Obsolescenza programmata Plastica e Microinquinanti

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8 Anni 3 Settimane fa - 8 Anni 3 Settimane fa #6322 da Anteater
Abbiamo un'isola di plastica nel Pacifico....

UN'ISOLA DI PLASTICA NELL'OCEANO PACIFICO!


...una delle conseguenze...
Isola di MIDWAY un vortice di plastica nell'oceano Pacifico settentrionale


...il riciclo è un palliativo se a monte non si creano cose che durino il più possibile, assemblate per facilitarne l'eventuale riciclo....ma ahimè è da un secolo che si fanno le cose per rompersi...

Obsolescenza programmata


La sfida è un senso economico a 360°...perché il benessere ormai è compromesso pure dai Micro Inquinanti...così difficili da "eliminarli"...e così facile produrli...

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8 Anni 3 Settimane fa #6357 da Al2012
Sarà una mio chiodo fisso, ma per me tutto questo scempio è il frutto che nasce dal paradigma riduzionistico, ampliato ed esaltato dall’avidità umana che oscura quel barlume di “sapienza” che è emerso nella nostra specie, almeno così dovrebbe essere, se non lo utilizzassimo per sentirci distaccati e superiori all’ambiente naturale.

In questa ottica le risorse naturali sono qualcosa da sfruttare per soddisfare le nostre esigenze, sono “pezzi” che una volta esaurito il loro utilizzo vengo gettati via.
Un’ottica di sviluppo lineare dove l’usa e getta è il mantra di una economia quantitativa che segue una logica che si basa su un principio molto semplice: consumare per produrre, consumare sempre di più per poter produrre sempre di più.
Semplice e lineare, non fa una grinza.

Se ci pensiamo bene i bisogni dell’essere umano sono limitati, ma per sostenere il consumo si creano bisogni ulteriori, bisogni artificiali, gadget utili a riempire un vuoto interiore, il “bisogno” del superfluo, una volta soddisfatto si trasforma in spazzatura ed allo stesso tempo nasce il “bisogno” di qualcosa d’altro da possedere, per poi buttare.

La obsolescenza programmata è una necessità della nostra economia lineare, perché devi consumare e buttare per poter riprodurre nuovamente.
È anche vero che molte volte butti via anche se funziona, perché c’è un modello più alla moda, con una funzione in più che soddisfa quel “bisogno” che la pubblicità ti inculca a livello sublimale.

Gli inceneritori sono il simbolo della nostra economia: produrre, consumare, distruggere.
Distruggere solo in apparenza, perché nella non linearità del nostro sviluppo, le micro polveri prodotte le respiriamo e le mangiamo con il cibo che ingurgitiamo.
Lo stesso avviene con i rifiuti dispersi in mare o con i liquami e fumi delle discariche.

Nella logica della esternalizzazione l’ambiente è visto come una discarica e i danni provocati sono a carico della comunità.
Ma si sa, siamo sapientemente idioti, conviti che tutto proceda in modo lineare e che quindi quello che gettiamo sparisca dietro di noi e non si possa ripresentare davanti a noi.

Sempre per il mio chiodo fisso, la sfida, per meglio dire la necessità sempre più impellente, è quella di un cambio di paradigma!

Il paradigma riduzionistico, con la sua linearità e frammentazione a compartimenti, condiziona la nostra cultura, la nostra economia, la nostra scienza.
Tutto questo foraggia il nostro egocentrismo di specie che ci fa sentire superiori, dandoci il diritto di assoggettare la natura ai nostri desideri.

L’ecosistema, in cui siamo immersi, non segue la visione lineare del nostro pensiero e non è neanche suddiviso in scomparti indipendenti tra loro.
La logica dell’ecosistema è circolare, ciclica, la separazione è apparente in quanto tutto è interconnesso.
Se riuscissimo a comprendere veramente il significato di questa immensa interconnessione potremmo forse capire che niente e nessuno può sentirsi superiore, in quanto siamo parte di un sistema dinamico complesso in eterna ricerca di equilibrio.

In questo ecosistema dinamico, quello che scarto per una specie è cibo per un’altra.

Quindi quale paradigma si avvicina di più alla realtà dell’ambiente in cui siamo immersi se non quello olistico?

Il paradigma olistico, o sistemico usando un termine più scientifico, è la via di uscita, è il salto evolutivo che ancora non riusciamo a fare.

