Inutile nascondersi dietro a un dito, oggi bene o male siamo tutti condizionati dalle multinazionali, accettiamo senza discutere la "corporate philosophy", chiniamo il capo di fronte al loro potere incontrastabile, e lo facciamo con cosciente rassegnazione.
La Monsanto impone ai contadini di utilizzare solo il loro mais transgenico, e i contadini devono accettare, se non vogliono emigrare in montagna ad allevare le mucche. Le case farmaceutiche impongono il silenzio mediatico su una qualunque cura alternativa per il cancro, e noi continueremo a crepare senza nemmeno sapere che magari potevamo salvarci. Le Sette Sorelle decidono che noi "non siamo ancora maturi" per l'auto a idrogeno, e ci tocca sgobbare dal mattino alla sera solo per riempire di benzina a 99 ottani i serbatoi delle nostre SUV.
Ma "chi sono", queste corporations? In cosa consistono, fisicamente? Dove si trovano? Che faccia hanno? "Come si tocca", una corporation?
La corporation non c'è. Non esiste. E' un concetto.
Se io sono arrabbiato - per dire - con la Barilla, perchè magari non fa più la pasta come una volta, prendo la guida telefonica di Parma, chiamo il signor Barilla, e se appena mi risponde al telefono gli rovescio addosso … … tutte le mie frustrazioni. E se non viene al telefono gli scrivo una bella lettera di quelle da incorniciare, faccio appello alla tradizione, gli ricordo la figura nobile di suo nonno, e vedrai che se anche non torna a usare il grano migliore, almeno un pensierino la sua coscienza ce lo fa.
Ma se devo prendermela con la Exxon perchè la benzina ha dentro troppo piombo cosa faccio? Dove vado, di preciso? A che indirizzo mi rivolgo? Che campanello suono?
La Exxon fisicamente non esiste, è solo una parola. La parola c'è dappertutto, quella sì: la trovi ai distributori, nella pubblicità sui muri, in televisione, negli articoli dei giornali, nelle quotazioni in borsa, sul cappellino che tuo figlio si è comprato a Monza…. Ma "la exxon", fisicamente, dov'è?
Certo che hanno degli uffici, e certo che hanno pure una sede centrale. E lì ti diranno sicuramente che esiste un apposito ufficio reclami, e saranno pure gentilissimi nel dirti come scrivere la tua lettera di protesta. Ma dopo chi la legge, quella lettera? Non certo un "Signor Exxon", che non esiste. La legge Mr. Smith, un automa come tanti che è stato messo all'ufficio reclami la settimana scorsa, e che fino al giorno prima si occupava di far stampare i biglietti-omaggio della Exxon per le partite di baseball.
E che fine fa quella lettera? Viene catalogata e archiviata, insieme a mille altre, e diventa una semplice statistica: alla fine dell'anno un altro automa di nome Jones - che nel frattempo avrà preso il posto di Smith - stilerà un rapporto che dice: negli ultimi dodici mesi 38.976 clienti si sono lamentati per la presenza eccessiva di piombo nella benzina. La cifra rappresenta un aumento del 3,8 per cento rispetto allo scorso anno, all'interno di un trend che negli ultimi dieci anni è salito mediamente del 2,1 per cento.
E dove finisce questo rapporto? Insieme a mille altri rapporti, che in qualche modo verranno unificati, analizzati e interpretati per mettere a punto le strategie di mercato della Exxon per l'anno che viene.
Ma chi le decide, queste strategie? Le decide il "consiglio di amministrazione", o comunque una qualunque "riunione direttiva", a seconda dei livelli. E da chi è composto, il consiglio di amministrazione? Apparentemente, da persone normalissime, come me e te. Ma in realtà non è così. Nel consiglio di amministrazione non siedono Giorgio Rossi, Anna Bianchi e Piero Verdi, siedono "il direttore vendite estere", "il responsabile marketing", "il consulente immagine", "il responsabile di produzione", "il direttore dell'ufficio import-export", eccetera eccetera. Siedono cioè delle "funzioni", non delle persone. E' vero che queste funzioni sono rappresentate da esseri umani, ma è anche vero che questi ultimi prestano semplicemente la loro persona, adeguandosi alla funzione prevista dal loro ruolo. Il "responsabile di produzione" di una certa corporation farà sempre e soltanto quello che deve fare il responsabile di produzione di quella corporation, che si chiami Giorgio oppure Anna non fa nessuna differenza. Se infatti Giorgio "non è adatto a quel ruolo", si cambia lui, non si cambia certo il ruolo.
E come lo si stabilisce, se Giorgio Rossi è adatto a quel ruolo? E qui arriviamo al cuore del problema: lo si stabilisce in base alla sua capacità di contribuire al meglio, in quella posizione, agli interessi della corporation, secondo una precisa logica che si può tradurre, grossolanamente ma efficacemente, in "margine di profitto".
Giorgio Rossi è più bravo di Anna Bianchi come responsabile di produzione se alla fine della fiera "fa guadagnare" più di lei alla corporation.
Giorgio Rossi è quindi "obbligato", fin dal momento in cui assume quel ruolo, ad aderire ad una certa logica che magari con il suo pensiero, la sua cultura, i suoi sentimenti, le sue opinioni, non ha nulla a che vedere. A sua volta Giorgio Rossi, ben cosciente di prostituirsi in quel ruolo - e di non rappresentare quindi il proprio pensiero personale - non si sente direttamente responsabile delle scelte che si trova a fare. Se deve cercare di abbassare di un centesimo all'ora la paga delle lavoranti del Salvador, che cuciono le felpe della Exxon con su scritto "salviamo le balene" in condizioni letterali di schiavitù, lui non si pone certo il problema morale dello sfruttamento del lavoro nel terzo mondo. Lui "lavora per la Exxon", è la Exxon che gli chiede di farlo, e lui deve pensare prima di tutto a portare a casa il suo stipendio.
