Se rubi una caramella, te la metti in tasca. Se rubi un libro, te lo porti a casa. Se rubi una bicicletta, magari la nascondi nel tuo garage.
Ma se rubi una nave dove la metti?
La nascondi in Somalia, ovviamente. Come tutti sanno, la Somalia è uno stato che si adatta alla perfezione per nascondere navi di ogni tipo e dimensione: lunghissimi fiordi con scogliere frastagliate a dirupo sul mare, fanno da nascondiglio ideale per le navi che sempre più spesso vengono catturate dai feroci pirati africani. Le nebbie del Nord, che calano ogni sera sulle gelide acque della Somalia, completano l’operazione di mascheramento, che rende impossibile il recupero dei natanti, ed impone alle compagnie di navigazione di scendere a patti con i terribili pirati.
Sono 14,
secondo la BBC, le navi straniere attualmente in mano dei “pirati” somali, che attendono la liberazione assieme ai loro equipaggi. Ma non ci si illuda, questi non sono pirati ottocenteschi, con gli orecchini i pendagli d’oro ed la bandana in testa: questi sono pirati tecnologici, “armati di telefonino satellitare e GPS”, che “avvicinano la preda con veloci motoscafi”, e poi “lanciano le loro corde uncinate con appositi razzi”.
Ovvero, usano il GPS per localizzare la nave da catturare, ma poi le danno l’assalto come in un libro di Salgari, con il
kriss malese fra i denti.
L’ultima vittima dei predoni del mare è la Sirius Star, una petroliera saudita lunga come una portaerei, ... ... con a bordo due milioni di barili di petrolio destinati agli Stati Uniti. E’ stata catturata ieri dai pirati somali, dopo un attacco in acque internazionali, al largo del Kenya.
A farle compagnia, da qualche tempo, c’è anche la MV-Faina, una nave russa con a bordo una trentina di carri armati nuovi di pacca.
Che fare? – si domanda il mondo impotente. “Frustrate”, le compagnie di navigazione “lamentano la mancanza di una legislazione internazionale contro i pirati” (e ci credo: gli ultimi veri pirati risalgono al 1800).
Certo, finchè si tratta di terroristi come bin Laden, si fanno guerre vere e proprie per andare a catturarlo. Finchè i poveri albanesi vengono trattati male dai serbi, si fanno guerre vere e proprie per liberare l’intera zona dei Balcani. Finchè un dittatore come Saddam opprime il suo popolo, si fanno guerre vere e proprie per toglierlo di mezzo...., ma non vorrai mica attaccare la Somalia, solo perchè ruba le navi a mezzo mondo?
No, la Somalia bisogna rispettarla, e così restiamo tutti a casa frementi, a mangiarci le unghie in attesa che i pirati ci telefonino per dirci quanti milioni di dollari dobbiamo pagare di riscatto.
L’aspetto più interessante di questa stramba situazione, infatti, è proprio la “costruzione mediatica” che si sta delineando della figura del moderno “pirata”: “Sprecano soldi a destra e a manca, hanno donne bellissime, si costruiscono case di sogno, e più ricchi - ci dice sempre
la BBC – arrivano addirittura a farsi una seconda moglie, e pure una terza”. Roba da Novella 2000, insomma, quando non hanno niente di meglio da pubblicare.
Nel frattempo, il mondo rimane impotente a guardare.
Eppure, ci si domanda, una soluzione dovrà pur esserci, no? Gira e rigira, fra i vari articoli che la BBC dedica all’argomento troviamo questa frase, che potrebbe anche contenere la soluzione dell’enigma:
“As long as Somalia continues to exist without an effective government, lawlessness within the country and off its lengthy coast will only grow.” “Finchè la Somalia continuerà ad esistere senza un governo effettivo, l’illegalità al suo interno e al largo delle sue lunghe coste non potrà che aumentare”.
Ecco la soluzione! Un governo “effettivo” – che sia democratico e scelto dal popolo, ovviamente – potrà risolvere tutti i problemi. Come abbiamo fatto a non pensarci prima?
Mettiamoci quindi in fiduciosa attesa, e state certi che al più presto vedremo Sandokan tornare in azione, liberare le nostre navi, e portare giustizia e democrazia anche in quelle lande desolate – ma curiosamente ricche di petrolio – della terra di Somalia.
Massimo Mazzucco