Salto evolutivo necessario per passare da una economia quantitativa ad una economia qualitativa


Ora smetto di scrivere.

Per quelli che vogliono approfondire suggerisco la lettura di due articoli scritti da F. Capra, che personalmente ringrazio per avermi passato questo pensiero ….

°°°
La sfida del nostro tempo
www.innernet.it/la-sfida-del-nostro-tempo/

“Fritjof Capra afferma che una società sostenibile si può costruire solo sulle fondamenta dell’ecoalfabetizzazione e dell’ecodesign.
Il compito principale negli anni a venire sarà applicare la consapevolezza ecologica e il pensiero sistemico per cambiare radicalmente le tecnologie e le istituzioni sociali.” (…)


°°°
QUALITATIVE GROWTH
di Fritjof Capra e Hazel Henderson
www.diarambiente.it/educazione/pensiero/capra_crescita.html

“Una struttura concettuale per trovare soluzioni alla crisi attuale che siano economicamente sane, ecologicamente sostenibili e socialmente giuste”. (…)

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8 Anni 3 Settimane fa #6371 da Anteater
L'altro giorno ho visto un documentario sulle ricche foreste dell'America centrale...tutti gli scarti, erano la base alimentare di un sistema completamente armonizzato...straordinario come ogni elemento organico rientrasse in questo "perfetto" ciclo di vita...

Incredible India - 53 kg plastic inside Cow.wmv


20 kgs (45 pounds) of plastic removed from bull's stomach in India


Gli indù hanno un concetto sballato di sacro...chissà il famoso yogurt indiano cosa contiene in realtà...

Siamo quello che mangiamo...ma non solo, quando tiriamo lo sciacquone, se ne vanno sostanze piuttosto pericolose che interagiscono spaventosamente sui delicati equilibri naturali....
www.eneracque.it/estrogeni-nelle-acque-d...izzazione-dei-pesci/

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8 Anni 3 Settimane fa - 8 Anni 3 Settimane fa #6411 da Al2012

L'altro giorno ho visto un documentario sulle ricche foreste dell'America centrale...tutti gli scarti, erano la base alimentare di un sistema completamente armonizzato... straordinario come ogni elemento organico rientrasse in questo "perfetto" ciclo di vita...


Altra cosa straordinaria per l’umanità sarebbe comprendere che abbiamo molto da imparare dalla natura, se la osservassimo da un punto di vista differente!

Nel vecchio sito avevo aperto un topic (Biomimetica e Blue economy) che vorrei riproporre qui.
Un topic in cui ci sono solo due interventi miei, quindi facilmente riproponibile con un copia e incolla.
Penso che sia in tema, nel senso che apre a possibili iniziative che permettono di armonizzare di più le nostre esigenze produttive e sociali, con l’ambiente naturale …..

Che cos’è la ]Biomimetica?

°°°
Da wikipedia: “La Biomimetica è lo studio consapevole dei processi biologici e biomeccanici della natura, come fonte di ispirazione per il miglioramento delle attività e tecnologie umane.
La natura viene vista come Modello, Misura e come Guida della progettazione degli artefatti tecnici.


In altre parole abbiamo molto da imparare osservando come la natura affronta i problemi e quali sono le soluzioni e le strategia che altri esseri viventi adottano per ottenere il massimo del risultato con il minimo impiego di energia.

Il nostro atteggiamento nei confronti della natura deve cambiare.
Questo cambiamento dovrebbe introdurci in un’era basata non su ciò che possiamo estrarre dalla natura, ma su ciò che possiamo imparare da essa

Dal punto di vista della sostenibilità le “tecnologie” della natura sono di gran lunga superiori alle tecnologie umane, dobbiamo imparare ad osservare la natura con occhi diversi per poter apprendere in che modo possiamo e dobbiamo modificare la nostra società, il nostro sistema economico e il nostro sistema di produzione ed, aggiungerei, la nostra scala di valori.

Come tutti i sistemi viventi anche il “sistema umanità” è “nidificato” all’interno di altri sistemi di vita ed il nostro benessere dipende dalla nostra capacità nel restare armonicamente inseriti entro questa rete vitale, non possiamo sentirci superiori od estranei ad essa.