Ma la Exxon, come abbiamo già detto, nella realtà non esiste. Esistono le sue dozzine di sedi, esiste la parola, esistono i suoi mille uffici, ma non esiste una sua "sede morale". In tutti quei locali, sparsi in tutto il mondo,
non esiste una "coscienza" su cui mettere una mano, come deve fare il sciur Barilla quando riceve la mia lettera.
Non c'è quindi nessuno, fisicamente, che si possa ritenere responsabile per tutto ciò che fa la Exxon. Persino il presidente, o l'amministratore delegato - se solo si mantengono nella legalità, e non fanno come Kenny Boy e il suo scagnozzo della Enron - possono ritenersi responsabili più di tanto. In fondo, sono anch'essi degli stipendiati della corporation, e sono anzi pagati quelle cifre proprio perchè sanno rispondere anch'essi, prima di tutto, alle esigenze della corporation e della sua logica del profitto.
C'è sempre la proprietà - verrebbe da dire. Bene o male, la Exxon sarà "di qualcuno", no? Certo che lo è: se vai a vedere scopri magari che la Exxon appartiene (invento a caso) al gruppo Time-Warner, che a sua volta è stato comprato dalla Nabisco, che è una dellle mille proprietà dell'IBM.
Quindi, di chi è la Exxon? Con chi te la prendi, moralmente e fisicamente, se la benzina contiene troppo piombo, o se sfruttano le lavoranti salvadoregne negli sweatshop nascosti nella foresta tropicale?
Ricordate Bhopal? India, 1984: la Union Carbide - una "corporation" come tante - sfrutta la manodopera locale, risparmia sulla manutenzione, ignora le misure di sicurezza, finchè una notte esplode un serbatoio di gas, e una nuvola mortale avvolge una città di mezzo milione di abitanti. 20.000 di loro non si svegliano nemmeno, altri 150.000 vengono condannati a lunghe sofferenze, che li portranno comunque a una morte prematura. Chi va in galera? Nessuno.
Volendo, un responsabile ci sarebbe anche: nel caso della Union Carbide si chiama Warren Anderson. Ma ora che lo hanno individuato, che ne hanno accertato le responsabilità, e che potevano finalmente procedere ad incriminarlo, si è scoperto che gli Stati Uniti negavano all'India la sua estradizione, e quindi in galera non è mai andato nessuno.
Chi paga, allora? La Union Carbide non sarà "una persona" - viene da dire - ma le casse piene di dollari deve averle per forza. Almeno quelli, facciamoglieli sborsare, no?
Provaci, se ci riesci, quando ti ritrovi davanti un Colin Powell che difende la "corporate logic" dei suoi amici travestito da Ministro degli Esteri, e per sborsare quei soldi impone all'India tali e tanti balzelli che alla fine conviene lasciar perdere.
Ma anche nel caso qualcuno finisca in galera, come è successo con la Enron (Ken Lay purtroppo è "morto" poco prima di andarci, ma Skilling è dentro per qualche annetto), non avrai comunque "punito" la Enron, perchè quella nel frattempo non c'è più, e i miliardi fatti scomparire dagli amici di Bush si sono già materializzati in un'altra corporation nuova fiammante, piena di progetti e di buone intenzioni, con la fedina penale di un bambino di cinque anni.
Ma i morti di Bhopal rimangono morti, i dipendenti della Enron sul lastrico rimangono sul lastrico, e tutti coloro che in una misura o nell'altra vengono danneggiati dalla "corporate philosophy" lo resteranno per sempre, senza che il loro danno venga in alcun modo riconosciuto o ricompensato.
E stiamo molto attenti, ciascuno nel nostro singolo, a pensare di essere più furbi degli altri, e illuderci magari di non fare parte di "quelli che restano fregati".
Se sei sempre con l'acqua alla gola, a fine mese, perchè la benzina costa più del cognac stagionato, sei anche tu fra i fottuti di questo mondo. Se mangi cibi geneticamente modificati, e ti ritrovi per caso con il cancro dietro alle orecchie, sei anche tu fra i fottuti di questo mondo. E se per caso esistesse una cura alternativa per il cancro, ma tu non lo venissi a sapere perchè l'"industria farmaceutica" - le corporation appunto - non vogliono che tu lo sappia, crepi anche tu come tutti i fottuti di questo mondo.
Abbiamo inventato un mostro, astratto e intoccabile, che in nome di se stesso e della propria logica genera ingiustizia, soprusi, prevaricazioni, violenze, ricatti, sofferenze, morte e distruzione, mentre dota di un alibi di ferro tutti coloro che si ritrovano a fare scelte in nome e per conto di questo mostro. "Tanto - dice il Signor Rossi nel momento in cui riesce a strappare un centesimo di meno alle lavoranti sfruttate del Salvador - se non lo facessi io lo farebbe qualcun altro al mio posto".
Non lo ha commesso lui di persona, quel peccato di cupidigia, lo ha commesso "il responsabile marketing" della Exxon che lui si trova in quel momento a impersonare.
E così il Signor Rossi si troverà un giorno a crepare di cancro per aver respirato quella molecola di piombo di troppo, che non è mai stata tolta dalla benzina perchè il consiglio di amministrazione ha preferito ammortizzare l'eventuale calo delle vendite, dovuto alle proteste per il piombo, con quel centesimo in meno che proprio Rossi era riuscito a strappare alle lavoranti che cuciono le felpe della Exxon.
Il signor Rossi si è condannato a morte da solo, senza nemmeno saperlo, poichè lavorava per un assassino di cui non conosce nemmeno il volto.
Massimo Mazzucco
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