Di recente ho ricevuto questa e-mail da un frequentatore di luogocomune. Visto che l'argomento può interessare diverse persone, ho scelto di rispondergli pubblicamente.

"A luglio compirò 40 anni, così come la mia compagna. Sono un avvocato, alle prese tutti i giorni con un mestiere che non garantisce più neanche lontanamente i redditi di una volta. La mia compagna è impiegata nel turismo, da anni con contratti di pochi mesi…insomma combattiamo ogni giorno la precarietà, come tanti altri.

Da poche settimane abbiamo avuto la notizia che arriverà un figlio, sperando ovviamente che tutto vada bene.

Non ti nascondo che l'idea di diventare padre mi spaventa. Ho spesso pensato che fosse una follia affidare un figlio a questo mondo distorto. Da anni, prima ancora di conoscere Luogocomune, ho sempre cercato di informarmi, non accettando verità calate dall’alto. Il tuo sito ed i tuoi lavori non hanno fatto poi che confermare i miei dubbi.

La contropartita è stata provare un senso di inquietudine e rabbia costante, che ora si è accentuato con la recente novità.

E allora mi chiedevo se tu hai figli e se sì se hai le stesse ansie e paure, e come le affronti.

Magari un figlio può dare più energie e determinazione nel coltivare la capacità critica, nel non arrendersi. Io spero che sia così."

RISPOSTA

Premesso che io non vedo nessun collegamento diretto fra avere dei figli e coltivare la propria capacità critica, però credo di capire il ragionamento che hai fatto tu. Se ho ben compreso, in sostanza tu dici: "La controinformazione mi ha permesso di capire che viviamo in un mondo di merda. E ora che aspetto un figlio, l'idea di introdurlo in questo mondo di merda mi fa paura".

Ma a questo punto ti domando: avresti preferito introdurlo in un mondo di merda senza saperlo? Avresti preferito pensare che tuo figlio sarebbe cresciuto nel giardino del Mulino Bianco, dove "api e apine" fanno tanto miele per tutti, e l'acqua scorre limpida nei ruscelli di montagna?

Ovviamente, presumo di no. Grazie alla tua presa di coscienza, potrai guidarlo nella fase più delicata della sua vita, quella dell'adolescenza. Potrai suggerirgli, ad esempio, che non tutto quello che ti raccontano in TV è vero, e potrai anche fargli degli esempi concreti per dimostrarglielo. Potrai fare tutto questo, grazie alla tua conoscenza, senza bisogno di imporgli nulla: basterà instillare in lui il seme del dubbio, e il tuo compito sarà stato assolto.

Poi sarà lui a scegliere la sua strada, e casomai a rivolgersi a te in caso di ulteriore bisogno.

Io credo che il modo migliore di fare il genitore non sia quello di "impartire insegnamenti", ma quello di stimolare tuo figlio a fare delle scelte autonome e ponderate. Giuste o sbagliate non importa, ciò che importa è che tu gli abbia fornito gli strumenti utili per scegliere nel migliore dei modi.

Ricordo che una volta mia figlia, a 14 anni di età, mi chiese: "Papà, che cosa mi dirai se un giorno io arrivassi a casa e ti dicessi che sono incinta?" "Ti dirò che il corpo è il tuo, e che ne fai quello che vuoi" le risposi io.

Ancora oggi mia figlia mi dice che quella risposta le ha cambiato la vita, perchè ha capito che cosa significa fare delle scelte responsabili.

In fondo la pedagogia è tutta qui: portare il ragazzo ad affrontare le proprie scelte in modo ragionato e responsabile, senza mai imporgli nulla in un senso come nell'altro.

In questo senso tuo figlio avrà un enorme vantaggio, rispetto a tanti altri. Un padre "preparato", in grado di metterlo in guardia dai più classici trabocchetti della cosiddetta "pubblica istruzione", è molto meglio di un padre fessacchiotto, che si beve tutto quello che gli passa il mainstream.

Quindi ti incoraggio a guardare alla sua nascita come ad una splendida avventura, da vivere e da apprezzare giorno per giorno. Non solo tu avrai moltissimo da insegnare a lui, ma lui a sua volta insegnerà moltissime cose a te.

Massimo Mazzucco