La biologa Janine Benyus nel 1997 ha scritto un libro “Biomimesi: Innovazione ispirata dalla natura” ovvero come trovare soluzioni pratiche per progettare seguendo le strategie dei progetti della natura, cercando ispirazione da trasferire alla nostra tecnologia.
Questo non significa utilizzare esseri, microrganismi o parti naturali a nostro beneficio, ma imparare osservando la natura, prendendo spunti e idee da implementare nella nostra tecnologia.

Dopo la pubblicazione del suo libro la biologa Benyus incominciò a ricevere telefonate da progettisti che cercavano soluzioni, come potete leggere in questa sua intervista rilasciata alla CNN…
www.diarambiente.it/2030/pratica/benyus_intervista.html

Ora vi lascio il link ad un video in cui potete ascoltare la biologa (attivate la traduzione in italiano)

Janine Benyus condivide i progetti della natura
www.ted.com/talks/janine_benyus_shares_nature_s_designs.html

Trascrivo alcune parti del discorso sul finale del video …..

Non arriverò a 12.
Ma quello che farò è dirvi la cosa più importante, oltre tutti questi adattamenti, è il fatto che questi organismi hanno trovato un modo per fare le cose fantastiche che fanno mentre si prendono cura del posto che si prenderà cura della loro discendenza.
Quando sono coinvolti nei preliminari, stanno pensando a qualcosa di molto, molto importante, che è far sì che il loro materiale genetico rimanga, per altre 10.000 generazioni da adesso.
E ciò significa trovare un modo per fare ciò che fanno senza distruggere il posto che si prenderà cura della loro discendenza.
Questa è la più grande sfida di progettazione.
Per fortuna, ci sono milioni di milioni di geni che vogliono farci dono delle loro migliori idee.
Buona fortuna a chi converserà con loro.


(…)

Questa è la dodicesime.
Vita ...e questo è il trucco segreto; questo è il trucco magico... la vita crea condizioni favorevoli alla vita.
Crea terreni, pulisce l'aria, pulisce l'acqua, miscela il cocktail di gas dei quali voi e io abbiamo bisogno per vivere.
E lo fa mentre si trova nella fase dei preliminari e mentre va incontro alle proprie necessità.
Quindi non è mutualmente esclusivo.
Dobbiamo trovare un modo per andare incontro alle nostre necessità, mentre rendiamo questo posto un Eden.

+
Tratto da
www.ted.com/talks/janine_benyus_shares_n...anscript?language=it
+

E’ vero che l’adattamento evolutivo naturale non è dovuto ad un ragionamento, come quello che possiamo fare noi.

La natura ha le sue leggi selettive, che a noi possono sembrare, a livello individuale e di specie, brutali ed ingiuste, ma che, a livello generale, permettono che la vita continui a manifestarsi in varianti sempre più evolute e complesse, e noi siamo una prova di questa evoluzione verso la complessità.
Non è la sorte della singola manifestazione ad aver peso, ma la possibilità che possa esserci un ambiente che sia favorevole all’evoluzione della coscienza che è parte fondamentale di quel fenomeno magico che definiamo vita.

Noi, esseri umani, siamo una parte di questa manifestazione ed abbiamo raggiunto la capacità di essere coscienti del nostro essere individuale sia come singolo che come specie.
Siamo all’apice della evoluzione su questo pianeta, forse non è la prima volta che si manifesta questo livello di coscienza e chissà, anche se in modo differente, stiamo commettendo gli stessi errori di chi, eventualmente, ci ha preceduto ……

Forse un errore potrebbe essere quello di considerare questa nostra coscienza evoluta come manifestazione di superiorità, che ci dà l’illusione di poter dominare e sfruttare tutto quello che ci circonda, seguendo i bisogni egoistici della nostra esistenza.

Ci consideriamo “specie padrone” della terra e che tutto ci appartiene ed è a nostro uso e consumo, come sotto insieme da sfruttare a nostro piacimento.

La nostra coscienza evoluta non ci rende superiori, ma soltanto responsabili delle nostre azioni e del nostro percorso evolutivo, che, in un certo senso, non è più teleguidato, ma responsabilmente e coscientemente libero.

