Qualunque persona ragionevole, che non parli per partito preso,
riconoscerà a questo punto che i dubbi rispetto alla versione
ufficiale sono a
dir poco imbarazzanti. Ma da questo a concludere che si sia trattato di
una cospirazione nel senso più classico del termine, c'è
ancora un passaggio intermedio: è la teoria, abbastanza diffusa,
del "lo sapevano, me se lo sono lasciato succedere".
Al proposito proponiamo due semplici ragionamenti, che vorrebbero
mostrare come in realtà si tratti di una possibilità
fasulla, che si autoesclude da sola.
Se si vuole infatti considerare bin Laden, oltre che burattinaio
degli attentatori, anche il mandante primo di
quegli attentati, avremmo una colossale contraddizione logica, in cui
chi opera a fin di male finisce per fare un piacere enorme
all'avversario che vuole colpire, essendo inoltre ben conscio di farlo.
Bin Laden infatti - uomo CIA per ammissione della CIA stessa - non
poteva in nessun modo non sapere che questi attentati avrebbero fornito
agli Stati Uniti proprio il pretesto per attaccare l'Afghanistan che
questi già andavano cercando da tempo: sono infatti ben note le
minacce da parte degli uomini di Cheney ai Talebani, nel Luglio di
quell'anno, durante le trattative, poi fallite, per l'oleodotto verso
il Mar
Caspio. L'alternativa posta dagli americani ai Talebani sarebbe stata
letteralmente di scegliere fra "venire ricoperti di un tappeto d'oro,
oppure di un tappeto di bombe" (1).
E' quindi impensabile che vi sia stata l'intenzione di "fare del male"
agli USA, da parte di bin Laden, quando da una parte lui non ci ha
apparentemente guadagnato nulla, mentre dall'altra sapeva di far loro
il
più bel regalo del mondo. Già le probabilità che
un violentatore scelga proprio una vittima masochista, senza saperlo,
sono davvero remote; se poi i due si conoscono, ciò diventa del
tutto impossibile. (Se proprio avesse voluto far loro un dispetto, a
quel punto bin Laden gli attentati avrebbe dovuto "non farli", casomai.)
In secondo luogo, una effettiva azione indipendente da parte di bin
Laden
non spiegherebbe più come un piano di guerra per attaccare
l'Afghanistan fosse pronto addirittura prima degli attentati stessi.
Tra "lasciar succedere" e avere informazioni sufficienti per
programmare una guerra fin nel minimo
dettaglio ce ne passa.
Ma soprattutto, come abbiamo
visto, l'operazione - priva di un piano
vero e proprio già in partenza - non sarebbe potuta andare in
porto senza la collaborazione attiva di alti gradi del comando militare
e della stessa vice-presidenza, che non hanno fatto intervenire
i
caccia come avrebbero dovuto, e ne hanno deviato il corso quando questi
erano comunque intervenuti in virtù di certi automatismi della
difesa stessa.
Diventa quindi abbastanza difficile immaginare che 19 scapicollati si
siano presentati agli alti comandi del Norad per chiedere "di chiudere
un occhio sui cieli d'America" in un certo giorno particolare, solo
perchè il loro piano terroristico avrebbe potuto funzionare solo
in quel caso.
Mentre, quando vi sia la partecipazione attiva di ambo le parti, non si
chiama più "lasciar succedere", si chiama concorso a delinquere.
Non dimentichiamo infine, fra le altre cose, che il presunto "cattivo"
bin Laden non è mai stato catturato. Davvero così
difficile farlo? Oppure un premio per aver "indovinato" così
magistralmente il migliore dispetto che potesse mai fare al suo
avversario?
Nota (1) - La frase, divenuta poi nota, fu inizialmente riportata dal
libro "Bin Laden: La Veritè Interdite" (la verità
proibita), dei francesi Jean-Charles Brisard and Guillaume Dasquie, i
quali hanno realizzato una documentata ricerca su tutti i retroscena
della guerra in Afghanistan.