Facciamo un piccolo gioco. Io scrivo un pezzo, e voi al posto dei puntini ci mettete la prima cosa che vi viene in mente (sono 3 in tutto le parole da trovare). Il pezzo è questo:
Se gli … xxx… esistessero davvero sarebbe un grosso guaio per l'umanità. Un loro attacco, infatti, provocherebbe rapidamente la fine della nostra civiltà a meno che l'uomo non organizzasse un'immediata e feroce …yyy… A delineare tale scenario non è la fantascienza bensì un puntuale studio elaborato da matematici canadesi dell'università di Ottawa e di Carleton. Che nell'immaginare una battaglia tra … xxx… e umani hanno voluto in realtà studiare l'evoluzione di una … zzz… dagli effetti letali.
Vi dico subito che gli alieni non c’entrano nulla. Che cosa potrebbero essere quelle “cose” la cui battaglia con noi simulerebbe l’evoluzione di una “cosa” dagli effetti letali?
E’ dura, vero? Ebbene, la vostra difficoltà nell’immaginare una qualunque risposta accettabile dovrebbe dare l’esatta misura dell’idiozia della notizia.
Dài, provateci ancora una volta, prima di voltare pagina. Per venirvi incontro, vi dico che questa è la formula principale dello studio canadese citato più sopra.
Ancora niente? Buio pesto? Va bene. La prima parola è … … “zombie”, la seconda è “rappresaglia”, la terza è “epidemia”.
Così continua l’articolo, pubblicato dalla nostra gloriosa
ANSA, e intitolato “STUDIO, UN ATTACCO DEGLI ZOMBIE SAREBBE LETALE”:
La ricerca non è dunque frutto di eccessivo tempo libero degli scienziati canadesi. Gli studiosi dicono infatti che l'esercizio da loro formulato potrebbe aiutare a comprendere la diffusione tra gli umani di una malattia sconosciuta. Neil Ferguson, professore presso l'Imperial College di Londra nonché consulente del governo per quanto riguarda la diffusione dell'influenza suina, ha in effetti ravvisato similitudini tra lo studio canadese e l'evoluzione di certe malattie. "Nessuna di queste - ha detto - causa morti su vasta scala ma ci sono certi funghi che risultano molto difficili da sradicare". Certo, tra un fungo e cadaveri che riemergono dalle tombe c'é una bella differenza. Anche perché vi sono zombie e zombie: quelli lenti e poco intelligenti, alla Romero, e quelli più moderni, agili e implacabili - alla Io Sono Leggenda. Per dare una chance all'umanità i canadesi hanno preferito usare il primo tipo. "Abbiamo ricreato l'attacco degli zombie creando un modello basato sulle nozioni biologiche immaginate nei film di genere", spiega il professor Robert Smith? alla BBC - il punto interrogativo non è un refuso ma parte del cognome, ndr. "Una volta creato il modello - prosegue Smith?, che sul sito dell'università spiega di aver aggiunto il punto interrogativo al suo cognome per differenziarsi dal cantante di The Cure - osserviamo il risultato con soluzioni numeriche". "Quando si cerca di mappare una malattia sconosciuta - dice Smith? alla BBC - uno prova a capire che sta succedendo, si va per approssimazione. Poi si torna indietro e si riprova". Risultato? L'unica speranza per l'umanità, in caso di attacco degli zombie, è di colpire i non-morti "duramente e spesso". "E' fondamentale - conclude lo studio pubblicato nel saggio Infectious Diseases Modelling Research Progress - che il problema degli zombie sia risolto in fretta altrimenti ci troviamo tutti nei guai". Inutile quindi catturare i non-morti e cercare una cura: l'unica soluzione è non mostrare nessuna pietà. In caso di guerra le 'colombe' si mettano dunque il cuore in pace: ne va della vita.
Capito il messaggio?
Preferisco che a questo punto a commentare siate voi. Io non me lo posso permettere. Si avvicina la stagione della caccia all'anatra, e devo stare riguardato.
Massimo Mazzucco
Qui c’è la
notizia del Sunday Herald australiano, qui
una pagina del nostro genio Robert Smith? (il quale – spiega lui stesso – ha aggiunto un punto interrogativo al proprio cognome per distinguersi dall’omonimo cantante), e
qui la ricerca completa.