+
Di seguito uno estratto dal libro “La scienza della vita” di F. Capra:

Principi dell’ecologia:

Reti

A tutti i livelli del mondo naturale, troviamo dei sistemi viventi nidificati all’interno di altri sistemi viventi – delle reti all’interno di altre reti.
Lo scopo dei loro confini non quello di porre delle separazioni, ma è soltanto quello di segnare delle identità.
Attraverso i loro confini, tutti i sistemi viventi comunicano l’uno con l’altro e condividono le risorse.

Cicli
Per restare in vita, tutti gli organismi viventi devono continuamente attingere a flussi di materia ed energia dall’’ambiente che li circonda; inoltre, tutti gli organismi viventi producono ininterrottamente dei rifiuti.
Tuttavia, considerando nel suo complesso, un ecosistema non produce alcun rifiuto, poiché ciò che una specie elimina diventa il nutrimento per un’altra.
In questo modo, la materia circola costantemente attraverso la rete della vita.

Energia solare
L’energia solare, trasformata in energia chimica dalla fotosintesi delle piante verdi, alimenta i cicli ecologici.

Sodalizi
Gli scambi di energia e di risorse all’interno di un ecosistema sono sostenuti da diffuse forme di cooperazione.
La vita non ha preso possesso del pianeta attraverso la lotta, bensì attraverso la cooperazione, i sodalizi e il lavoro di squadra.

Diversità
La stabilità e la capacità di recupero degli ecosistemi dipendono dalla ricchezza e dalla complessità delle loro reti ecologiche.
Quanto più è grande la loro biodiversità, tanto più forti saranno le loro capacità di recupero.

Equilibrio dinamico
Un ecosistema è una rete flessibile, in costante fluttuazione.
La sua flessibilità è una conseguenza delle catene di retroazioni che esso racchiude e che mantengono il sistema in uno stato di equilibrio dinamico.
Nemmeno una singola variabile si trova agli estremi della propria scala di valori, ma tutte oscillano attorno ai propri valori ottimali.


°°°

Per non mettere troppa carne sul fuoco, per il momento mi fermo qui.

Devo ancora inserire il discorso di Michael Pawlyn su come usare la genialità della natura in architettura e il progetto Foresta del Sahara.

E poi una introduzzione alla “Blue economy”.

Anche se diventa sempre più difficile per me essere (per così dire) ottimista, nelle mie ricerche cerco sempre notizie che diano spazio ad esempi positivi, che in qualche modo possano far intravedere la possibilità di un cambiamento radicale del nostro approccio con l’ambiente …
Ultima Modifica 8 Anni 3 Settimane fa da Al2012.

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8 Anni 3 Settimane fa #6422 da Anteater
Al2012

Nel vecchio sito avevo aperto un topic (Biomimetica e Blue economy) che vorrei riproporre qui.


Valerio Rossi Albertini Memex: Biomimetica - Il meccanismo della vita


Non conoscevo come si chiamasse...

Imitare la natura non è così evidente....e se nell'imitarla lo facessimo con il concetto zero spazzatura/residui ben venga...non son troppo ottimista...adesso che abbiamo la nanotecnologia si produrrà nano inquinamento....Quando sento che brevettano batteri mangia-spazzatura mi sorgono forti dubbi....
Se l'aspartame è la pupù di specifici batteri...non oso immaginare batteri mangia inquinamento cosa "defecano"...nei microequilibri, compromettere...con certe interazioni, è assai facile....tornare indietro sembrerebbe "impossibile"....

Ricordo quell'UFO che disinnescò il missile atomico....Fukushima e tutto il pacifico potrebbero essere "bonificati"....

Una cosa che ignoro, ma presumo sia così....l'acqua radioattiva se evapora....forma nuvole radioattive ugualmente pericolose....

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8 Anni 3 Settimane fa - 8 Anni 3 Settimane fa #6434 da Al2012

Quando sento che brevettano batteri mangia-spazzatura mi sorgono forti dubbi....
Se l'aspartame è la pupù di specifici batteri...non oso immaginare batteri mangia inquinamento cosa "defecano"...nei microequilibri, compromettere...con certe interazioni, è assai facile....tornare indietro sembrerebbe "impossibile"....


La scienza e la tecnologia da essa derivata sono mezzi, la loro positività o negatività dipende dal fine che si vuole ottenere.
Per esempio utilizzare i batteri per produrre aspartame è un utilizzo negativo, perché il prodotto che si ricava è negativo.
Se i batteri mangia-spazzatura producono fertilizzanti biodegradabili, il risultato è positivo.

