Di Rachel Corbett / Women News. Traduzione di Maria G. Di Rienzo
"Era venerdì, ed il messaggio fu lasciato nella mia segreteria telefonica a mezzogiorno", racconta Rachel Normandy, madre di Ryan, un soldato che si trova in Iraq. "Era qualcuno dell'esercito, ma chiamava dalla Germania. Tutto quel che il messaggio diceva era di richiamare al più presto possibile".
Ventiquattr'ore d'ansia più tardi, Rachel apprese che il figlio era stato ferito da una bomba esplosa in un attentato suicida nel sud dell'Iraq, dove Ryan era di stanza con la Prima Divisione. "Mi sono sentita come se il sangue venisse succhiato via dal mio corpo", mi dice al telefono dalla sua casa di Cupertino, in California, "Aveva schegge di shrapnel infilate nel cervello. Era ustionato sulle braccia, ... ... sul collo, sul viso, sulle mani. I suoi polsi erano rotti. C'era un buco nella sua guancia sinistra, e lo shrapnel gli aveva perforato l'occhio". Rachel comincia a soffocare nelle lacrime, mentre aggiunge: "Ha perso l'occhio destro". La madre di Ryan ha lasciato il lavoroda impiegata all'aeroporto ed ha passato tutto l'anno scorso in un ospedale del Texas, con suo figlio.
Il sostegno di altre madri, dice, l'ha aiutata ad attraversare questo periodo. Erano le Blue Star Moms (Mamme della stella blu) di San Francisco, un gruppo che si è formato poco dopo l'11 settembre fra madri che hanno figli e figlie nelle forze armate. Solo il poter parlare con loro, dice Rachel Normandy, è stato vitale per lei. Oltre a dare aiuto alle altre madri, le Blue Star Moms stanno investendo incredibili energie nel tentativo di ottenere il ritiro delle truppe dall'Iraq. E vi sono molti altri gruppi, di madri o di donne, impegnati in questo sforzo: Another Mother for Peace (Un'altra madre per la pace), per esempio, che fu fondato nel 1967 per porre fine alla guerra in Vietnam ed è molto attivo tutt'oggi, o Code Pink (Codice rosa) le cui associate, vestite di rosa, sono assai visibili alle manifestazioni di protesta contro la guerra.
Numerose aggregazioni si rifanno al manifesto per la pace di Julia Ward Howe del 1870, il "Proclama della festa della mamma". Un altro gruppo di madri, le Mainstreet Moms, assieme ad una coalizione di associazioni, hanno lanciato la campagna "Lascia in pace mio figlio!", il cui scopo è educare i genitori affinchè impediscano ai reclutatori dell'esercito di arruolare i loro ragazzi. Gruppi similari, come il "Comitato delle madri dei soldati" in Russia, esistono in tutto il mondo. Il Comitato della madri russe riuscì a far rimandare a casa 180.000 soldati dall'esercito nel 1989. Cinque anni più tardi queste madri andarono in Cecenia e si ripresero i figli da sole. Numerose madri attiviste americane hanno trovato una leader in Cindy Sheehan, il cui figlio è morto in Iraq, e che ha passato l'agosto fuori dal ranch del presidente Bush per chiedergli spiegazioni al proposito.
Oggi, mentre il paese osserva il quarto anniversario del disastro dell'11 settembre, parte degli eventi in programma include il viaggio che Cindy sta compiendo, e che attraverserà 26 stati. Il tour si chiama: "Portiamoli a casa subito". Chiunque accompagna Cindy Sheehan in questo viaggio ha persone care in Iraq e si è preso l'impegno di parlare in pubblico e di fare pressione sui politici. Il tour terminerà a Washington, dove dal 23 al 26 settembre si terranno manifestazione e marce contro la guerra, letture e veglie. Le previsioni dicono che i manifestanti dovrebbero essere molte migliaia. Una ricerca del 2004, effettuata dal Pentagono, ha scoperto che l'81% dei giovani militari maschi e femmine ha ricevuto una forte opposizione materna alla decisione di arruolarsi nell'esercito. Il reparto "Ricerche di mercato" del Dipartimento della Difesa ha subito lanciato un programma, in cui sono coinvolti 270 esperti, per studiare il fenomeno: il programma si chiama "Studio dell'attitudine materna" e cercherà di valutare i fattori che inducono le madri a scoraggiare i figli dall'arruolarsi.
