L'esperienza dei sovietici
Su un articolo di Le Monde del 22 settembre 2001, mentre gli americani si organizzavano per attaccare l'Afghanistan, il colonnello russo Iouri Shamanov, veterano della guerra in Afghanistan (persa dai russi 12 anni prima), dichiarava: "Se gli americani entrano in guerra, provo pietà per questi ragazzi, per le loro madri, le loro sorelle e i loro fratelli. Sarà dieci volte peggio del Viet-Nam." E poi: "Facendo soffrire la popolazione civile, i Russi divennero dei nemici per gli Agfhani. Gli americani dovranno evitare di ripetere i nostri errori."
Alle sue parole si aggiungevano quelle del generale russo Boris Grumov, che raccomandava agli americani la lettura del testo "Afghanistan" di Friedrich Engels, scritto oltre un secolo prima, in relazione alle tre disastrose guerre Anglo-Afghane, nelle quali inutilmente la Gran Bretagna aveva cercato di impadronirsi del territorio afghano. "Se i membri del Politburo avessero letto questo libro - diceva Grumov nell'articolo - è altamente improbabile che avrebbero preso la decisione di intervenire [in Afghanistan] nel 1979."
Come nacque il testo di Engels
La critica al colonialismo, soprattutto inglese, costituisce naturalmente uno dei filoni principali del discorso politico della coppia Marx-Engels, a metà del XIX secolo.
Partendo da un sunto che aveva fatto del libro di John W. Kaye, ... ... "History of the War in Afghanistan", nel 1857 Friedrich Engels scrisse un piccolo saggio, intitolato "Afghanistan", che analizzava il tentativo britannico di utilizzare i conflitti interni del paese per imporre il proprio dominio; tentativo che, come è noto, fallì miseramente.
Nelle parole di Engels, che ci aiutano anche a comprendere le tipiche caratteristiche del popolo afghano, troviamo impressionanti analogie con la storia dei giorni nostri. Le lotte interne tribali, l’impossibilità di controllare centralmente da Kabul tutto il territorio afghano e soprattutto la determinazione degli afghani a non farsi sottomettere da alcun esercito straniero – i persiani nel ’700, gli inglesi nell’800, i sovietici alla fine del ‘900 e la NATO oggi – hanno sempre fatto parte del patrimonio storico afghano.
Ma in questi ultimi giorni anche gli stessi combattenti, soprattutto di nazionalità uzbeca, che i mainstream media danno come legati ad Al-Qaeda, sono in guerra aperta con le milizie tribali del Sud Waziristan - quella terra di nessuno a cavallo tra Pakistan e Afghanistan - guidate proprio da persone che fino a ieri sarebbero state chiamate talebani e con cui erano un tempo alleati nella lotta contro l’esercito pachistano, ora invece alleato delle tribù in guerra contro i miliziani uzbechi.
Enrico Sabatino
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