E’ l’umanità che deve governare la scienza in modo che risulti sostenibile dall’ambiente.
Purtroppo l’idiozia umana pare infinita, questo è un dramma che ci poterà all’autodistruzione se non riusciamo ad imparare da nostri errori.

Dobbiamo passare da una economia quantitativa ad una economia qualitativa, dobbiamo produrre seguendo logiche in armonia con l’ambiente naturale.

“Il compito principale negli anni a venire sarà applicare la nostra consapevolezza ecologica e il pensiero sistemico alla riprogettazione radicale delle tecnologie e delle istituzioni sociali, in modo da colmare l’attuale divario tra la progettazione umana e i sistemi ecologicamente sostenibili della natura.”

“La progettazione, nel senso più vasto, consiste nel modellare materiali e flussi di energia per scopi umani.
L’ecodesign è un processo di progettazione nel quale i nostri scopi umani sono scrupolosamente adattati ai più grandi principi e flussi del mondo naturale.
In altre parole, i principi dell’ecodesign riflettono i principi organizzativi che la natura ha sviluppato per sostenere la rete della vita.”


Il concetto “zero rifiuti” non è una utopia.
E’ qualcosa che si può realizzare è che oltre al miglioramento ambientale che si ottiene, ci sono vantaggi economici e nuovi posti di lavoro.
Abbiamo le conoscenze e la tecnologia per iniziare a realizzarlo, il problema è culturale e politico, oltre alla cecità di gruppi di potere legati al proprio profitto.

Per approfondire il concetto “zero rifiuti” provo a spiegare cosa si intente con Blue economy di Gunter Pauli, che è anche l’ideatore del “Zero Emissions Research Initiative” ( www.zeri.org ).

Per semplificare la mia esposizione trascrivo un altro pezzo tratto dal libro “La scienza della vita” di F. Capra:

°°°

Il raggruppamento ecologico delle industrie

Il primo principio dell’ecologia ci dice che “rifiuto=cibo”.
Oggi, uno dei più grandi punti di contrasto fra l’economia e l’ecologia deriva dal fatto che gli ecosistemi della natura sono ciclici, mentre i nostri sistemi industriali sono lineari.
In natura, la materia circola continuamente, e pertanto gli ecosistemi – presi nel loro complesso – non generano alcun rifiuto.
Le attività umane, al contrario, prendono le risorse naturali, le trasformano in prodotti più materiali di rifiuto, e vendono i prodotti ai consumatori che, a loro volta, scarteranno ulteriori rifiuti dopo aver usato i prodotti.

Il principio “rifiuto=cibo” significa che tutti i prodotti e i materiali lavorati dall’industria – così come i rifiuti nei processi di manifattura – devono, in ultima analisi, servire da nutrimento per qualcosa di nuovo.
Un’organizzazione ecologica sostenibile sarà così incorporata in una “ecologia di organizzazione” nella quale ciò che ogni organizzazione scarta serva come risorsa per un’altra.

In un sistema industriale sostenibile di questo genere, il prodotto totale di ciascuna organizzazione – cioè la somma dei suoi prodotti e dei suoi materiali di rifiuto – verrebbe cioè visto (e di fatto trattato) come un insieme di risorse che devono circolare attraverso il sistema stesso.

Di fatto, un’organizzazione chiamata Ricerca e Iniziative per le Zero Emissioni (ZERI Zero Emissions Research and Initiatives) fondata dall’imprenditore economico Guter Pauli nei primi anni Novanta, ha già iniziato a mettere in piedi dei simili raggruppamenti ecologici di industrie in molte parti del mondo.
Pauli ha introdotto la nozione di raggruppamento industriale facendosi promotore del principio di zero emissioni e ponendolo al centro del concetto ZERI. Zero emissioni significa zero rifiuti.
Prendendo la natura come proprio modello e guida, ZERI si propone lo scopo di eliminare l’idea stessa dei rifiuti.(…)


Alcuni esempi di come le nostre attività creino rifiuti non utilizzando gli scarti di alcune lavorazioni:
- per fabbricare la carta usiamo solo 20/25 per cento del legno tagliato
- i produttori di birra estraggono solo 8 per cento degli elementi nutritivi dell’orzo o nel riso per la fermentazione
- l’olio di palma è solo il 4 per cento della biomassa complessiva del palmizio
- i chicchi di caffè sono solo il 3,7 per cento della pianta.

