di Marco Cedolin
Se la sentenza di luglio, relativa alle violenze e torture compiute dalle forze dell’ordine nei confronti di centinaia di giovani inermi all’interno della caserma di Bolzaneto, durante il G8 del 2001 era sembrata un vero e proprio
colpo di spugna, avendo portato alla condanna solamente15 dei 45 imputati a complessivi 24 anni di carcere, contro gli oltre 76 chiesti dai magistrati Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati, senza oltretutto contestare il reato di tortura dal momento che non esiste nel nostro ordinamento giuridico in spregio perfino alla convenzione ONU in materia di diritti dell’uomo, la sentenza di ieri riguardante la sanguinosa irruzione delle forze dell’ordine all’interno della scuola Diaz, sempre durante il G8 di Genova, riesce a fare perfino di peggio, assumendo il carattere di una vera e propria amnistia.
Nonostante nel corso del processo siano state dimostrate in maniera incontrovertibile le responsabilità degli agenti, sia per quanto riguarda le violenze gratuite nei confronti dei giovani che dormivano all’interno della scuola Diaz, sia in merito alla falsificazione delle prove consistenti in bombe molotov, picconi e spranghe portati sul posto dagli stessi poliziotti al fine di giustificare con l’inganno il proprio operato, la sentenza emessa dal prima sezione penale del Tribunale di Genova è di quelle da lasciare basito chiunque sia stato in grado di percepire la gravità degli accadimenti.
Tredici condanne e sedici assoluzioni (fra le quali tutti gli uomini appartenenti ai vertici della polizia) per un totale di 35 anni e sette mesi, ... ... rispetto agli oltre 108 anni chiesti dall'accusa, sembrano davvero troppo poco per dare l’illusione che in questo paese esista una qualche forma di giustizia anche quando a commettere i reati siano uomini appartenenti alle forze dell’ordine.
Alla luce di sentenze come quelle che dopo 7 anni hanno “graziato” i responsabili dei gravissimi fatti di sangue (ancora più gravi in quanto compiuti da coloro che dovrebbero fare rispettare la legge) accaduti durante il G8 di Genova del 2001, non stupisce più di tanto constatare come il poliziotto Spaccarotella, responsabile dell’assassinio
di Gabriele Sandri, avvenuto un anno fa all’interno del parcheggio di un autogrill, nonostante l’imputazione di omicidio non sia stato sospeso dal servizio e neppure abbia subito alcun procedimento disciplinare.
Non resta che prendere coscienza del fatto che le forze dell’ordine, anche quando sbagliano, di fronte alla legge continuino a rimanere “più uguali” rispetto a tutti gli altri.
Marco Cedolin
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