di Marco Cedolin
Anche se con un ritmo ancora inferiore rispetto a
quello dei lavoratori italiani, sembra che anche i soldati americani stiano scegliendo con frequenza sempre più allarmante la strada del suicidio, come rimedio ultimo alle proprie pene.
Nei primi 155 giorni dell'anno, 154 militari americani (al ritmo di uno al giorno) si sono infatti tolti la vita, facendo si che nello stesso periodo gli USA abbiano perso a causa dei suicidi il doppio dei soldati che sono caduti sul campo di battaglia negli scontri con i talebani.
I funzionari americani, coadiuvati da folte schiere di psichiatri, psicologi, tuttologi e luminari assortiti, si stanno arrampicando sui vetri nel tentativo di fornire una qualche spiegazione al Pentagono che appare molto preoccupato per quanto sta accadendo.
Gli esperti imputano questa vera e propria epidemia di suicidi a tutta una serie di problemi ... ... che spaziano dalla "paura del fronte", all'abuso di farmaci, allo stress prolungato, alla crisi economica americana, agli stress post traumatici e alla difficoltà riscontrata dai militari nel riuscire a reinserirsi all'interno della società civile.
Tutte motivazioni plausibili, ma assolutamente inadeguate quando si tratta di spiegare una strage di queste proporzioni. Un esercito che perde a causa dei suicidi il doppio dei soldati caduti in battaglia, è senza dubbio un esercito profondamente malato, affetto da una malattia ben più grave di quella che gli esperti hanno tentato di sviscerare, attraverso luoghi comuni che tutto sommato appartengono a qualunque militare ed a qualunque esercito.
Forse la spiegazione, o almeno parte di essa, può venire ricondotta alla sistematica pratica dello
sterminio di massa, avente spesso per oggetto donne e bambini, di cui l'esercito americano si rende regolarmente protagonista, attraverso i suoi soldati, molto spesso indotti a compiere le carneficine sotto l'effetto di droghe sintetiche, il cui uso è imposto d'imperio ai militari. Unitamente al fatto che generalmente i soldati di primo pelo arrivano al fronte con prospettive assai differenti da quella di
sparare addosso ai civili inermi, mentre i veterani si ritrovano dopo qualche anno con la mente sconvolta dall'assunzione delle droghe e da una sovrastruttura di cinismo che nasconde abissi di vuoto esistenziale.
In buona sostanza, là dove non riescono ad arrivare i talebani, riesce comunque ad incidere un "nemico" ben più subdolo, assolutamente invulnerabile ai droni ed a qualsivoglia armamento di nuova generazione. Il Pentagono, già profondamente in difficoltà nel fronteggiare i primi, potrebbe trovarsi ancora più in ambascie qualora i suicidi continuino ad aumentare, e tutto lascia pensare che nonostante i simposi degli psicologi il fenomeno continui ad allargarsi.
Marco Cedolin
Le statistiche più recenti, confrontate con quelle degli anni prececenti.
Circa la metà dei suicidi del 2012 sono tutti nell'esercito (army).
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