di Massimo Mazzucco
Lentamente, la verità sull'11 Settembre comincia a prendere forma, e soprattutto consistenza. Almeno per chi la vuole vedere, naturalmente.
Grazie alla pervicacia dei mille "detectives in pantofole" - gli instancabili ricercatori dell'11 Settembre in Internet - e grazie soprattutto al loro spirito di collaborazione, che si estende ormai a tutto il mondo, la paziente ricostruzione degli eventi di quel giorno comincia ad avere finalmente quell'aria di credibilità che manca del tutto alla versone ufficiale.
Hanno cominciato in sordina nel 2002, i primi "blogghisti" che commentavano esterrefatti il contenuto del libro di Meyssan, L'Effroyable Imposture, da poco uscito in Europa, ma mai arrivato ufficialmente negli Stati Uniti.
Poi sono nati dei siti veri e propri, che raccoglievano quel poco di informazione allora a disposizione di tutti, e cercavano in qualche modo di riorganizzarla in maniera sensata. Si trattava soprattutto degli articoli originali della stampa statunitense, i quali però, una volta messi a confronto, ... ... cominciavano a mostrare evidenti segni di contraddizione nella versione ufficiale.
Perchè il Washington Post - ci si chiedeva ad esempio - nella sua edizione straordinaria delle 4 del pomeriggio (del giorno 11), parlava ripetutamente di "un missile con le ali", che molti testimoni avevano visto colpire il Pentagono, ma poi nulla di ciò è più ricomparso sulle pagine di nessun giornale?
Come ha fatto l'FBI a darci i nomi di tutti i dirottatori, con tanto di fotografia, in sole 48 ore, quando sei mesi dopo esce un articolo che afferma che almeno la metà dei dirottatori era del tutto sconosciuta alle autorità statunitensi, al momento degli attentati?
Perchè mai Attà sarebbe partito per Portland, la sera del 10, per poi dover prendere un volo locale, alle 5 del mattino, che lo riportava a Boston, costringendosi ad una coincidenza con il volo per Los Angeles così stretta che gli sarebbe costata la perdita della valigia? (Visto soprattutto che quella valigia regalava agli investigatori il suo passaporto, i "manuali di volo", il testamento autografo, e le "ultime istruzioni" per i morituri?)
Perchè la Rice disse che nell'amministrazione non avevano mai pensato ad un attacco fatto con aerei civili sequestrati, quando poi il suo vice Clark la smentisce clamorosamente, in un libro uscito l'anno dopo? Eccetera eccetera.
Dice infatti un cartello, affisso in molte delle stazioni di polizia americane, "nessuno ha una memoria così buona da riuscire a mentire per sempre, senza prima o poi contraddirsi."
La crescita spontanea di questi siti portò presto alla sua conseguenza naturale - che è poi la quintessenza di Internet - e cioè quella di poter "collegare" in tempo reale, "trasversalmente", qualunque tipo di informazione con qualunque altra. Il sito A mandava così al sito B, il sito B al sito C, ciascuno scopriva qualcosa di nuovo, ed ecco nascere, altrettanto spontaneamente, il "9/11 Truth Movement", senza che nessuno lo avesse mai invocato.
A questo punto iniziò la prima fase di sintesi, che si cristallizzò in una serie di libri come Painful Deceptions di Eric Hufschmidt, The New Pearl Harbor di David Griffin, The War on Freedom di Ahmed Nafeez.
Parallelamente, nacquero anche i primi "film" sull'11 Settembre, che sono in realtà il frutto di un paziente lavoro di assemblaggio, fatto con spezzoni video e foto originali degli eventi di quel giorno, commentati da autori come Eric von Kleist (In Plane Site), o lo stesso Eric Hufschmidt (Painful Questions).
Ci fu infine chi raccolse il lavoro di tutti questi autori, sia di libri che di film, e iniziò a cercare di diffonderlo "fra le masse", con interventi alla radio, in pubbliche conferenze, in interviste e dovunque possibile. Questa diffusione a livello popolare portò a sua volta ad un nuovo afflusso di utenti verso la rete, alla ricerca di conferme di quanto appreso in pubblico….
Si giunge così a cavallo fra il 2003 e il 2004. Il "problema 9/11", da lontano fantasma frutto di qualche mente malata, è diventato una realtà sia per chi ha il coraggio di guardarla in faccia, sia per chi preferisce volgere altrove lo sguardo. Costui infatti può ancora rifiutarla, ma non può più dire di non sapere che esista un problema.
Da qui in poi inizia una seconda fase, molto più delicata e meno spontanea, in cui vengono a cambiare I parametri di fondo all'interno del "911 Truth Movement".
