di Enrico Sabatino
La cassa di risonanza mediatica seguita al discorso di Ratisbona di Ratzinger, con le prevedibili conseguenti reazioni del mondo islamico, dimostra ancora una volta che le religioni hanno il potere di dettare l’agenda mediatica e di monopolizzare l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale.
Oggigiorno sembra che qualsiasi argomento e qualsiasi problema debbano essere forzatamente riconducibili e incanalati nella sfera religiosa, che se ne appropria arrogandosi il diritto di parlarne in nome di tutti gli abitanti della terra, come se fosse l’unica depositaria di soluzioni, di verità e dogmi assoluti validi per tutti gli esseri umani.
Questa invadenza e arroganza della religione in senso lato ha ormai da tempo superato i limiti di tolleranza; di certo non è una novità, se si osserva la storia con tutte le guerre ... ... e i milioni di morti in nome di questa o quell’altra religione, usata come specchio per più prosaici e materiali conquiste di territori e potere economico.
Ma oggi in nome di chi e di cosa le varie autorità religiose parlano e straparlano? Quanti sono effettivamente i credenti praticanti delle varie religioni nel mondo?
E’ certamente difficile, se non impossibile, quantificarli con precisione e infatti se si guardano certe statistiche, a dir poco approssimative, sembra che tutti i 6 miliardi e oltre di abitanti della terra siano fedeli di questa o quell’altra religione; quindi secondo queste statistiche il 100% degli abitanti fa’ parte di una comunità religiosa.
Ma questi dati non corrispondono assolutamente alla realtà e prendo il mio caso personale: essendo italiano sono intruppato da queste statistiche nel gruppo dei cristiani e nel sottogruppo dei cattolici, ma io sono semplicemente indifferente alla religione e mi ritengo ateo. Conosco poi molte persone che in teoria dovrebbero essere intruppati nel gruppo dei musulmani e dei buddisti che come me sono del tutto indifferenti ai dettami delle “loro” religioni.
Ho comunque anch’io un rapporto con la religione, ma è di carattere puramente estetico; e cioè, mi piace entrare in una chiesa per ammirarne un affresco, oppure visitare storiche e belle moschee per ammirarne gli interni, o entrare in templi buddisti per ammirarne i dipinti, le enormi statue dorate di Buddha e per ascoltare i mantra dei monaci, così come mi affascina e mi emoziona passeggiare e ascoltare il muezzin che intona le sue preghiere. Ecco, questo è il mio unico rapporto con la religione, e non penso di essere un caso isolato.
Infatti ci sono altre statistiche*, che anche in questo caso possono essere assolutamente discutibili, che affermano che nel mondo ci sono 1 miliardo e 154 milioni di atei e agnostici (Britannica Book of year), mentre per la World Christian Encyclopedia ci sono 1 miliardo e 71 milioni di agnostici e 262 milioni di atei nel mondo.
Ora se questi dati si avvicinano alla realtà effettiva delle cose, bisogna ammettere che sono in buona compagnia e che anche noi atei e agnostici abbiamo un cervello, una voce e abbiamo il diritto di non essere coinvolti e gettati nella mischia delle beghe tra le varie autorità religiose e tra questo o quell’altro credo.
Insomma anche noi, come chi crede in questa o in quella religione, meritiamo rispetto; perché anche noi crediamo, certo, crediamo che non esista alcuna entità superiore immanente o trascendente che dir si voglia e non vogliamo che qualcuno parli in nome nostro intruppandoci qui o là.
La religione poi è essenzialmente una questione intima e personale e tale deve restare, senza quindi cannibalizzare tutto e tutti con arroganza e invadenza. Ha i suoi luoghi precipui dove può essere esercitata ed entro quei confini deve restare. E se scoppia qualche polemica tra questo o quell’altro credo religioso, è in quei luoghi che se ne deve parlare, è tra le autorità e i credenti delle varie religioni che se ne deve discutere senza avere l’arroganza di invadere altri luoghi cercando la massima visibilità e attenzione possibili, senza avere la presunzione di coinvolgere persone che non sono minimamente interessate all’argomento in questione.
Ultimamente poi sembra essere in corso una competizione infantile tra i due gruppi di credenti più numerosi, tesa a dimostrare che la propria religione è migliore o più bella di quell’altra; una gara che ricorda un po’ quella tra bambini che si misurano l’organo sessuale.
Ma comunque la strumentalizzazione della religione per conquistare o mantenere il potere è talmente datata e scontata che per noi atei è acqua calda, aria fritta e non ce ne può fregare di meno; ovviamente fino al momento in cui non saremo tirati per i capelli nella mischia e allora saremo noi a pretendere delle scuse. Ma forse ci siamo già arrivati.
Enrico Sabatino
* http://atei.it/atei_statische.htm
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