Nel mondo anglosassone, con il termine cancel culture si intende quel meccanismo che tende ad escludere un individuo da qualunque circolo sociale o professionale, sia nella realtà che nel mondo virtuale.
Ma da noi, in Italia, questo termine sembra stare assumendo un significato molto più letterale: quello di cancellare – fisicamente – qualunque articolo o informazione dalla rete che possa risultare in qualche modo scomodo al pensiero dominante.
Lo abbiamo visto con le pagine di Wikipedia, dalle quali sono scomparse importanti informazioni storiche, come ad esempio la strage di Odessa, che da “massacro operato da bande naziste” si è trasformata in un semplice “incendio in cui morirono delle persone”. Oppure la pagina relativa ai missili Tochka, dalla quale è scomparsa la data di fine dotazione da parte dei russi, per poter continuare ad incolparli del massacro di Kramatorsk, nascondendo il fatto che fossero invece stati gli Ucraini a compierlo.
Riceviamo e pubblichiamo
di Maurizio Vezzosi
Negli ultimi giorni ho visitato entrambi i luoghi – Stary Krim e Mangush – dove secondo l'ormai de facto ex-sindaco di Mariupol si troverebbero fino a novemila vittime civili sepolte in presunte fosse comuni: per quello che mi è dato sapere nessun altro giornalista italiano ha visitato, almeno fino a mercoledi scorso, i luoghi in questione.
Nell'ultima puntata di Controcorrente è andato in onda un servizio sul tema delle presunte fosse comuni con la mia firma e alcune delle mie immagini. L'altro nome con cui è stato firmato il servizio è quello di Gianni Sileo, giornalista che non conosco e con cui mai ho collaborato. Non so dire se la voce del servizio sia sua o di un'altra persona: quel che è certo è che. per ragioni a me non note, nessuno della redazione di Controcorrente ha tenuto conto di quanto da me rilevato sul campo e da me riferito prima di mandare le immagini per il servizio.
Non appena rientrato da Mangush ho avvertito la redazione del fatto che utilizzare l'espressione “fossa comune” risultasse del tutto improprio e che le sepolture in questione riguardassero un cimitero. Ma paradossalmente, il servizio firmato con il mio nome spiega che a Mangush “e' stata trovata un'enorme fosse comune con centinaia di corpi, di uomini donne e bambini che sarebbero stati uccisi o morti di stenti senza cibo né acqua per oltre un mese” senza chiarire su quali fatti si basino queste affermazioni, o meglio lasciando intendere di averle ricevute dal proprio inviato, ossia da me.
Ieri sera ho provato a guardare la trasmissione di Giletti “Non è l’arena”. Dico “provato” perchè ne ho guardato 5 minuti, poi non ce l’ho fatta e ho dovuto spegnere il televisore.
Ma in quei 5 minuti iniziali ho fatto in tempo a capire l’impostazione del programma, e questo mi è bastato. Giletti infatti, parlando dei fatti di Bucha, si domandava, con tono serioso e preoccupato (Giletti è un grande attore mancato), “come mai possano esistere delle persone che mettono in dubbio quello che è successo”.
“I reporter sono stati là e hanno visto i morti con i loro occhi – diceva Giletti recitando la parte dello stupito - come è possibile che ci sia gente che non gli crede?”
A quel punto ho urlato “Non è che non credano ai morti, idiota che non sei altro. Non credono che ad uccidere quella gente siano stati i russi, che è una cosa molto diversa!!!”
Dopodichè ho chiuso il televisore, perchè ho capito il perfido gioco, e l’ipocrisia di Gilletti mi dava troppo fastidio. Mi urtava nel profondo.
Con la guerra in Ucraina ci stiamo dimenticando troppo rapidamente del mare di bugie da cui siamo stati sommersi durante il periodo del covid. Per non dimenticarlo, ripubblichiamo un video che era già stato segnalato in precedenza nei commenti liberi.
L'autore del video è iscritto sul sito con il nick "baseluna".
Intervista a Federico Povoleri sul suo nuovo libro: "Sub Limen 2 - Alla conquista delle menti: il lato oscuro di Hollywood". Argomenti: l’effetto zombie sulle moderne pandemie – Quando la radio era nemica dei “professionisti dell’informazione” – Da quando un diamante è per sempre? – Kubrick, indecifrabile – La programmazione predittiva, ormai onnipresente nel cinema moderno. Il libro è disponibile in tutte le maggiori librerie online (Mondadori, IBS, Rizzoli, Amazon, ecc).
Non conosco una sola persona, vaccinata o meno che sia, che non abbia almeno storto la bocca, se non espresso sincero disgusto, per il video dei “tre tenori” in camice bianco.
Funzioni e mandato del presidente RAI – La guerra della casta – Il caso Fazio: il problema dell’autonomia – La profezia di Giulietto Chiesa – La disaffezione del pubblico verso il messaggio istituzionale – TV e social media: due mondi ormai separati.
Ogni tanto arriva anche qualche buona notizia. Quella di oggi è che chiudono due dei tre telegiornali di Mediaset, e cioè Studio Aperto di Italia Uno e il Tg4. Resta in vita il Tg5, mentre le prime due testate verranno accorpate al TgCom24 (che ha comunque uno share relativamente basso di ascolti).
Le motivazioni che vengono date ufficialmente per questo vistoso ridimensionamento sono a) un drastico calo degli ascolti e b) una “ottimizzazione” delle forze produttive. In altre parole, dicono a Mediaset, non serve mandare ad un evento tre giornalisti per tre testate diverse, quando ne basta uno che poi condivida i materiali con le altre due.
In realtà, dei due problemi citati (calo degli ascolti e ottimizzazione produttiva), soltanto il primo è quello reale. Il secondo non è che una conseguenza del primo.
Ieri sera Mario Giordano è tornato a fare giornalismo in televisione.
Nella puntata di apertura della nuova stagione di “Fuori dal coro”, Giordano ha affrontato tutti i temi tabù della questione covid. Ha criticato apertamente il clima di terrore che si è instaurato contro tutti coloro che non si allineano alla narrazione unificata. Ha denunciato, in proposito, gli insulti impronunciabili contro i no-vax da parte di Burioni, Lucarelli, Scanzi, Cazzola, ecc. Ha fatto parlare senza filtri Luc Montagnier, dimostrando che sia tutt'altro che un "rincoglionito" (come vorrebbero i suoi detrattori). Ha invitato in trasmissione il dott. Mangiagalli, promotore delle cure domiciliari. Ha dedicato un toccante capitolo alla vicenda di De Donno, mostrando la clip nella quale De Donno, in senato, denunciava come gli avessero platealmente scippato la sperimentazione del plasma (per farla finire nel nulla, come tutti sappiamo).