L’Irriducibile attualità di Malcolm X

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2 Mesi 3 Settimane fa #63904 da Mark28
Siamo tutti cresciuti sentendo parlare di Martin Luther King Junior, anche se solo di sfuggita, per la verità neanche quello, al mainstream basta far vedere qualche sua immagine in bianco e nero (anche se erano solo gli anni '60) e le parole "I have a dream" per risvegliare le emozioni che ci hanno addestrato a provare. Un solo copione mainstream, quello della cosiddetta "lotta per i diritti civili" diretta dal non-violento MLK.
Tuttavia molti non conoscono l'altro leader afroamericano di quegli anni, Malcolm X, e studiandolo si capisce perché il mainstream non ami tanto parlarne e lo sostituisca con il mito creato a tavolino di Martin Luther King.

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Mentre altri personaggi del passato vengono propagandizzati (addirittura esiste il Martin Luther King Day, e qualcuno vorrebbe farci credere che MLK fosse scomodo per il potere...) o spesso addomesticati, sterilizzati e ridotti a facili slogan, Malcolm X resiste a ogni tentativo di assimilazione.
Il mainstream promuove una finta narrativa di liberazione accettabile solo finché rimane all’interno di binari predeterminati. Si celebra la lotta contro la discriminazione, ma si condanna qualsiasi analisi che identifichi con precisione i centri di potere finanziario, mediatico e politico che sono i veri oppressori.
Questo perché in realtà ogni rivoluzione o liberazione è sempre stata diretta da un élite che ha usato questi concetti di liberazione dall'oppressione per reprimere ancora di più i diritti e aumentare il controllo sociale, le tasse, il potere. I veri personaggi antisistema come Malcolm X vengono cancellati dalla storia perché osano nominare queste dinamiche.

A differenza di Martin Luther King, Malcolm X non si fermava a criticare l’uomo bianco povero del sud, come farebbe comodo al mainstream, ma inveiva contro il banchiere, il proprietario dei grandi magazzini, il caporedattore, il produttore cinematografico, ruoli in cui, nella sua esperienza nella America nordorientale degli anni '50 e '60, una certa comunità si trovava sovrarappresentata. Quindi mentre il mainstream, controllato da suddetta comunità, ci parla ancora oggi del pericolo della “supremazia bianca”, Malcolm X parlava di attori ben precisi con interessi concreti.

E quella élite, dato che governa ancora oggi, non può accettare che si parli di Malcolm X. Ci parla di Martin Luther King Jr. perché non minaccia le fondamenta del potere dell'establishment. Anzi, a parere mio e di molti era proprio un asset di quell'establishment. Non può accettare un Malcolm X che smaschera le ipocrisie americane, Malcolm X che si schiera apertamente con i palestinesi vedendoli come vittime dello stesso imperialismo occidentale, e che mette in discussione le motivazioni di alcuni dei suoi stessi alleati dentro il movimento per i diritti civili.

Malcolm X rifiutava categoricamente l’idea di integrazione, portò avanti una feroce critica verso Israele vedendo nella creazione dello stato sionista un atto di colonialismo e imperialismo sostenuto dalle potenze occidentali.
Durante il suo viaggio in Medio Oriente nel 1964 ebbe l'opportunità di osservare direttamente le condizioni dei palestinesi e di ascoltare le loro storie. Rimase profondamente colpito dalle ingiustizie che subivano e dalla violenza che dovevano affrontare. Questo lo portò a criticare pubblicamente il governo israeliano e a sostenere il diritto dei palestinesi a una nazione indipendente.
Nel suo discorso del 1964, “Il discorso della pallottola o della urna”, collegò esplicitamente la lotta dei palestinesi a quella degli afroamericani, dichiarando: “I palestinesi non hanno mai commesso alcun torto nei vostri confronti… eppure sostenete quelli che li hanno derubati della loro terra.” La sua posizione non era dettata dall’odio, ma riconosceva in Israele paradossalmente gli stessi nemici degli afroamericani, i globalisti che una volta schiavizzavano i neri nelle Americhe e oggi opprimono i Palestinesi.