In merito alle piantagioni di caffè ZERI ha progettato un raggruppamento di impresa per risolvere la crisi delle piantagioni in Columbia dovuta alla caduta dei prezzi del caffè sul mercato mondiale.
I coltivatori usavano solo 3,7 per cento della pianta per produrre reddito, il resto era considerato scarto e produceva solo rifiuti ed inquinamento (fumo, acque di scarico e composti saturi di caffeina).

Le ricerche eseguite dal gruppo di ZERI hanno rilevato che la biomassa della pianta di caffè può essere usato con profitto per coltivare funghi tropicali, nutrire il bestiame, preparare fertilizzanti organici e produrre energia.
Così facendo quello che era un rifiuto di una lavorazione che non produceva alcun redito ora può essere utilizzato per creare valore aggiunto.

Semplificando, quello che resta dalla raccolta dei chicchi di caffè viene impiegato per coltivare funghi shiitake (il nome botanico è Lentinus endodes, sono anche noti come funghi delle querce o funghi della foresta nera) che hanno un alto valore commerciale.
I resti dei funghi, che sono ricchi di proteine, servono per nutrire i lombrichi, i bovini e i suini.
I lombrichi servono per il nutrimento del pollame e il letame dei bovini e dei suini serve per produrre biogas, e concime che viene utilizzato per le piantagioni di caffè e gli orti, mentre l’energia ricavata dal biogas viene utilizzata nella produzione dei funghi.

Da un sistema lineare prodotto / scarto si è passati ad un sistema chiuso, in cui il raggruppamento di più lavorazioni permette l’utilizzo del rifiuto creando valore aggiunto (pollame, funghi, verdura, carne).
I risultati sono positivi sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista di maggior occupazione creando nuovi posti di lavoro nella comunità.

Un’altra caratteristica dei raggruppamenti creati da ZERI è che la tecnologia viene utilizzata localmente e su piccola scala. I luoghi di produzione sono vicini a quelli di consumo riducendo i costi di trasporto.
Non si cerca di massimizzare la propria produzione per non squilibrare il sistema, mentre si cerca di ottimizzare i processi produttivi di ciascun componente al fine di massificare la produttività e la sostenibilità ecologica in una sinergia ben equilibrata che va a benefici dell’intero raggruppamento.

Un articolo per chi vuole approfodire:

Blue economy
www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=35549

Cosa c'entrano balene, libellule, zebre e pomodori con l’economia?
In che modo possono aiutarci a uscire dalla crisi in cui siamo sprofondati?
Una crisi della civiltà, dei modi di produrre e consumare.
In natura non esistono disoccupati e neppure rifiuti.
Tutti svolgono un compito e gli scarti degli uni diventano materia prima per altri, in un sistema “a cascata” in cui niente viene sprecato.
Lo spiega bene Gunter Pauli, imprenditore ed economista, autore di Blue economy (in libreria dal 20 ottobre), un volume sorprendente in cui sono raccontate le migliori 100 innovazioni ispirate dalla natura che possono cambiare il mondo e creare posti di lavoro. Parliamone con lui...


Ora il video di un intervento di Gunter Pauli (attivare traduzione in italiano)

Ultima Modifica 8 Anni 3 Settimane fa da Al2012.

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8 Anni 3 Settimane fa #6451 da Anteater
Che sorpresa! Gunther Pauli lo adoravo in questo libro...
www.amazon.it/Svolte-epocali-Gunter-Pauli/dp/8880892096
Credo che era un manager della Coca Cola Japan...fantastico e geniale libro...sicuro che comprerò il tuo consigliato...

ARRIVA IL BATTERIO MANGIA PLASTICA


www.lescienze.it/news/2016/03/11/news/ba...ie_plastica-3011333/
ischool.startupitalia.eu/world/54560-201...ngia-plastica-oceani

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8 Anni 3 Settimane fa #6475 da Al2012
La soluzione dei batteri-mangia plastica è una soluzione per eliminare l’inquinante non biodegradabile, ma per evitare l’inquinamento occorre utilizzare la bioplastica

MATER-BI una storia italiana



Che sorpresa! Gunther Pauli lo adoravo in questo libro...


