di Federico Giovannini

Da quanto diciamo che il settore salute è corrotto? Eppure ogni volta che si cerca di porre all’attenzione pubblica questo argomento sembra quasi che questo pensiero sia frutto di complottismi vari. Le persone solitamente non fanno troppa fatica a concepire che l’industria farmaceutica possa essere un mostro senz’anima disposto a calpestare ogni moralità pur di ottenere lauti guadagni. Si riesce a spiegare al pubblico, anche in un documentario mainstream, che un determinato farmaco non serve a niente, oppure faccia addirittura male o crei dipendenza senza risolvere nulla.

Quando però viene spiegato che tra l’industria farmaceutica e il paziente c’è il medico che fa da tramite e che anch’esso deve essere corrotto in qualche modo per far funzionare tutto il carrozzone di bigpharma, allora il pubblico non ci sta. Hanno buono gioco i vari imbonitori mainstream che dipingono come complottisti chi denuncia che la classe medica è corrotta anch’essa fino al midollo sia dal punto di vista squisitamente monetario, sia dal punto di vista formativo, ovvero dell’istruzione della classe medica, che è pesantemente influenzata dall’industria del farmaco e dalle sue logiche di mercato.

Se un articolo qualunque dicesse al pubblico che il 62% dei medici oncologi italiani riceve soldi direttamente dall’industria del farmaco cosa succederebbe? Se lo stesso articolo dicesse che il 68% degli oncologi ritiene che la maggioranza di loro stessi abbiano un conflitto di interesse con l’industria? Se addirittura (ed è la cosa peggiore di tutte probabilmente) l’82% dei medici oncologi italiani dichiarasse che la maggior parte della loro formazione è supportata dall’industria, cosa succederebbe?

Beh, non succederebbe nulla di nulla, perché questi dati sono già usciti il 2 luglio 2018, e non su un sito o canale complottista ma sotto forma di ricerca realizzata dal Cipomo (Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri) e pubblicata sul British Medical Journal.(1)

Il pubblico non ci crederà, non per una questione di comprensione o di intelligenza, ma per una questione emotiva: è troppo difficile ammettere che colui a cui affidi la tua vita in realtà ha ben altri fini che la tua guarigione.

Il paziente non crederà mai che la formazione che ha ricevuto il medico in realtà è pilotata dagli stessi che producono i farmaci. Non crederà mai che coloro che devono fare le prove di efficacia sono gli stessi attori che producono quel farmaco, e non crederà mai che anche se le evidenze sono contrarie gli studi saranno manipolati in modo da far quadrare conti ed evidenze “scientifiche”.

Il paziente si rifiuterà di credere che gli screening gratuiti in realtà sono vere e proprie retate per ricercare pazienti ed è stato provato in più di un’occasione che tali screening in realtà non aumentano mediamente la vita, anzi.
Se tutto ciò venisse detto in tv tale servizio verrebbe presto messo all’indice e il conduttore esiliato (come recentemente successo).

E, ciliegina sulla torta, non crederà mai che i politici fanno parte anch’essi di questo sistema malato fino al midollo.

E’ il dolore, e non l’intelligenza, che impedisce alle persone di concepire che quello che gli viene prescritto tramite il loro medico è un prodotto di quell’industria, che ovviamente ci vuole tanto bene.

(1) http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2018/07/02/oncologi-per-68-esiste-conflitto-dinteresse-con-industria_2c2e573b-92e7-475e-bda7-3f3864258879.html