Al contrario, Martin Luther King Jr. operava all’interno del quadro del sistema liberale mainstream americano. Tutti si soffermano sull'aspetto della nonviolenza, vera o presunta, nessuno parla mai delle alleanze politiche e finanziarie di MLK Jr. È un fatto storico documentato che King fosse circondato da consiglieri, avvocati e finanziatori di origine ebraica, i quali svolsero un ruolo significativo nella strategia e nell’organizzazione della Southern Christian Leadership Conference (SCLC). Questa vicinanza influenzò inevitabilmente la sua posizione pubblica.
Mentre la sua retorica si concentrava sulla giustizia domestica, King evitò scrupolosamente di criticare Israele, allineandosi alla narrativa predominante dell’epoca che la dipingeva come una "democrazia sotto assedio". Inoltre, parlò spesso e ripetutamente dei pericoli dell'"antisemitismo", equiparandolo al razzismo contro i neri e condannandolo come uno dei mali peggiori...
Non era semplicemente un ipocrita che parlava di oppressione contro i neri e poi non vedeva l'oppressione dei Palestinesi, ma lavorava direttamente per i beneficiari di quell'oppressione, gli stessi che avevano interesse a demonizzare il povero uomo bianco del sud.

I Consiglieri e i Finanziatori di Martin Luther King Junior
La Southern Christian Leadership Conference (SCLC), l’organizzazione di King, non era un’entità indipendente e antisistema come viene fatto credere, ma dipendeva interamente da fondi raccolti prevalentemente da liberali del Nord, tra cui una significativa e influente componente ebraica. Figure come Stanley Levison furono centrali. Levison, un avvocato e uomo d’affari di New York con legami passati col Partito Comunista, divenne uno dei più stretti consiglieri di King.
Levison non era un semplice donatore, era un consigliere strategico, un ghostwriter e un revisore di discorsi. Lui e un altro consigliere chiave, Clarence Benjamin Jones (anche lui un avvocato afroamericano di origini ebree), erano spesso nella stanza in cui si forgiava la strategia e si redigeva la retorica del movimento. Jones, in particolare, è stato definito il “Cesare” di King, l’uomo che aiutava a tradurre le idee del leader in prosa potente e legalmente solida.

Il discorso "I Have a Dream", un mito creato ad arte!
La narrativa mainstream vuole che King abbia improvvisato la seconda parte del discorso, la celebre perorazione “I have a dream”, abbandonando il copione preparato. Questa versione, sebbene romanzata, contiene del vero. Tuttavia, il materiale che usò per quell’improvvisazione non nacque dal nulla in quel momento.
King aveva già utilizzato temi e frasi simili in discorsi precedenti. La formula retorica “I have a dream” e le immagini che evoca erano già parte del suo repertorio. In particolare, è accertato che un sermone del pastore battista Archibald Carey del 1952, intitolato “Let Freedom Ring”, conteneva un passaggio straordinariamente simile al finale del discorso di King. Carey concludeva il suo sermone elencando una serie di luoghi simbolici americani da cui far risuonare la libertà, incluso “from Stone Mountain of Georgia”, esattamente come fece King.
Clarence Benjamin Jones, nel suo memoir Behind the Dream, ha descritto la genesi del discorso. La sera prima della Marcia su Washington, un gruppo ristretto di consiglieri, incluso Jones e Levison (con cui Jones parlava al telefono), lavorò a un progetto di discorso. Il testo finale, noto come “il discorso di Washington”, era un documento solido e politico, ma forse non destinato all’immortalità.
Il giorno dopo, sul palco, King si attenne inizialmente al copione preparato. Ma poi, spinto forse dall’urlo di Mahalia Jackson (“Tell 'em about the dream, Martin!”), deviò. Attinse al suo repertorio di predicatore, a frasi collaudate, al sermone di Carey, e fuse tutto in un momento di finto genio oratorio improvvisato.

