La "flotta buonista" boicotta le indagini sugli scafisti. Ma prende milioni dallo Stato
di Chiara Giannini e Giuseppe Marino
Tre procure siciliane indagano sulle operazioni di soccorso delle Ong nel Mediterrneo e sul loro rapporto con gli scafisti.
Primo dubbio che i pm di Palermo, Catania e Trapani vogliono chiarire: chi finanzia le costose operazioni in mare? In parte, è la paradossale risposta, i soldi ce li mette lo Stato italiano. L'informazione è contenuta nel bilancio 2016 di Medici senza frontiere, una delle organizzazioni più attive nei salvataggi in mare, col pregio di garantire un minimo di trasparenza. Le Ong non dicono chi sono i loro grandi finanziatori, ma Msf dichiara di aver ricevuto 9,7 milioni di euro di fondi del 5 per mille Irpef. Di questa considerevole somma, nel 2016 dichiara di aver investito 1,5 milioni di euro per «ricerca e soccorso» nel Mediterraneo. Esattamente il tipo di attività attualmente sottoposta a un fuoco di critiche, tra l'altro, dall'agenzia europea Frontex, perché vanifica l'azione di contrasto agli scafisti da parte delle navi militari dell'operazione Sophia, andando incontro ai gommoni dei migranti a ridosso della costa libica, cioè prima che possano essere intercettati dalle navi militari.
C'è una vecchietta che va dal medico. "Mi dica signora - le chiede il medico - quale è il suo problema?"
"Guardi - risponde la vecchietta - In generale sto benissimo. Ho solo un piccolo problema all'intestino: faccio moltissime puzzette, praticamente in continuazione. Per fortuna - aggiunge la vecchietta con un sorriso furbo - sono tutte molto silenziose, e non fanno nessun odore. Pensi, da quando sono qui ne avrò fatte almeno una ventina, e lei non si è accorto di niente".
Il medico la visita accuratamente, e poi le prescrive una medicina. "Prenda questa - le dice il medico - e torni fra una quindicina di giorni".
In logica formale esiste una fallacia che si chiama "Post hoc ergo propter hoc", e accade quando si attribuisce erroneamente un evento Y ad una precedente causa X, capovolgendone spesso l'ordine causale.
Se io dico ad esempio "ogni volta che il gallo canta esce il sole, per cui è il gallo che fa uscire il sole", non solo ho stabilito una errata sequenza causa-effetto, ma ho anche capovolto la causalità, attribuendo al gallo che canta la responsabilità di far sorgere il sole, mentre è l'esatto contario. (Il gallo vede albeggiare, e quindi canta).
E' proprio questo l'errore che è stato commesso nella presentazione del rapporto di Reporters Sans Frontieres sulla libertà di stampa in Italia. Mentre ci dicono che "l’Italia ha guadagnato 25 posizioni, passando dal 77esimo del 2016 al 52esimo posto" nel mondo, ci avvisano anche che "Il livello di violenze contro i reporter è molto preoccupante, e alcuni politici - come il leader del M5s - non esitano a pubblicare l’identità di coloro che gli danno fastidio".
La vicenda Alitalia mette in luce due contraddizioni clamorose del sistema-pensiero neoliberista.
La prima contraddizione è la completa trasformazione del ruolo dei sindacati, che sono passati da effettivi difensori del lavoratore a semplici passacarte dei diktat delle aziende. In un mercato dove il ricatto da parte dell'azienda è diventato ormai la norma, i sindacati si sono lentamente trasformati in uno strumento di manipolazione mentale del lavoratore, costringendolo ad accettare compromessi sempre più umilianti "perchè altrimenti andiamo tutti a casa".
Ma il secondo aspetto del neoliberismo è sicuramente il più deleterio, ed è quello che supporta la mentalità per cui i guadagni sono sempre del privato, mentre le perdite diventano pubbliche.
Quando il buon Prodi lanciò Alitalia verso la privatizzazione, lo si faceva "per essere più competitivi" e "per adeguarsi alle regole del libero mercato". Allora spirava il vento fresco del neo-liberismo, e nessun impiegato della compagnia di bandiera protestò, allettato dall'idea che "il privato è sempre competitivo, per sua definizione". Sembrava quasi che mettersi nelle mani dei privati fosse un toccasana, "perchè loro sanno bene quello che fanno".
E' ufficialmente iniziata l'opera di demonizzazione mediatica di quelli che saranno in tutta probabilità i vincitori delle prossime elezioni politiche in Italia, ovvero il Movimento 5 Stelle.
E quale modo migliore di demonizzarli, se non quello di farli apparire come "pericolosi amici di Putin"?
Ci ritroviamo così un articolo su La Stampa di oggi, intitolato: "Il governo Usa avverte l’Italia: “Fate attenzione. Ci sono legami Russia-M5S”
Dall'articolo leggiamo: "Sono fonti governative americane a ricostruire per «La Stampa» quanto sta avvenendo, spiegando in particolare che sono preoccupate per l’influenza che la Russia sta cercando di avere sulle prossime elezioni italiane, nell’ambito di una strategia di interferenza che tocca tutta l’Europa, dopo quella adottata durante le presidenziali degli Stati Uniti."
Ma che gentili, queste "fonti governative americane", che "ricostruiscono per «La Stampa» quanto sta avvenendo". Davvero i nostri amici americani si preoccupano per il nostro futuro. Ma poi, quale sarebbe mai la "strategia di interferenza adottata durante le presidenziali degli Stati Uniti" di cui parla La Stampa?
Quali percentuali avrebbe oggi nei sondaggi il Movimento 5 Stelle, se non combinassero un casino alla settimana?
