche Beslan sta diventando per Putin quello che l'11 Settembre è già da tempo per Bush: un incubo che lo perseguita, una macchia di sapore criminale che ormai difficilmente la storia gli cancellerà di dosso.
Anche per Putin la spina nel fianco è rappresentata dalle madri delle vittime, come per Bush lo sono le vedove dell'11 Settembre. Mentre il mondo dimentica in fretta, questa particolarissima categorie di persone, che da una parte non ha nulla da guadagnare, dall'altra ha perso tutto, rimane tenacemente sulla barricata, a chiedere una giustizia che sembra sfuggire ormai nella stessa misura a tutti i popoli del mondo. Noi con Ustica dovremmo saperne qualcosa.
Le "madri di Beslan" si erano tenacementre opposte alla presenza di Putin nella loro città, per commemorare una tragedia che loro attribuiscono in gran parte al governo stesso (da quando si è saputo che le bombe erano state piazzate nella scuola con largo anticipo, la tesi del "terrorista ceceno" ha cominciato a vacillare fortemente). E anche qui, come nel caso dell'11 Settembre, il governo ha cercato di spezzare in due il movimento di protesta. Putin ha fatto invitare a Mosca una delegazione delle madri, promettendo loro "di andare a fondo nell'investigazione ancora in corso". Questo ha naturalmente provocato il risentimento delle altre madri, che erano invece rimaste orgogliose nella loro città.
Anche con l'11 Settembre il governo americano ha cercato di spezzare in due il movimento dei parenti dello vittime: loro, però, da buoni americani, lo hanno fatto direttamente coi soldi. La cifra ufficiale media che è stata versata alle famiglie di ogni vittima deceduta sugli aerei sequestrati, è stata di un milione e ottocento mila dollari, circa un milione e mezzo di euro. Purchè si impegnassro, naturalmente, a non denunciare mai le aerolinee stesse, nè a coinvolgerle in alcun modo, anche in maniera indiretta, in eventuali denunce a terzi. (Chissà perchè? In fondo, nei casi "di forza maggiore" - e questo certamente lo è stato - le responsabilità delle aerolinee sono ridotte al minimo, se non nulle del tutto. Avevano davvero tutti quei soldi da buttar via?)
A oriente come a occidente quindi, la tenaglia paura-repressione si stringe sulle popolazioni nello stesso identico modo, al punto da far sospettare che la vera dicotomia non sia quella geografica, ma quella fra i governi ed i loro popoli, indipendentemente da razza, etnia, colore o latitudine.
E fra i due giganti sorride Israele, che in nome della "guerra al terrorismo" ormai spadroneggia in terra di Palestina senza più dover rispondere a nessuno - nemmeno formalmente - delle proprie azioni.
Resta ancora da capire che cosa mai ci abbiano guadagnato i "fondamentalisti islamici", dall'astuto bin Laden in giù, nel mettere in piedi tutto questo can-can che alla fine gli si sta ritorcendo contro in ogni angolo del mondo.
Massimo Mazzucco
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