La realtà quindi è che la figura del leader indipendente e carismatico Martin Luther King è una favola, come molte rivoluzioni della storia. Non era un’impresa solitaria ma un’organizzazione, con dietro i soliti noti. L’attenzione di King sull’antisemitismo e sul razzismo e la sua "cautela" nel criticare Israele lo dimostrano.
Malcolm X aveva perfettamente ragione a parlare di burattinai ebrei, non in senso razzista o cospiratorio, ma perché questi erano letteralmente i potenti contro cui si scontrava. MLK sebbene apparentemente rivoluzionario per l’America di quegli anni, non minacciava direttamente altri centri di potere dell'establishment e anzi faceva proprio il loro gioco.

In conclusione lungi da me dire agli afroamericani chi deve essere la loro figura di riferimento, ma Malcolm X mi sembra di gran lunga più antisistema di MLK Jr.

Citazioni di Malcolm X che trovo di profonda attualità:

"Non sono anti-semita. Non sono né pro-né contro nessuno. Sono solo pro-nero. Se essere pro-nero mi rende anti-semita, allora sono anti-semita."

"La maggior parte degli ebrei non è interessata ai diritti civili. Sono più interessati ai diritti dei bianchi."

Sul ruolo percepito degli ebrei nella comunità nera (da un discorso alla Cornell University, 1963):

“L’ebreo che viene nel quartiere nero, lui non viene come uomo d’affari per aiutare la gente del posto, lui viene per sfruttare, per spremere, per prendere tutto quello che può… L’ebreo viene come proprietario del negozio, come proprietario della casa, e finisce per essere il padrone della comunità.”

Sulla distinzione tra antisemitismo e antisionismo (da una lettera alla Egyptian Gazette, 1964, dopo il suo pellegrinaggio alla Mecca):

“I sionisti sono abilmente riusciti a far sì che il mondo equipari e confonda l’antisemitismo con l’antisionismo, per sopprimere la giusta critica della loro politica e delle loro ambizioni coloniali e razziste in Palestina.”

Sulla manipolazione mediatica (da un’intervista, 1964):

“I sionisti controllano i mass media qui in America. Usano i loro posti di comando nei giornali, nella televisione, nella radio e nelle case editrici per far credere al pubblico americano che la loro causa in Palestina sia giusta.”

Sull’alleanza tra ebrei liberali e il movimento per i diritti civili (da “The Black Revolution”, discorso del 1964):

“L’ebreo liberale… è il peggiore di tutti. Perché il suo fine non è quello di eliminare il razzismo, è quello di usare di te, per farsi avanti lui. Lui vuole prendere la tua lotta e usarla come un trampolino di lancio per la sua stessa causa.”

Sul capitalismo e lo sfruttamento (da un discorso, 1965):

“L’uomo che ti possiede è il banchiere. E chi possiede le banche? Non sono forse gli ebrei? Sono loro che controllano il denaro, il credito, il capitale. E finché controlleranno questo, controlleranno te.”


"L'inesperienza e la totale ignoranza degli ascoltatori costituiscono un'ampia risorsa per chi intenda parlare di quelle cose sulle quali chi ascolta si trova in siffatta condizione" ~Platone, Crizia 107b

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2 Mesi 2 Settimane fa #63957 da Mark28
Parte 2 - l'omicidio di Martin Luther King Jr. ovvero quando il sistema ti usa e poi ti fa fuori

Nel post precedente abbiamo accennato a Martin Luther King Jr. delineandone un profilo da collaborazionista del sistema, opposizione controllata, i suoi collegamenti con i Sionisti che gli scrivevano i discorsi e lo finanziavano sono un dato di fatto. MLK era comodo al sistema quando metteva i neri contro i bianchi, in particolare i bianchi tradizionalisti del sud, quando combatteva l'"antisemitismo" e quando non criticava il potere.