Non era ancora finita l'imbarazzante faccenda di Grillo che sfugge alle responsabilità del blog, nascondendosi dietro a quisquilie legali, che arriva la notizia del "siluramento" della neocandidata a sindaco di Genova, eletta dalla rete e subito dopo sconfessata da Grillo in persona.
"A coloro che non capiscono questa mossa - ha detto Grillo - chiedo di fidarsi di me".
Va bene Beppe ci fidiamo, di sicuro tu saprai qualcosa che noi non sappiamo. Ma allora scusa, perchè non l'avete sfiduciata prima del voto online? Perchè dare luogo alla procedura delle comunarie on-line, solo per cancellarne il risultato 24 ore dopo?
Va bene dare inconsapevolmente delle armi al nemico, ma qui si tratta di spararsi direttamente nei genitali una volta alla settimana.
E' rivoltante vedere quello che sta succedendo in questi giorni nel PD. Un partito che ha preso il potere tre anni fa nel nome del "ce lo chiede l'Italia", e che ora ha rivelato l'aspetto più bieco di questa classe politica ormai obsoleta: l'egoismo individuale. E' rivoltante vedere questi personaggi della cosiddetta "sinistra PD" che galleggiano vergognosamente fra il calcolo personale e la paura di restare con il culo per terra.
Ad oggi, non ce n'è uno che abbia avuto il coraggio di dire chiaramente "me ne vado perchè non mi riconosco più in questo partito". Tutti che fingono, tutti che accennano, tutti che navigano a vista, tutti che parlano "nel nome e per il bene del nostro paese", mentre fanno la conta su quante probabilità abbiano di conservare la propria poltrona uscendo piuttosto che restando. Persino Bersani, questa sera da Floris, è riuscito a non dire chiaramente che esce dal PD.
Ma il più disgustoso di tutti è stato Emiliano, che prima si fa fotografare con il terzetto dei secessionisti (insieme a Rossi e Speranza), ma poi all'ultimo momento lascia che gli altri due escano e gli richiude la porta alle spalle, restando dentro. Viene in mente la famosa barzelletta "vai avanti tu, che a me viene da ridere".
Vigliacchi, ambigui, viscidi. Esseri umani rivoltanti, senza ideali, senza carattere, senza nessuna dirittura morale.
Gli studenti americani si sono ribellati, la scorsa settimana, ed hanno impedito ad un portavoce di Donald Trump di venire a tenere un discorso all'Università di Berkeley. Incuranti dei getti d'acqua e dello spray urticante della polizia, questi studenti hanno lottato fino all'ultimo per affermare il proprio diritto di non vedere il loro campus calpestato da un personaggio con cui non volevano avere nulla a che fare.
I cittadini catalani stanno portando avanti da mesi una dura lotta per riuscire a fare il referendum sulla secessione, e stanno obbligando il premier Mariano Rajoy a ricorrere a tutte le più sofisticate armi burocratiche pur di impedirglielo. Avanti di questo passo, riusciranno sicuramente a meritarsi il diritto di votare liberamente sul futuro della propria regione.
In Romania da quasi una settimana il popolo è sceso in piazza contro le riforme del governo, che voleva abolire il reato di abuso di ufficio e altri reati minori. Compatti e uniti, i cittadini romeni sono riusciti ad ottenere il ritiro del nuovo regolamento da parte del proprio governo, e ora, non contenti, chiedono anche la testa del proprio primo ministro.
La notizia è sorprendente per tutti: Romeo stipula una polizza sulla vita a favore di Virginia Raggi (quando era consigliere comunale), e poi Raggi, da sindaco, promuove Romeo a capo della segreteria. Ora si aprirà la solita querelle: lei sapeva o non sapeva? Se sapeva, perchè ha accettato la polizza? Se non lo sapeva, veniva ricattata?
Ragazzi, io non ci capisco più niente. Ormai questa faccenda di Roma assomiglia sempre di più a una brutta telenovela messicana. Chi di voi ha una luce da offrire, ci aiuti perfavore a schiarirci le idee.
M.M.
Dopo che la Consulta ha decapitato l'Italicum, togliendo il ballottaggio, quello che ci rimane è una miserrima legge proporzionale, che non permetterà a nessuno di governare. Mettendo inoltre il premio di maggioranza al 40%, si illudono i vari partiti di poterci arrivare da soli, mentre sanno tutti benissimo che questo non sarà possibile.
In questo momento infatti stanno tutti coltivando l'illusione del 40%. Renzi dice "Ci siamo già riusciti una volta, perchè non riprovarci?" Berlusconi-Salvini-Meloni sotterranno le asce di guerra e dicono "Noi siamo gli unici che possono arrivare al 40%". Grillo a sua volta è convinto che il 40% sia a portata di mano dei 5 Stelle.
Peccato che per accontentare tutti dovrebbe votare il 120% degli italiani, senza che un solo voto andasse disperso.
In realtà stanno cadendo tutti - più o meno consapevolmente - nel trappolone tesogli dalla Consulta, il cui vero scopo era duplice ed evidente: a) togliere ai 5 stelle la possibilità di andare al governo da soli (vincendo il ballottaggio), e b) gettare l'Italia nel caos, obbligando le forze politiche ad inciuci di tali dimensioni da rendere effettivamente innocua qualunque alleanza trasversale.
E così lo status quo continuerà a regnare sovrano.
A questo punto un bravo stratega si porrebbe la domanda: casco anch'io nel trappolone, e mi agito inutilmente nella melma, oppure spariglio le carte e mi gioco una partita completamente diversa? [...]
In questo video, pubblicato nel giorno stesso delle votazioni online, Claudio Messora aveva chiaramente messo in guardia il Movimento 5 Stelle da ciò a cui sarebbero andati incontro nel cercare una alleanza con l'ALDE. Peccato che nessuno gli abbia dato retta.
Fonte Byoblu