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Questa è una tra le domande più importanti del film, perché attorno alla questione delle fasce di Van Allen ruota il dibattito sulla effettiva fattibilità tecnica di un viaggio extra-orbitale. Era possibile all’epoca delle missioni Apollo (1969 – 1972)? È possibile ora, a quasi 50 anni di distanza?3 - Se è vero, come sostiene la NASA, che 50 anni fa il viaggio sulla luna ha comportato dosi di radiazioni "trascurabili" per gli astronauti, perché oggi la stessa NASA, parlando delle fasce di Van Allen, dichiara che "dobbiamo risolvere queste sfide prima di poter mandare delle persone in questa regione dello spazio"?
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La dose alla quale il 50% dei soggetti esposti muore (LD50) per l'essere umano è 200 rad (0.2 krad, 2 gray), la dose alla quale il 100% muore (LD100) è di 400rad (0.4krad, 4 grey).Physical
Hardened chips are often manufactured on insulating substrates instead of the usual semiconductor wafers. Silicon on insulator (SOI) and sapphire (SOS) are commonly used. While normal commercial-grade chips can withstand between 50 and 100 gray (5 and 10 krad), space-grade SOI and SOS chips can survive doses many orders of magnitude greater. At one time many 4000 series chips were available in radiation-hardened versions (RadHard).
Detto questo, però, non posso non affermare che, dati alla mano, un attraversamento rapido delle fasce, come quello adoperato durante le missioni Apollo, in condizioni normali (ovvero in assenza di eruzioni solari prima o durante l'attraversamento) non avrebbe procurato alcun problema ne all'elettronica ne tanto meno agli astronauti (per le pellicole è un altro paio di maniche, ma su quelle mi sono già espresso in dettaglio nel mio studio).During Orion's EFT-1, its highly complex avionics system "performed near flawlessly," says Anderson. "Very few anomalies were experienced across the entire mission. The stability of Orion's data network was demonstrated by ‘zero' bit errors during flight – despite operating and flying through extremely challenging radiation and thermal environments," Anderson adds. (See Figure 2 on following page.)
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JProctor ha scritto: Il presente thread parte dalle risposte date dai debunkers alla terza domanda del documentario American Moon:
Questa è una tra le domande più importanti del film, perché attorno alla questione delle fasce di Van Allen ruota il dibattito sulla effettiva fattibilità tecnica di un viaggio extra-orbitale. Era possibile all’epoca delle missioni Apollo (1969 – 1972)? È possibile ora, a quasi 50 anni di distanza?3 - Se è vero, come sostiene la NASA, che 50 anni fa il viaggio sulla luna ha comportato dosi di radiazioni "trascurabili" per gli astronauti, perché oggi la stessa NASA, parlando delle fasce di Van Allen, dichiara che "dobbiamo risolvere queste sfide prima di poter mandare delle persone in questa regione dello spazio"?
Come sappiamo le fasce di Van Allen hanno rappresentato un oggettivo limite esplorativo per tutte le missioni spaziali con equipaggio della storia, con la sola eccezione del programma Apollo. Ma i motivi non sembrano essere chiari ed univoci.
Ora, con la recente missione Orion (primo lancio, dicembre 2014) che ha come obbiettivo studiare le fasce in previsione di future missioni nello spazio aperto, il problema delle “intense radiazioni” si riapre.
Cos’è cambiato rispetto a 50 anni fa, da non consentirci più di attraversarle con facilità, per ben 12 volte in quattro anni (anche nelle zone equatoriali), con conseguenze impercettibili sugli astronauti?
Molti tabloid, e blog di debunker su internet sostengono che sia l’elettronica. D’altronde, l’unico significativo cambiamento che sia occorso all’ingegneria aerospaziale dal primo sbarco sulla Luna.
Una foto dell'Apollo Guidance Computer.
La loro principale argomentazione, in sommi termini, è che il pericolo per le “persone”, di cui parla inequivocabilmente Kelly Smith nel video di presentazione, sarebbe rappresentato dal possibile guasto dei componenti del sistema di guida della capsula, che pregiudicherebbe indirettamente la sopravvivenza a lungo termine degli occupanti. Dato dal presupposto che tali componenti sarebbero più sensibili alle radiazioni cosmiche rispetto a quelli della capsula Apollo e rispetto al corpo umano.
Questa discussione nasce per scoprire se tale presupposto abbia fondamento scientifico oppure no.
