Di Elia Dallabrida (Decalagon)

Recentemente, uno studio pubblicato su “Nature Communications" ha portato alla luce nuove evidenze che potrebbero non solo espandere la nostra comprensione dell'origine della vita sul nostro pianeta ma anche riorientare il nostro sguardo verso le stelle con rinnovata meraviglia. Questa ricerca spalanca le porte all'ipotesi della panspermia, suggerendo che la vita, nella sua forma più elementare, potrebbe viaggiare attraverso lo spazio grazie a frammenti di antichi oggetti cosmici, seminando l'esistenza attraverso i confini planetari. La scoperta di composti organici complessi all'interno dei meteorit, scoperti tramite nuovi metodi di analisi, getta quindi nuova luce sulla possibilità di vita nel nostro sistema solare e oltre, invitandoci a riflettere sulla nostra posizione nell'universo e sulle infinite possibilità che esso contiene.

 

Il comunicato stampa ufficiale dell'università di Münster, ci dice che:

"Le origini della vita sul nostro pianeta sono ancora avvolte nel mistero e alcuni ricercatori ritengono che la prima materia biologicamente rilevante sia stata trasportata sulla Terra nei meteoriti oltre quattro miliardi di anni fa. Tra questi rientrano ad esempio composti organici complessi come amminoacidi o idrocarburi. Tuttavia, queste molecole hanno solo concentrazioni molto basse e gli esperti generalmente devono separarle dal meteorite utilizzando solventi o acidi e poi arricchirle per scopi analitici. Il team di Christian Vollmer è stato il primo a poter dimostrare l'esistenza di questi composti di azoto biologicamente rilevanti nel meteorite Winchcombe senza prima trattarli chimicamente, sebbene anche qui le concentrazioni di queste sostanze siano molto basse.Nel loro lavoro i ricercatori hanno utilizzato un microscopio elettronico moderno e ad alta risoluzione, come si trova solo in poche località in tutto il mondo. Questo "supermicroscopio" del laboratorio SuperSTEM di Daresbury in Inghilterra non solo raffigura composti ad alto contenuto di carbonio con risoluzione atomica, ma può anche analizzare chimicamente i campioni per mezzo di un nuovo tipo di rilevatore. "Dimostrare l'esistenza di questi composti organici biologicamente rilevanti in un meteorite non trattato è un risultato significativo per la ricerca", afferma Vollmer. "Ciò dimostra che gli elementi costitutivi della vita possono essere caratterizzati in questi sedimenti cosmici anche senza l'estrazione chimica".

Lo sviluppo è di grande importanza anche perché il trattamento chimico comporta il rischio che queste fragili sostanze vengano modificate. Ecco perché i metodi analitici qui applicati alla materia solida sono potenzialmente preziosi anche per la ricerca su piccoli campioni extraterrestri riportati sulla Terra da missioni spaziali - come le particelle di polvere degli asteroidi recentemente riportate dall'Agenzia spaziale giapponese (Hayabusa2) e dalla NASA. (OSIRIS-REx)."

L'ipotesi quindi della panspermia, che propone la nascita della vita sui corpi celesti come un fenomeno interstellare distribuito da asteroidi, comete e meteoriti, trova nuove prove in questo studio rivoluzionario. Analizzando questi oggetti caduti sulla Terra, gli scienziati hanno identificato molecole organiche complesse, elementi fondamentali per lo sviluppo della vita per come la conosciamo. Questi risultati non solo rafforzano l'idea queste sostanze siano diffuse nell'universo ma avanzano anche la possibilità affascinante che la vita sulla Terra possa avere origini extraterrestri.

Negli ultimi decenni tuttavia, altre ricerche hanno fornito prove simili, inclusi perfino campioni di DNA e RNA e nucleobasi. Nel 2022 ad esempio è stata pubblicata la scoperta di tutte e cinque le basi che compongono il DNA e l'RNA (adenina, guanina, citosina, timina e uracile) in campioni di meteoriti. Questo studio, pubblicato in 'Nature Communications', utilizza tecniche di estrazione e analisi sensibili per identificare questi composti in quattro campioni di meteoriti caduti in Australia, Kentucky e British Columbia, risalenti a decenni fa. Fonte

Nel 2020 è stato anche identificato l'esametilentetramina (HMT) e possibili derivati dell'HMT nei meteoriti di Murchison, Tagish Lake e Murray. L'HMT è considerato un precursore della chimica prebiotica nel sistema solare interno. La presenza dell'HMT e dei suoi derivati nei meteoriti supporta l'ipotesi che questi composti organici possano formarsi nello spazio e suggerisce che le condizioni per la chimica prebiotica potrebbero essere comuni nel sistema solare?. Fonte

Un'indagine dettagliata, risalente al 2018, sui cristalli di sale blu e viola trovati in meteoriti ha rivelato la presenza di materia organica e tracce di acqua liquida, che potrebbero risalire all'inizio del nostro sistema solare, circa 4,5 miliardi di anni fa. Questi cristalli di sale contenevano un'abbondante materia organica associata ad acqua liquida, cruciale per l'origine della vita e la formazione di composti organici complessi nello spazio. Il team di ricerca ha utilizzato tecniche all'avanguardia per analizzare questi componenti organici, offrendo nuove prospettive sulla geologia degli asteroidi e sulla narrazione della storia precoce del nostro sistema solare? Fonte

Le profonde implicazioni di questa scoperta

Quest'ultimo studio non è solo una pietra miliare per la scienza, dati i suoi rinnovati sistemi di analisi, con implicazioni dirette sulla ricerca dell'origine della vita e sull'astrobiologia; è anche un promemoria della nostra infinita ricerca di conoscenza e del nostro posto nell'universo. Se la vita può infatti viaggiare attraverso lo spazio e fiorire su pianeti diversi dalla Terra, l'idea che non siamo soli diventa non solo possibile ma altamente probabile. Proviamo solo a pensare alla potenziale fecondità di mondi come Marte e le lune oceaniche di Giove e Saturno come Encelado ed Europa. Questi corpi celesti potrebbero essere candidati ideali per la ricerca di vita extraterrestre, e missioni future saranno forse in grado di scoprire non solo prove di vita passata ma anche ecosistemi attivi al di fuori della Terra, e solo nel nostro vicinato cosmico!

Riflessioni finali: un universo brulicante di vita?

Per concludere, l'indiscutibile dimostrazione dell'esistenza di tali composti organici nei meteoriti sottolinea un importante cambio di paradigma nella nostra comprensione dell'universo, suggerendo che la vita, nelle sue forme più elementari, potrebbe essere molto più comune e diffusa nello spazio di quanto precedentemente immaginato. Questa nuova prospettiva ci invita a riconsiderare ampiamente il nostro approccio all'esobiologia, con l'idea che i meteoriti, i quali sono un numero incalcolabile, possano fungere da vettori per la diffusione della vita nel cosmo - solo nel nostro sistema solare, infatti, si stima che ci siano milioni di asteroidi. Ciò implica una visione dell'universo non più come un vuoto freddo e deserto, ma come un luogo ricco di una vastità inimmaginabile e variegata di potenziale biologico.