Mi fa molto piacere il tuo apprezzamento per G. Pauli!

Sono convinto che pochi conoscano il pensiero ispiratore della “Blu economy” (Economia Blu perché il pianeta terra, per gran parte della sua superficie, è blu)

Se sei d’accordo e se la cosa è fattibile, modificherei il titolo del topic: Da “Obsolescenza programmata Plastica e Microinquinanti” a “Obsolescenza programmata e Microinquinanti Vs Blu economy”.

Questo per mettere in evidenza che si parla anche di possibili soluzioni.
Se ci togliamo il diritto di sperare … che ci resta?


Hai visto il video che ho segnalato?

Sembra impossibile quello che dice, eppure sono progetti già realizzati.

Da questo articolo estraggo la parte relativa a Pauli che parla di alcuni progetti enunciati nel video.

°°°
Blue Economy: 100 innovazioni in 10 anni e 100 mln di green job
www.rinnovabili.it/ambiente/blue-economy-green-job-666/


“(…) Gunter Pauli, fondatore della rete internazionale di scienziati, studiosi ed economisti (ZERI- Zero Emission Reserach Iniziative), impegnati a individuare e progettare soluzioni innovative per lo sviluppo ecosostenibile del pianeta, è stato invitato a dare la sua visione di esperto.

- “Faccio parte dell’economia verde da oltre trent’anni. Un’economia che non rappresenta neanche l’1% dell’economia mondiale. Dopo miliardi di sovvenzioni, dobbiamo ammettere che possiamo fare di più”.

Come? Lo spiega subito.
La parola chiave è Integrazione: creare una cultura basata sui prodotti naturali, sulle tradizioni, sulla salute, adottando modelli che mutuano ciò che accade in natura, può portare a risultati inattesi, generando, come spiega nel suo libro Blue Economy, - “in dieci anni, con 100 innovazioni, 100 milioni di posti di lavoro”.

“La Green Economy” è una buona idea, ma non basta.
Occorre cambiare prospettiva, dichiarandoci disposti a reindustrializzare l’Europa in modo nuovo, integrando in un ciclo virtuoso le quattro economie globalizzate (e separate): delle materie prime; dei prodotti finali; della finanza; dei rifiuti”.

Stop alle analisi continue dei problemi, in Europa molto frequenti.

Spazio alla fantasia, alla visione, immerse nella realtà, e declinate alla luce di rischi e di conoscenze scientifiche, per individuare sempre un portafoglio di opportunità.
Come quelle che l’imprenditore (economista) ha citato attingendo dall’esperienza personale maturata con progetti in tutto il mondo, l’80% dei quali in America Latina, Asia e Africa; dimostrando i benefici economici e sociali dell’attuazione di tecnologie ispirate dal funzionamento della natura.

Così accade con i fondi di caffè, scrigno di importanti nutrienti, sostrato ideale per la crescita di funghi, capaci di fornire, nelle zone del pianeta adibite a coltivazioni di caffè, un’alimentazione ricca di proteine per gli agricoltori, mangime per gli animali e sicurezza alimentare: un modello che da dieci anni viene condotto con successo nello Zimbabwe, e che a Parigi ha dato vita ad un accordo per la fornitura di funghi freschi nei più importanti ristoranti della capitale.

Da venti tazze di caffè si può produrre una stoffa in grado di eliminare gli odori.
La Timberland lo fa: nelle sue scarpe è presente un 20% di caffè.

Anche chi produce elettrodomestici può ricavare prodotti innovativi: con il 20% di caffè nel poliuretano del frigorifero, non ci sono più odori.

E ancora: allevamenti di bachi da seta per fertilizzare i suoli esposti a desertificazione, tornando a produrre la seta che ha qualità antibatteriche eccezionali.

Sistemi a pompa con pneumatici di biciclette riciclati per abbattere lo spreco d’acqua degli scarichi nei bagni (per signori) come è accaduto in Svizzera in tutti gli edifici pubblici.

Produrre carta (riciclabile per sempre), utilizzando gli scarti minerari ed anche tessuti per calzature, miscelando gli scarti con determinati polimeri.

Installare pannelli solari che funzionano anche la notte, e raffrescano l’ambiente.