Nel frattempo, i reclutatori militari hanno cominciato a rivolgersi anche ai genitori, oltre che ai giovani. Un manualetto dell'esercito suggerisce per esempio ai reclutatori di intrufolarsi nelle scuole ove vi siano eventi sportivi, o dove si celebri il retaggio ispanico o africano, perchè in queste occasioni si possono convincere anche i genitori presenti. Il manuale suggerisce inoltre di presentarsi alla guida di un fuoristrada, preferibilmente con persone appena arruolate, e di riferirsi ad esse come ai "futuri soldati". Da aprile, le tv statunitensi presentano una serie di spot pubblicitari dell'esercito, strutturati come conversazioni fra genitori e figli. Gli annunci enfatizzano "benefici" quali i soldi per il college e la disciplina. In una di queste pubblicità si vedono un figlio e una madre a colloquio. Il ragazzo informa la madre di aver trovato il modo di pagarsi gli studi. Interessata, la madre dice: "Vaí avanti". Preparato alle obiezioni, il figlio risponde: "Prima che tu lo chieda, mamma, ho già valutato tutto. Posso essere addestrato in qualsiasi campo io voglia. È tempo per me di essere un uomo".
Tutti gli spot, incluso questo e quelli in spagnolo, terminano con il motto: "Aiuta i tuoi figli a trovare la loro forza". Carol Schneider, presidente di "Another Mother for Peace", dice che gli annunci sono per la maggior parte diretti alle donne appartenenti ai gruppi socioeconomici svantaggiati. "Potrebbero esserne attratte, lo credo. Pensa a cosa vuol dire poter far studiare un figlio, quando nel tuo quartiere i ragazzini muoiono per strada nelle battaglie fra le gang". E nella legge di sostegno alle scuole pubbliche c'è l'obbligo per esse, adeguatamente finanziato, di fornire tutti i dati degli iscritti alle scuole militari ed ai reclutatori. Il database del Pentagono ha già dodici milioni di nomi di studenti con indicazioni quali l'etnia e il grado di istruzione, database che serve per indirizzare meglio i reclutatori. La campagna "Lascia in pace mio figlio!" chiede tra l'altro ai genitori di obiettare a che i dati dei loro figli vengano usati in questo modo. Sul sito web della campagna si può trovare il modulo da inviare allo scopo al distretto scolastico ed al Pentagono.
Dana Balicki, organizzatrice ed attivista di Code Pink, dice che però c'è un vero problema nel convincere i genitori: "È che le informazioni non saranno più mandate neanche ai comitati scolastici, che decidono il tuo ingresso all'università o la tua carriera. Il messaggio è chiaro: obietta all'esercito, ed avrai obiettato ad ogni opportunità per il tuo futuro". Rachel Normandy, oggi, dice che farebbe qualsiasi cosa per poter tornare indietro ed impedire a suo figlio Ryan di arruolarsi. "Sembra che non abbia danni permanenti al cervello, ma le cicatrici mentali sono peggiori di quelle fisiche. Ha difficoltà a prendere sonno, non dorme mai. In ospedale gli davano sonniferi. Ora lui si è dato all'alcool".
La sua voce si spezza, e fra i singhiozzi il suo accento filippino diventa più evidente: "Non lo avrei mai creduto. È così dura la vita per me. Così dura".
Rachel Corbett,
Women News
Traduzione di Maria G. Di Rienzo. (Segnalato da "Arianna" )
Code Pink
Leave My Child Alone!
Mainstreet Moms
"Proclama del Giorno della Madre" di Julia Ward Howe (1870).
Vedi anche:
IL TRISTE REMAKE La recente storia di Cindy Sheehan.
DONNA: E SE IL NEMICO PORTASSE LA GONNA?