Qualcuno si deve infatti essere accorto di quello che sta succedendo in rete, ed ha iniziato a diffondere "disinformazione" in maniera tanto subdola quanto sistematica.
Finito lo spontaneismo univoco, la spaccatura cresce lentamente, fino a diventare palese nell'estate del 2004, con il film di Michael Moore "Fahrenheit 911". Vince a Cannes, trova ampia distribuzione negli Stati Uniti, e sembra per un attimo mettere in crisi addirittura la rielezione di George W. Bush. Ma la sua scelta - discutibile ma comprensibile - di limitarsi a denunciare una "mezza verità" (le complicità delle famiglie Bush e bin Laden, ma non le vere responsabilità degli attentati), finisce per regalare alle famose "masse" un succulento appiglio, sul quale attestarsi senza doversi scomodare fino in fondo: è la nota tesi del "se lo sono lasciato succedere".
In inglese nascono addirittura due sigle, TLIH, e TMIH. per definire le due posizioni di fondo: they let it happen, e they made it happen (lo hanno lasciato succedere, lo hanno fatto succedere).
Noi abbiamo più volte mostrato come in realtà la prima tesi sia improponibile, da un punto di vista logico, ma ormai ha preso piede un pò dappertutto, ed il danno è fatto. (Paradossalmente infatti è molto più difficile convincere un TLIH della colpevolezza degli alti comandi americani, che non farlo con una persona che sia ancora convinta della validità della versione ufficiale. Più il balzo è grande, in un certo senso, più è facile vederlo).
Oggi, a quattro anni di distanza, quello dell'11 Settembre è diventato un universo troppo ampio per essere definibile in qualunque modo. Ci si perde dentro, da qualunque parte si entri, e indipendentemente dal livello di conoscenza che se ne abbia. Diventa quindi utile cercare almeno di stabilire dei punti fermi, oggettivi, che sono emersi in questi anni di ricerca, e che vanno separati da quel nuvolone di ipotesi, illazioni e sospetti che debbono comunque essere sottoposti, in ultima analisi, ad una valutazione soggettiva. (Ampia documentazione a supporto di quanto segue è naturalmente disponibile nella Sezione 11 Settembre del sito).
1- L'attentato del '93 alle Torri Gemelle fu condotto con la piena complicità, se non per diretta volontà, dell'FBI.
2 - Molteplici legami, soprattutto di natura economica, sono stati accertati fra i vari "terroristi" ed i servizi segreti pakistani, che a loro volta sono stettamente collegati a quelli occidentali.
3 - Di fronte ad alcune immagini, sulla cui veridicità non esistono dubbi, è praticamente impossibile sostenere che contro il Pentagono si sia schiantato un Boeing 757, senza rischiare di apparire ridicoli. (Nel momento in cui sia stato un qualunque altro velivolo a colpire il Pentagono, e non avendo questo certo potuto partire dal giardino di una villa qualunque, ciò implica automaticamente la complicità di almeno una parte degli alti livelli della difesa americana).
4. Parallelamente infatti, non è mai stata spiegata in alcun modo la completa debacle della difesa aerea americana, mentre stupisce il fatto che nessuno sia stato nè punito nè anche soltanto messo sotto accusa per questa "figuraccia" a livello mondiale.
5 - Altrettanto inspiegabili, alla luce della documentazione visiva e delle testimonianze emerse nel tempo, i presunti crolli passivi delle Torri Gemelle, ed ancor di più del WTC7, che rappresenterebbe in questo caso un vero "miracolo all'incontrario" dell'ingegneria moderna.
6 - Di fatto tutti gli agenti dell'FBI che in qualche modo sono stati sospettati di aver messo le pastoie alle indagini, permettendo così agli attentati di avere luogo, sono stati promossi di grado.
In aggiunta, rimandiamo direttamente alla lista che trovate nel capitolo
"Un riassunto del riassunto", nella Sezione 11 Settembre.
Da qui in poi, sta a ciascuno di noi trarre le sue conclusioni. Ci sia permesso solo di ricordare che qui non si tratta di esprimere una semplice opinione, pro o contro: agli attentati dell'11 Settembre sono state fatte conseguire guerre, costate centinaia di migliaia di vite, che sono ancora in corso, e per le quali è stato necessario il nostro avallo, espresso attraverso le nostre democratiche istituzioni.
Dopo 4 anni di disorientamento e di confusione, in parte comprensibili, è giunto il momento per ciascuno di assumersi, di fronte ai fatti dell'11 Settembre, le proprie responsabilità di cittadino del mondo. Anche questo, volendo, è "globalizzazione".
Massimo Mazzucco
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