Ovvero come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare il mutuo
di Ashoka
Capitolo 1: La creazione della moneta
Per generazioni la gente del villaggio si era scambiata i beni attraverso il meccanismo del baratto. Alcune famiglie riuscivano a mantenersi producendo internamente tutto ciò che serviva al proprio sostentamento mentre altre si specializzavano nella produzione di un singolo bene e poi scambiavano le eccedenze per procurarsi tutto ciò di cui avevano bisogno.
Il mercato del villaggio era sempre chiassoso ed allegro. La gente annunciava a gran voce le proprie merci e la giornata trascorreva veloce mentre le famiglie scambiavano tra di loro ogni cosa, grano, frutta, animali d'allevamento, legna, etc.
Un osservatore esterno si sarebbe divertito parecchio ad osservare gli scambi e cercare di indovinare chi avesse guadagnato e chi perso, ma probabilmente si sarebbe trovato in una situazione di estrema difficoltà. Quando lo scambio avveniva, infatti, sembrava che entrambe le parti fossero contente, sia che avessero dato via della legna per del grano, che viceversa.
Il mercato del villaggio era un luogo dove la gente effettuava uno scambio.. e se ne tornava a casa soddisfatta.
Un sistema del genere, però, aveva alcuni problemi.
Vi era ad esempio Giovanni, il bovaro, che avrebbe voluto cedere la sua mucca a Luca, in cambio di 100 chili di grano (ed erano entrambi d'accordo!) ma sfortunatamente Luca non riusciva proprio a scambiare la sua eccedenza di legna per ottenere il grano voluto da Giovanni (aveva solo 20 kg). Non che avesse poca legna ma in quel periodo era difficile trovare chi la volesse scambiare per del grano.
Come fare?
Alcune famiglie cercarono di risolvere il problema in modo molto semplice. Tutto quello che veniva prodotto in eccesso veniva messo in comune ed era il patriarca a decidere poi come ripartire il surplus per accontentare tutti.
Un compito difficile, certamente, e non privo di problemi. La divisione dei beni era infatti sempre oggetto di discussioni e litigi, che spesso sfociavano in furiose liti e vere e proprie divisioni familiari. Per quanto allargata, poi, la famiglia non riusciva ad essere autosufficiente, per cui si rendevano necessari scambi anche con il resto del villaggio o con i mercanti, che spesso non potevano essere risolti in modo diretto.
Luca e Giovanni però lo scambio lo volevano concludere e, seppur provenienti da due clan diversi, escogitarono un metodo ingegnoso per risolvere il problema. Trovarono 100 conchiglie e concordarono di associare ad ognuna di esse un kg di grano.
Luca versò, quindi, i 20 kg di grano che già aveva più 80 conchiglie a Giovanni ed entrò in possesso della mucca. Luca, inoltre, si impegnava a consegnare, appena fosse riuscito a procurarseli, gli 80kg di grano che mancavano (l'inverno era alle porte e la legna sarebbe diventata presto richiestissima) e “riscattare” così le conchiglie.
L'esperimento ebbe successo e Luca, come “risarcimento” per aver fatto aspettare alcune lune a Giovanni, lo invitò a pranzo per il solstizio d'inverno.
Questo metodo però poteva funzionare solo all'interno di un circolo di fiducia. Occorreva infatti che tutti quelli che utilizzavano le conchiglie concordassero sulla loro equivalenza e che soprattutto nessuno andasse in spiaggia a raccogliere nuove conchiglie per poi pretendere di avere del grano in cambio.
Come convincere, infine, i mercanti ad accettare quelle conchiglie? Non si poteva.
La soluzione però non tardò ad arrivare.
Alcune famiglie, infatti, avevano deciso di assoldare dei mercenari per proteggere i loro possedimenti da razzie ed attacchi esterni e dovevano trovare un qualche modo per pagarli.
L'accordo fu presto raggiunto quando la famiglia si impegnò a fondere parte dei metalli preziosi che possedeva in piccoli dischetti, imprimendo su una faccia il simbolo araldico del clan. Questi “dischetti di metallo” erano facilmente trasportabili ed i metalli preziosi erano accettati come contropartita negli scambi in tutti i villaggi e le città dei dintorni.
Fu un successo e presto ogni famiglia prese a coniare i propri dischi di metallo, che iniziarono così a circolare anche al di fuori del villaggio stesso. Venivano accettati non in base ad una convenzione a cui tutti avevano aderito, quanto piuttosto al fatto che i metalli preziosi fossero una merce accettata volontariamente in cambio da tutti.
Non era importante quale fosse il simbolo impresso sul disco quanto piuttosto il metallo che lo componeva ed il suo peso: era nata la moneta metallica.
Luca e Giovanni si incontrarono di nuovo e questa Giovanni volta vendette la mucca per 100 dischetti d'argento, con i quali fu in grado di comprare il grano di cui aveva bisogno direttamente dai contadini.
L'utilizzo della moneta permetteva di effettuare molti più scambi ed in modo molto più semplice, così come l'olio lubrificante fa lavorare meglio un ingranaggio. Ma l'essenza del libero scambio non era mutata. Le parti continuavano, infatti, ad essere soddisfatte, preferendo ciò che avevano ricevuto a ciò che avevano dato in cambio, ragion per cui l'introduzione dela moneta permise uno straordinario progresso del benessere.
Ogni commerciante iniziò a scambiare i propri prodotti in cambio delle monete metalliche, segnalando un peso di oro o argento (e di conseguenza un numero di monete) per il quale era disposto ad accettare lo scambio (il prezzo).
Marco era l'unico produttore di archi del villaggio ed era orgoglioso del suo lavoro: i suoi archi, infatti, erano di una qualità straordinaria. Inizialmente aveva segnalato di volerli vendere solo per un prezzo molto alto e se pure erano in pochi a comprare un arco ma a lui stava bene così.
Stefano pensò che investendo un po' di tempo e denaro avrebbe potuto imparare anche lui a fabbricare archi. Si recò quindi al vicino villaggio e, dopo aver sgobbato come apprendista per qualche luna, fu finalmente in grado di produrre i suoi.
Tornato a casa aprì bottega ed inizio a vendere gli archi ad un prezzo inferiore a quello di Marco. La fattura degli archi di Stefano era buona, ma non eccelsa, ed il prezzo inferiore fece sì che potesse comprare l'arco da lui anche chi prima non se la sentiva di spendere così tanto da Marco.
Quest'ultimo aveva a disposizione due possibilità. Poteva abbassare i prezzi e fare concorrenza a Stefano: avrebbe venduto molti più archi di prima ed avrebbe anche potuto aumentare il suo profitto. Non se la sentiva, però, di eseguire un lavoro frettoloso per vendere poi un arco di qualità inferiore e d'altra parte non voleva vendere i suoi prodotti, di fattura eccellente, ad un prezzo inferiore a quello che riteneva giusto.
Decise allora di continuare il suo lavoro come prima, specializzandosi nella produzione di archi di qualità superiore e vendendoli solo a chi era disposto a pagare il prezzo che aveva deciso, mentre gli altri avrebbero sempre potuto comprarne uno, seppur di qualità inferiore, da Stefano.
Sino a quel momento il Capovillaggio aveva avuto pochissimo potere. Veniva essenzialmente scelto dalle famiglie ed il suo ruolo era quello di giudicare le controversie tra i clan, condurre gli eserciti misti in battaglia e garantire una sorta di pace di compromesso tra le famiglie.
Insomma, molta mediazione e poco potere.
La comparsa della moneta metallica, però, fornì interessanti opportunità per cambiare le cose....
(continua)
Ashoka