Inserire generatori di energia, alimentati dal movimento, nelle calzature e mettere a punto smartphone (da riciclo controllato) con software aperti e batterie sostituibili.

E’ questo la Blue Economy – conclude Pauli – “taglia i problemi del passato e genera nuova economia. Con progetti capaci di ispirare i nostri figli”.

E porta l’esempio italiano di Novamont, l’azienda italiana di cui è presidente, che grazie alla joint venture con Eni-Versalis (Matrica) - “ha creduto nel sogno, sotto la spinta determinata di Catia Bastioli, donna eccezionale e Ad di Novamont”.
Il sogno, - “che si sta realizzando e sarà pronto fra breve, prevede, fra gli obbiettivi, quello di trasformare l’ex stabilimento petrolchimico di Porto Torres nella prima bioraffineria integrata al mondo, valorizzando materie prime rinnovabili, come olii vegetali da cardo, e utilizzando terreni marginali, non coltivabili ad uso alimentare, dove cresce spontaneamente il cardo”.

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8 Anni 1 Settimana fa #6822 da Anteater
Al2012 Blue Economy....è esaurita..ho ordinato Blue Economy 2.0...
...se si volesse cambiare veramente...il problema è queste piccole celle mentali in cui viviamo...che non ci fanno lungimiranti...ma sopratutto impotenti...

Plastic paradise



..bottiglie di plastica bicchieri e cannucce...produzione...



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8 Anni 5 Giorni fa #6884 da Anteater
Il termine nano-inquinamento è genericamente riferito a tutti i rifiuti generati dananodispositivi o durante il processo di lavorazione di nanomateriali. Questi tipi di rifiuti possono essere molto pericolosi a causa della loro grandezza; possono fluttuare nell'aria e penetrare così facilmente cellule di piante e animali causando effetti sconosciuti. La maggior parte delle nanoparticelle prodotte dall'uomo non appaiono in natura, perciò gli organismi viventi non possiedono mezzi appropriati per trattare nano-rifiuti. Sembra che si appresti per la nanotecnologia una grande sfida[senza fonte] sul come trattare i suoi nanoinquinanti e suoi nanorifiuti...continua..
it.m.wikipedia.org/wiki/Implicazioni_amb...della_nanotecnologia

Nanoinquinamento....
blog.rinnovabili.it/blu-lab/micro-e-nano...colo-grande-rischio/

Nano spugne per combattere l’inquinamento marino
www.greenstyle.it/nano-spugne-per-combat...to-marino-41935.html

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7 Anni 9 Mesi fa - 7 Anni 9 Mesi fa #8083 da Anteater


Ci sono meno di 500 gorilla di montagna....

e spazi vuoti...


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Studio rivela: "Stanno AVVELENANDO" intenzionalmente ciò che mangi per renderti STERILE ed AMMALATO."
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La speranza e la preghiera sono un chiedere...MEGLIO INVECE DARE! ...Slobbysta
Ultima Modifica 7 Anni 9 Mesi fa da Anteater.

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7 Anni 8 Mesi fa #8565 da Anteater
Fukushima, livello di radiazioni mortali,reattore potrebbe collassare nell'oceano!!!
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7 Anni 7 Mesi fa #8743 da Tizio.8020
Citazione:

<Se l'aspartame è la pupù di specifici batteri...non oso immaginare batteri mangia inquinamento cosa "defecano"...nei microequilibri, compromettere...con certe interazioni, è assai facile....tornare indietro sembrerebbe "impossibile">



Tieni presente che moltissime cose sono il "la pupù" (in realtà, coproliti) di qualcunaltro.
Solo per fare qualche esempio: l'alcool è il sottoprodotto di microorganismi che trasformano lo zucchero appunto in alcool.
La concimazione del terreno avviene grazie a microorganismi che vivono nel terreno, e i loro scarti sono le sostanze azotate che fertilizzano il terreno.
La lievitazione avviene sempre ad opera di microorganismi, la digestione nell'intestino pure.
Diciamo che siamo noi ad aver scompaginato gli equilibri.

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7 Anni 6 Mesi fa - 7 Anni 6 Mesi fa #9015 da Anteater
L’oceano pacifico è una discarica radioattiva, con un mare di plastica e le tossine degli ftalati
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Articolo interessante...

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Ultima Modifica 7 Anni 6 Mesi fa da Anteater.

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