Come la storia degli ultimi decenni ci ha insegnato, i "grandi attentati" portano con sé quasi sempre dei livelli multipli di lettura, oltre a quello, primario, della destabilizzazione.
Questo meccanismo poteva non essere del tutto chiaro nel lontano dicembre 1969, quando esplose a Milano la bomba di Piazza Fontana. Riascoltando però le rievocazioni storiche di quel giorno, qualcosa di curioso salta all'occhio: quel giorno non fu una, ma furono ben tre le banche prese di mira dagli attentati.
Non solo ci fu un'esplosione alla Banca dell'Agricoltura di Milano (quella che causò 13 morti e dozzine di feriti), ma ve ne fu anche una alla Banca Nazionale del Lavoro di Roma (che fortunatamente causò solo feriti, ma nessun morto). La polizia inoltre trovò otto kilogrammi di esplosivo piazzati in una terza banca di Milano, la banca Commerciale, che furono disinnescati dagli artificieri prima che esplodessero.
Una banca può essere una scelta a caso, due possono essere una coincidenza, ... ... ma tre banche prese di mira nello stesso giorno debbono avere necessariamente un significato che va ben oltre il caso o la coincidenza.
Purtroppo non ho il tempo di fare una ricerca in questo momento (sono in partenza per Vittorio Veneto) ma spero che gli utenti vorranno provare a fare una piccola indagine per cercare di capire quale messaggio trasversale - che va naturalmente ad aggiungersi a quello, generico, della destabilizzazione - potesse essere contenuto in questa scelta curiosa dei bersagli da colpire il 12 dicembre 1969.
Grazie.
Massimo Mazzucco
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