Come al solito, “stupisce lo stupore”.

Di fronte al caso Toti, come al caso Emiliano, come al caso del Piemonte, e come è sempre accaduto nel corso della storia, ogni volta che si scopre un caso di corruzione da parte di un politico si casca dalla nuvole e si finge di scoprire – ohibò - che il tale dei tali non era quella persona integra e pulita che tutti pensavano che fosse.

In realtà, tutti noi sappiamo benissimo che potere e denaro sono inestricabilmente legati, in forma esponenziale. Più si sale nella scala del potere, più tale potere diventa appetibile per chi può trarne un vantaggio personale. Oggi è il proprietario della catena di supermercati che ha bisogno delle autorizzazioni, ieri era l’imprenditore miliardario che vuole aprire l’ennesima clinica privata, domani sarà la cordata internazionale che vuole acquistare un intero sistema di telecomunicazioni.

A sua volta, il politico ha bisogno dei voti per salire al potere, ed è quindi lui per primo, nel momento in cui accetta le donazioni, a “mettersi a disposizione”. E’ lui ad innescare quello “scambio” che poi lo portarà a restuire l’aiuto economico in forma di favori politici.

E’ tutto chiaro, è tutto palese, è tutto evidente. E’ la natura umana che ha elevato il “do ut des” a forma sistemica di correlazione sociale.

Ma allora, perchè continuiamo a stupirci? Perchè ogni volta che una di queste correlazioni viene rivelata pubblicamente – pur facendo parte della natura delle cose - caschiamo tutti dal pero?

Massimo Mazzucco