Quando è uscito sul Fatto Quotidiano l’articolo di Ivo Mej che parlava di American Moon, Paolo Attivissimo ha scritto indignato al direttore Peter Gomez, chiedendo una “rettifica” rispetto ai suoi contenuti. In altre parole, Attivissimo reputava l’ipotesi del falso lunare talmente insostenibile da un punto di vista oggettivo che pretendeva da Gomez, in base alle leggi vigenti, una correzione nel rispetto dei fatti (secondo lui) “dimostrati”.

Gomez però gli ha risposto che siamo nel mondo delle opinioni, e che la sua valeva esattamente quanto quella di Ivo Mej. Comportandosi in modo assolutamente corretto, inoltre, Gomez offriva ad Attivissimo “pari spazio con pari visibilità” per replicare ai contenuti del pezzo di Mej. Attivissimo però rifiutava sdegnato, dicendo che “non voleva regalare dei click gratuiti a Gomez” (come se Il Fatto Quotidiano avesse bisogno di Attivissimo per farsi conoscere meglio). La cosa quindi finiva lì.

Accade che qualche giorno dopo Attivissimo si fa intervistare da Vanity Fair sulla questione del falso allunaggio.

Nella sua intervista, totalmente di parte, Attivissimo sfoggia tutte le perle più preziose del suo repertorio, che vanno dall’idea che “gli americani non sarebbero stati così stupidi da… ecc. ecc.”, fino alla solita accusa ai complottisti di fare soldi con il proprio lavoro (“oggi si è aggiunta l’opportunità di fare soldi: chiunque può mettersi su Internet e fare un video che parla di Terra piatta, di yeti, delle statue dell’Isola di Pasqua per dire che sono state messe lì dagli alieni, e qualcuno andrà a vederlo, lo condividerà con i propri amici. A ogni visualizzazione si guadagnano soldi”).

Peccato che, oltre a questa sfilza di banalità, Attivissimo non sia riuscito a reprimere la sua irrefrenabile voglia di calunniare l’avversario, tornando sulla ormai ritrita accusa a Mazzucco di ultizzare “foto false” nelle interviste con il fotografi. Per la precisione, Attivissimo dichiarava: “Se porti una foto falsa a dei fotografi e gli chiedi se la foto è falsa, è ovvio che ti dicono che la foto è falsa”.

A questo punto il Mazzucco non ci stava, e chiedeva a Vanity Fair una rettifica che - questa sì, in base alle leggi vigenti - gli veniva immediatamente concessa.

Vanity Fair inoltre, nel pieno rispetto delle regole, mi offriva di fare un’intervista di pari spazio e pari visibilità. Cosa che io, a differenza di Attivissimo, ho accettato ben volentieri.

Desidero quindi ringraziare Paolo Attivissimo, perchè grazie alla sua maldestra diffamazione ho ottenuto non solo una pubblica correzione della medesima, ma addirittura una intervista personale da parte di una rivista che altrimenti ben difficilmente si sarebbe preoccupata di venirmi a cercare.

Com’era la storia? Chi di spada ferisce di spada morisce?

Massimo Mazzucco