Per fare un esempio nostrano:
Nella sezione 8.2 del suo libro assertorio “Luna? Si, ci siamo andati” ( qui messo in vendita a 16,64€) il debunker Attivissimo cita lo stesso video della NASA, commentandolo così:
«Prima di tutto, Smith sta parlando di danni ai componenti di Orion, non di danni agli astronauti: infatti parla specificamente di rischi riguardanti “il sistema di guida, i computer di bordo e altri strumenti elettronici”. Lo fa perché l'elettronica integrata usata nei veicoli spaziali di oggi è più sensibile agli effetti delle radiazioni di quanto lo fossero i cablaggi e i circuiti integrati semplici degli anni Sessanta per via della densità dei circuiti e della miniaturizzazione dei componenti, come descritto nella sezione 8.1.»
Nella sezione 8.1, riguardo la sensibilità dell’elettronica alle radiazioni, sono però presenti in totale solo 2 citazioni:
La prima è un articolo divulgativo di un certo Bill Wheaton, che nel link prende però il nome Peter Wingerter (Grade: None given), dalla cui ricerca: «Emerge che i dati scientifici pubblicati dalla NASA a proposito delle radiazioni di queste fasce devono essere veritieri, altrimenti anche i satelliti automatici odierni […] non funzionerebbero».
La seconda è il racconto dell’astronauta canadese Chris Hadfield: «Senza l’intralcio della protezione offerta dall’atmosfera, i raggi cosmici ci bombardano all'interno della Stazione Spaziale, trapassandone lo scafo quasi come se non ci fosse. Colpiscono tutto quello che c’è all’interno, causando guai come blocchi dei nostri laptop e facendo sballare i pixel delle nostre fotocamere. I computer si riprendono con un riavvio, ma le fotocamere subiscono danni permanenti. Dopo circa un anno, le loro immagini sembrano coperte di neve elettronica».
Dunque nessuna descrizione di quanto sostenuto nella sezione 8.2 (cfr. The carrier method ).
Se invece interroghiamo James Van Allen, riguardo alla resistenza dell’apparecchiatura elettronica all’interno delle fasce, scopriamo che:
«L’esposizione cumulativa alle radiazioni di un astronauta all’interno della cabina di una navetta spaziale provocherebbe un grave avvelenamento da radiazioni. In quell’ambiente un volo della durata di diversi giorni sarebbe fatale. Persino l’apparecchiatura elettronica, a causa del danno da radiazioni, subisce un significativo accorciamento della propria durata di vita, nonostante il fatto che tale apparecchiatura possa tollerare una ben superiore esposizione alle radiazioni rispetto agli organismi viventi. In linea di principio, le radiazioni potrebbero essere assorbite e respinte in sicurezza usando pesanti scudi esterni, ma la massa determinata da scudi appropriati non è fattibile allo stato attuale della tecnologia aerospaziale.»
Van Allen, James. “Radiation Belts of the Earth.” Air & Space 5 (1981) pag. 10
Per cui, la domanda di questo thread è:
Esistono prove che l’elettronica di guida della capsula Orion sia più sensibile alle radiazioni rispetto a quella della capsula Apollo e rispetto ad un organismo umano?
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JProctor ha scritto: @Crotti
Certo, il radiation hardening (come ha già anticipato kamiokande) è una pratica ben conosciuta per proteggere i circuiti elettronici da qualsiasi fonte radioattiva. Nell'ambito dell'ingegneria aerospaziale la voce riporta:
"Typical sources of exposure of electronics to ionizing radiation are the Van Allen radiation belts for satellites"
In particolare i raggi cosmici: "come from all directions and consist of approximately 85% protons, 14% alpha particles, and 1% heavy ions, together with x-ray and gamma-ray radiation. Most effects are caused by particles with energies between 0.1 and 20 GeV. The atmosphere filters most of these, so they are primarily a concern for spacecraft and high-altitude aircraft."
Le fasce di Van Allen: "contain electrons (up to about 10 MeV) and protons (up to 100s MeV) trapped in the geomagnetic field. The particle flux in the regions farther from the Earth can vary wildly depending on the actual conditions of the Sun and the magnetosphere. Due to their position they pose a concern for satellites."
Resta da capire se queste problematiche nascono solo dal '73 in poi o se i circuiti integrati dell'Apollo Guidance Computer fossero stati schermati con una particolare tecnica che si è poi persa nel tempo assieme alla "tecnologia per andare sulla Luna".
ps. cancella il quote della prefazione, e la prossima volta non quotare un lenzuolo, che appesantisce solo la pagina (metti i link e le citazioni precipue).
