In occasione della sentenza della Corte di Cassazione di ieri, che ha stabilito che "fu un missile" ad abbattere il DC-9 dell'Itavia, ripubblichiamo questo articolo del 14/1/2007. Non c'è infatti molto da aggiungere, a quello che già scrivemmo sei anni fa.
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Io questa volta sto con i generali di Ustica, e li difendo dai giornali che li vorrebbero coprire di vergogna da ogni parte d'Italia.
"I generali dell'aeronautica si rallegrano della sentenza della Cassazione che li assolve .." ci racconta indignata La Stampa dopo la sentenza definitiva sulla tragedia di Ustica, che si conclude con un nulla di fatto, mentre l'articolo riporta nel titolo la dichiarazione dei parenti delle vittime: "Ora tocca alla politica scoprire la verità".
Nulla di più sbagliato, nulla di più perversamente capovolto, in questa ennesima mistificazione della storia perpetrata ai danni del cittadino dai nostri giornalisti: è stata la politica, in realtà, a stabilire l'ordine delle cose. Ma difficilmente questo noi lo capiremo, perchè ogni volta che si parla di Ustica veniamo regolarmente travolti da una valanga di retorica dozzinale, fatta di finta indignazione e di luoghi comuni da voltastomaco: "Ustica, Ustica, Ustica… - si legge su un blog della stessa Stampa - un nome che si legge appena sulla cartina geografica della nostra bell’Italia. Un punto in mezzo al mare. Sei lettere, otto chilometri quadrati ed un cratere spento ... ... che dormono sotto il cielo. Ed è proprio da quell’azzurro chiaro che, per uno gioco che solo la natura riesce a regalarci, si unisce al blu di quelle acque, che nasce un mistero." Sembra un Carducci andato a male.
Non c'è nessun mistero, signori miei. La realtà è molto semplice: l'aereo è stato abbattutto per sbaglio dagli americani, e i nostri militari hanno dovuto sottostare agli ordini politici, facendo scomparire le tracce radar e tutto quanto sarebbe servito a far uscire la verità, perchè i nostri alleati semplicemente non sono disposti ad ammettere errori del genere. Non lo sono stati con Ustica, non lo sono stati con TWA-800 (una situazione molto simile alla nostra), e non lo sono stati in chissà quanti altri casi nel mondo in cui sono riusciti a dare la colpa a qualcun altro, senza che nessuno se ne accorgesse.
A sua volta, la nostra giustizia ha dovuto contorcersi fino alle budella per negare l'innegabile, ed è uscita la solita "sentenza scandalosa" contro la quale ora tutti si affrettano a puntare il dito.
Affinchè tutti guardiamo il dito, appunto, e non la Luna.
Ma la Luna è lì, davanti agli occhi di tutti, che ci guarda fin dal giorno in cui un papa machiavellico e un re di cartone vendettero l'Italia al miglior offerente, lasciando che a pagare il debito fossero intere generazioni dopo le loro. Cioè le nostre.
Quello che paghiamo noi oggi, da Ustica a Piazza Fontana, da Moro all'undici settembre, è una schiavitù de facto alla superpotenza che ci ha liberato dal nazifascismo, dopo che quel nazifascismo aveva contribuito a crearlo essa stessa.
La paghiamo con una autonomia politica vicina allo zero, la paghiamo con una dipendenza economica assoluta, la paghiamo con una sub-cultura da ghetto che ci invade le case e le menti, e la paghiamo anche con una classe di giornalisti assolutamente indegna di quel nome, che si accontenta ogni volta di sfogliare i Baci Perugina per ricattare di basse emozioni gli italiani, mentre compie quotidianamente il crimine imperdonabile di alterare ai nostri occhi il vero corso della storia.
Hanno perfettamente ragione i nostri generali, quando si dicono sollevati "perché le nubi che si erano ingiustamente addensate sull'Aeronautica militare si sono finalmente dissolte". Non hanno potuto nascondere di aver distrutto le tracce radar - e per quello andranno comunque all'inferno - ma ci hanno fatto chiaramente capire che sono stati obbligati a farlo.
Il problema è che nessuno ha avuto voglia di sapere chi li abbia obbligati a farlo, e di chi quindi fosse la vera colpa, e questo ha potuto avvenire grazie alla completa "copertura" data dai nostri giornalisti (non sono solo i miltari a insabbiare), che si sono regolarmente buttati sulla retorica da due lire, facendoci dimenticare di porci la più semplice delle domande.
Massimo Mazzucco
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