di ZLATOROG
Sembra incredibile come anche le iniziative migliori si concludano praticamente sempre nella stessa direzione, ovvero quella voluta dai soliti noti.
Mi riferisco al reddito di cittadinanza, legge bandiera del M5S, che partendo da un'idea assolutamente giusta e condivisibile, ovvero quella di sostenere economicamente i molti cittadini che si trovano disoccupati e in stato di povertà, si sta sviluppando nella sua realizzazione anche in un' ennesimo tentativo di orientamento che sembra quasi uscito dalla penna di Soros.
Per chi ancora non ne fosse a conoscenza, queste sono alcune delle norme che regoleranno il beneficio:
"Nel caso di un cittadino single l'importo massimo è di 780 euro, ma si tratta di una cifra da dividere in due parti. L'importo massimo del Reddito di cittadinanza in quanto tale arriva fino a 500 euro. A questa cifra si somma un importo di 280 euro se si è titolari di un contratto di affitto o 150 se si vive in una casa di cui si sta pagando un mutuo. Solo in questo modo l'importo massimo totale può raggiungere i 780 euro. Diversamente, se ad esempio si vive in una casa di proprietà, la cifra massima arriva a 500 euro.
170 morti in mare nei naufragi degli ultimi giorni. Ha buon gioco la sinistra nel dare la colpa a Salvini (patetico il sindaco Orlando, che arriva addirittura ad invocare "una nuova Norimberga"), e fa bene Salvini a respingere le accuse, e a confermare la linea della fermezza.
Adesso però si pone un problema: visto che le partenze non si fermano in ogni caso - e visto quindi che la gente continuerà a morire in mare - è sufficiente continuare a ripetere che "L'italia ha già dato", e che "ora se ne deve occupare l'Europa", senza fare nulla di concreto perchè ciò avvenga?
Mi spiego meglio: se è vero che il problema va risolto a livello europeo - e su questo nessuno può avere dei dubbi - perchè poi l'Italia non fa nulla perchè questo avvenga?
Mi rivolgo a chi si intende di economia, perchè mi (ci) spieghi se davvero il salvataggio di Banca Carige effettuato dall'attuale governo sia poi così diverso da quelli effettuati dai governi PD negli anni più recenti.
Perchè se ascolti Renzi ti senti dire che siamo di fronte ad un "provvedimento fotocopia" di quelli effettuati dal PD negli anni scorsi, mentre se ascolti Di Maio "questo è tutto un'altra cosa, perchè noi non abbiamo sborsato nemmeno un euro e perchè noi abbiamo protetto gli investitori, mentre il PD non l'ha fatto."
Ma come è possibile conciliare due versioni così differenti? E' chiaro che la risposta sta nelle sfumature, e che sicuramente nelle sfumature i 5 Stelle qualche differenza l'avranno fatta. Ma a me la cosa che interessa capire è questa: nella sostanza - e non solo nelle apparenze - questa ultima scelta dei 5 Stelle è la prova provata che predicano bene e razzolano male?
Due navi in mare. 49 migranti a bordo. Nessuno li vuole. Che cosa fare?
Il caso sta diventando emblematico, poiché sintetizza un braccio di ferro che l'Italia - o meglio, Matteo Salvini - ha intrapreso con il resto dell'Europa.
Salvini dice: noi abbiamo già dato, adesso tocca a qualcun altro. Giusta o sbagliata che sia, la sua è una scelta precisa. È il frutto di una strategia: quella di obbligare l'Europa a riconoscere una volta per tutte che quello dell'immigrazione è un problema comune. Certo che ci vanno di mezzo quei 49 poveracci, ma è chiaro a questo punto che il problema non sono loro, ma è qualcosa di molto più grosso.
Ma proprio nel mezzo di questo braccio di ferro arriva Di Maio che dice: facciamo sbarcare almeno le donne e bambini. Proposta assolutamente stupida e non risolutiva, oltre che impraticabile.
Nella prima parte di questo video, Claudio Messora sintetizza i dubbi che hanno colto molti di noi, dopo la chiusura delle trattative con l'Europa. Siamo proprio sicuri di aver riportato una "vittoria", come dicono Salvini e Di Maio, o piuttosto si è trattato di una sconfitta abilmente mascherata?
Qui puoi firmare la petizione.(Attenzione: se avete GMAIL la mail di conferma vi arriva nella cartella "promozioni")
In un articolo della scorsa settimana mi ero chiesto quale fosse esattamente la strategia di Salvini rispetto all'Europa. Di fronte alle sue sbruffonate da bar ("aspettiamo la lettera di Babbo Natale"), si presentavano infatti due possibilità diverse: la prima, che Salvini sperasse di farla franca, riuscendo a mantenere intatto il suo 2,4, ed uscendo a testa alta dal duello con Bruxelles. Sarebbe stato un eroe nazionale. La seconda è che cercasse lo scontro con l'Europa, obbligandoli a far scattare la procedura di infrazione, per poi fare la vittima e trarne un sostanzioso vantaggio elettorale. Sarebbe stato un eroe alle urne.
Invece a quanto pare non aveva in mente nessuna di queste strategie. E' bastata una cena di Conte con Juncker, ed improvvisamente il nostro governo ha dovuto calare le braghe con l'Europa.
Quello che prima era un "non si arretra di un millimetro" è diventato un molto più arrendevole "i decimali non sono così importanti". (Non sono importanti un par de ciufoli: lo 0,2% vale circa 3 miliardi e mezzo di Euro). E ora che Bruxelles ha capito che ci siamo spaventati, ha subito raddoppiato la posta. Dombrovsky oggi ha detto "Non basteranno dei ritocchi di facciata, l'Italia deve cambiare sostanzialmente la propria manovra economica."
Dopo lunghe settimane di dibattito animoso e sterile, alimentato da slogan e frasi fatte, finalmente un intervento concreto che cerca di analizzare con logica e razionalità la nostra situazione economica.
Che arrivasse la bocciatura di Bruxelles lo sapevamo tutti. Il nostro governo non ha fatto nulla per evitarla, visto che ormai da settimane vanno dicendo a voce alta che "della manovra non si cambia una sola riga".
E fin qui la cosa ci può stare. Abbiamo fatto una scelta, ed è giusto difenderla fino in fondo. Soltanto il tempo potrà dire se sia stata una scelta giusta o sbagliata.
Quello che invece risulta più difficile da capire è il tono di strafottenza di Salvini. A cosa serve prendere in giro la commissione europea, dicendo sarcasticamente "ora aspettiamo la lettera di Babbo Natale"?
Perchè una cosa è tirare dritti per la propria strada, dicendo che a noi sembra quella giusta, per cui abbiamo diritto di fare quello che ci sembra più utile per il nostro paese. Un'altra è perculare pubblicamente i burocrati di Bruxelles, provocandoli in modo plateale tramite la stampa e la televisione.
Marco Cedolin, scrittore e attivista, ha vissuto per diversi anni in Val Susa, condividendo da vicino le lotte dei no-Tav. In questa intervista, realizzata nel 2012, spiega le motivazioni principali che hanno portato all'opposizione popolare contro il progetto del traforo transalpino. Vale la pena di riascoltarla oggi, alla luce degli ultimi sviluppi del dibattito sulla TAV.