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La prima è un articolo divulgativo di un certo Bill Wheaton, che nel link prende però il nome Peter Wingerter
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Detto questo, però, non posso non affermare che, dati alla mano, un attraversamento rapido delle fasce, come quello adoperato durante le missioni Apollo, in condizioni normali (ovvero in assenza di eruzioni solari prima o durante l'attraversamento) non avrebbe procurato alcun problema ne all'elettronica ne tanto meno agli astronauti
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finzi78 ha scritto: @ Charlie
(breve OT "ludico" se mi é permesso)
Per chiudere il il cerchio delle coincidenze: Will Weaton é una delle "comparsate" più frequenti in una serie che ti sta particolarmente a cuore, se non sbaglio
Penny? (toc, toc)
Penny? (toc, toc)
Penny? (toc, toc)
Ciao!
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Riccardo ha scritto: Se il problema fosse l'elettronica non avremmo inviato negli ultimi anni sonde in viaggio per ogni dove inclusa una sonda solare e una macchinina radiocomandata sul suolo di Marte...
Riccardo ha scritto: Insistere oltre queste semplici considerazioni sarebbe come voler scoprire chi ed esattamente come abbia tirato giù le torri gemelle e il WTC3... ovvero un enorme ed inutile spreco di energie che può portare solo a montagne di sterili speculazioni.
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Utilizzando il metodo Biglino, ovvero "fare finta che quanto ci viene detto sia vero" senza interpretazioni, Kelly Smith sta parlando degli uomini e non dell'elettronica.perché oggi la stessa NASA, parlando delle fasce di Van Allen, dichiara che "dobbiamo risolvere queste sfide prima di poter mandare delle persone in questa regione dello spazio"?
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TdC Ghost ha scritto: Si da il caso che gli aerei generino portanza grazie alle molecole d'aria, senza di essa non sarebbe possibile volare con nessun veicolo...in mare sono le molecole d'acqua a dare "l'appoggio" per muoversi...l'aria è come l'acqua solo meno densa...è l'effetto che hai quando da un auto in corsa metti il braccio fuori dal finestrino sentendo la spinta dell'aria...nello spazio vuoto tutto questo non c'è...quindi non hai dove "appoggiarti" per muoverti..."ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria" nel vuoto non c'è nessuna reazione a qualsiasi azione perchè è vuoto.
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Van Allen dice testualmente, dopo aver ricevuto i risultati dei test condotti tra il 58' ed il 60', che è necessaria una schermatura anti radiazioni anche solo per un rapido passaggio attraverso le fasce. Proprio perchè le radiazioni ionizzanti rilevate nelle fasce sono talmente elevate da far sbarellare un contatore Geiger.Non mi sembra ci sia molto da fraintendere...kamiokande ha scritto: Io credo che si sia dato alle dichiarazioni di Kelly Smith più peso di quel che meritassero, e le dichiarazioni di Van Allen siano state in parte fraintese. La permanenza nelle fasce, specialmente quella interna, è assai difficile ed una missione umana che debba permanere per tempi prolungati in esse al momento non è realizzabile. L'attraversamento rapido delle fasce in condizioni normali non è un grande problema. Durante l'attraversamento i satelliti possono venire spenti per evitare problemi, come accade con Hubble quando attraversa l'anomalia atlantica. La permanenza nella fascia esterna è un po' meno problematica visto che gli elettroni sono più facilmente schermabili dei protoni della fascia interna, e poi, in generale, la dose assorbita dipende molto dall'inclinazione dell'orbita. Più che altro sono da temere le tempeste solari (SPE) che, oltre ad essere pericolose di per se, modificano anche il comportamento delle fasce.
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kamiokande ha scritto: @ Mikahel
Mi spiace ma hai scritto delle sciocchezze. Le manovre nello spazio non necessitano di punti di appoggio (gli aerei si appoggiano su qualcosa?), basta la prima legge cardinale della dinamica. In merito al buio pesto dello spazio, invece, vorrei farti notare che noi siamo a tutti gli effetti su di una astronave che viaggia nello spazio, la Terra, e malgrado l'atmosfera che filtra buona parte della radiazione elettromagnetica il cielo notturno è tutto fuorché "buio pesto". Cosa ti fa pensare che per una sonda in viaggio nello spazio la visione del cosmo sia differente?
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Mi unisco al grido di dolore di charliemikeTdC Ghost ha scritto: Si da il caso che gli aerei generino portanza grazie alle molecole d'aria, senza di essa non sarebbe possibile volare con nessun veicolo...in mare sono le molecole d'acqua a dare "l'appoggio" per muoversi...l'aria è come l'acqua solo meno densa...è l'effetto che hai quando da un auto in corsa metti il braccio fuori dal finestrino sentendo la spinta dell'aria...nello spazio vuoto tutto questo non c'è...quindi non hai dove "appoggiarti" per muoverti..."ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria" nel vuoto non c'è nessuna reazione a qualsiasi azione perchè è vuoto.
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