Tuttavia qualcuno potrebbe obiettare che MLK è stato ucciso proprio dal sistema, nel 1999 infatti la famiglia di King ha vinto una causa che ha stabilito la responsabilità di elementi del governo degli Stati Uniti.
Dopotutto l'FBI di J. Edgar Hoover lo aveva soprannominato "il nero pericoloso più noto d'America" e condusse una campagna di sorveglianza e molestie contro di lui, famoso il tentativo di "spingerlo al suicidio" con una bobina di nastro con "prove" di adulterio e minacce...
(In realtà proprio chi fa queste accuse al sistema dovrebbe sapere che Hoover usava spesso l'FBI per i suoi interessi personali, e poi tutta questa lotta poco-segreta contro MLK poteva anche essere una farsa per far credere al pubblico che MLK fosse scomodo, come quando Osama Bin Laden era ricercato o come quando i media parlano male di Trump, poi Trump va al potere e si vede cosa fa, fa sparire la lista di Epstein, bombarda l'Iran per Israele, l'outsider che non doveva prendere finanziamenti o non doveva iniziare nuove guerre ha fatto una completa giravolta su tutte queste cose. Da America First a Israel First, dallo spintonare i leader mondiali al sistemare la sedia a Netanyahu...)

Ma indipendentemente dal comportamento dell'FBI, è vero che MLK è stato ucciso. Come al solito la storia dell'assassino solitario squilibrato ed estremista non ha retto, quindi perché il sistema ha deciso di fare fuori MLK se era un loro uomo?

In realtà dal 1967 il sistema aveva smesso di amare MLK, da quando aveva criticato la guerra in Vietnam e stava unendo per la prima volta i neri E i bianchi poveri d'America contro il complesso militare industriale.
I suoi finanziatori e agenti Sionisti lo abbandonarono!
I Sionisti vedevano il Vietnam come necessario per mantenere la supremazia dell'America nel mondo (e quindi di Israele come conseguenza), inoltre molti liberali ed Ebrei del nord che avevano finanziato King stavano guadagnando dal conflitto, così come i futuri ​​​​Neocons. Le due sfere, quella Sionista e militare-industriale stavano convergendo, sebbene il Vietnam non fosse di per sé una guerra Sionista.
Molti intellettuali e policymakers ebrei figuravano nei thinktank e nel Dipartimento di Stato e nei circoli accademici che promuovevano l'intervento in Vietnam.
Anche i politici liberali che lo avevano sostenuto ora lo vedevano come una minaccia alla rielezione di Lyndon B. Johnson, in poche parole non fu ucciso per i suoi successi passati ma per le sue ultime posizioni e le potenziali conseguenze, come dissi già nel post precedente la vera paura delle élite sarebbe l'unione di destra e sinistra, bianchi e neri, uomini e donne, tutte le categorie in cui ci dividono, uniti contro le élite stesse.

Non c'è contraddizione, sono molti i casi simili di collaborazionisti o agenti del sistema che vennero fatti fuori dai loro stessi padroni:
-Quisling
-Osama Bin Laden
-Saddam Hussein
-Lee Harvey Oswald
-Mohammad Reza Pahlavi
-Ngo Dinh Diem
-Manuel Noriega
-Ahmed Al-Sharaa, l'attuale presidente della Siria, instaurato da Israele, che poi ha subito un nuovo attacco di Israele forse proprio perché sanno che non può ribellarsi, è debole e dipende dagli Israeliani e dagli Americani, oltre la beffa il danno...
-Anche lo stesso Charlie Kirk, filo-Israeliano per anni, negli ultimi mesi aveva fatto qualche leggerissima critica a Israele e per questo sembra essere stato ucciso.

Magari farò un post proprio su questo argomento, i collaborazionisti del sistema che vengono fatti fuori dallo stesso sistema.

"L'inesperienza e la totale ignoranza degli ascoltatori costituiscono un'ampia risorsa per chi intenda parlare di quelle cose sulle quali chi ascolta si trova in siffatta condizione" ~Platone, Crizia 107b

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