di Gideon Levy - Haaretz
Cos'altro deve accadere prima che i cittadini israeliani si scrollino di dosso la loro paralizzante apatia? Quali altri orrori devono verificarsi affinché i media nostrani si degnino di svolgere il loro ruolo e di denunciare questi orrori? Cosa potrebbe mai incrinare la narrazione del 7 ottobre in cui si è impantanato Israele, con la sconvolgente convinzione che sulla scia di quell’evento tutto è lecito, e che Israele è l’unica vittima?
In questo momento sembra che nulla possa servire. Nulla infrangerà la cupola di cristallo che Israele ha costruito per sé stesso, per evitare di guardare in faccia la realtà. E la realtà ci sta venendo incontro, accompagnata da prove inconfutabili: Israele sta perpetrando crimini di guerra barbarici a Gaza. Non come eccezione, ma come regola.
Non come anomalia, ma come routine. Non si può più negare questo concetto, anche se Israele ci sta ancora provando. Altri diecimila bambini morti basteranno a sconvolgere questo paese? Altri mille video di morte violenta toccheranno qualcuno? Forse l'esecuzione di mille uomini ammanettati di fronte a un muro? Questo è molto dubbio.
C’è qualcosa di anomalo nell’omicidio di Brian Thompson, il superboss delle assicurazioni sanitarie che è stato ucciso la scorsa settimana da un attentatore incappucciato su un marciapiede di Manhattan.
L’anomalia sta nel fatto che si fatica a trovare, in rete, una sincera compassione per la vittima, mentre si sente circolare silenziosamente una specie di tacita approvazione verso l’assassino che ha commesso quel gesto.
Il motivo è molto semplice: Brian Thompson rappresentava, sintetizzato nella sua persona, tutto il male dell’America delle grandi corporation, quelle che si approfittano sistematicamente della debolezza del singolo cittadino, incapace di far valere i propri diritti di fronte alla potenza economica di queste corporation.
Mister Smith contro Big Money. Perde sempre lui.
(Questa discussione è chiusa)
Chiunque abbia seguito le vicende della Siria in questi giorni non può non essere rimasto stupito dalla velocità con cui i cosiddetti “ribelli salafiti” hanno preso il controllo del paese. Una possibile soluzione la propone Leonardo Sinigaglia in questo articolo su L’Antidiplomatico, intitolato "Il ruolo della guerra informativa e psicologica nella caduta della Siria”:
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(oggi la live è alle 11.30)
Se c’è una cosa che Donald Trump ritroverà intatta sulla sua scrivania, tornando alla Casa Bianca dopo 4 anni, sarà il famoso progetto Artemis per “tornare” sulla luna.
Siamo infatti di fronte all’ennesimo rinvio – ormai non si contano più – del famigerato progetto lunare voluto da Trump durante il suo primo mandato. Da allora c’è stata solo la missione Artemis I, nel 2022, che ha mandato una capsula senza astronauti a girare intorno alla luna. Ma da allora Artemis II, il volo che dovrebbe portare 4 astronauti a circumnavigare il nostro satellite, è stato rimandato sistematicamente da un anno all’altro. E ieri la NASA ha annunciato un altro rinvio, spostando questa missione al 2026. Di conseguenza, anche il primo volo con allunaggio di esseri umani – Artemis III – slitta almeno al 2027.
Il percorso di Donald Trump per insediare al governo i suoi ministri preferiti è tutto in salita.
Dieci giorni fa è saltata la candidatura di Matt Gaetz a Ministro di Giustizia, per manifesta opposizione del senato, e Trump ha dovuto sostituirlo in fretta e furia con Pam Bondi, una procuratrice della Florida. Poi ha dovuto ritirare la sua candidatura Chad Chronister, lo sceriffo che Trump voleva mettere a capo della DEA (l’agenzia anti-droga americana), per evidente mancanza di esperienza. E ora sembra che stia per saltare anche la candidatura di Pete Hegseth come Ministro della Difesa, con Trump che pensa addirittura di sostituirlo con il governatore della Florida Ron de Santis.
In questo panorama di incertezza comincia ad avvicinarsi il momento della battaglia per la conferma di Robert Kennedy Jr. a Ministro della Salute. E non sarà una battaglia da poco.
Bergamo, "Una sola bara per camion", la rivelazione del Segretario Nazionale OSA Antonio Porto: "Immagine per incutere timore nella popolazione". Dopo le dichiarazioni rilasciate in Commissione d'inchiesta sul Covid, il Segretario Nazionale, ha ribadito le sue ipotesi a il Giornale d'Italia in un'intervista.
Antonio Porto, il Segretario Nazionale di OSA Polizia, durante il colloquio con la Commissione d'inchiesta sul Covid, aveva commentato la situazione che si era verificata il 19 marzo di quattro anni fa a Bergamo, quando le camionette Iveco dell'esercito italiano venivano fatte sfilare nelle vie centrali della città. Porto, lo scorso 19 novembre, ha commentato in Commissione: "Le bare di Bergamo: noi ci siamo posti una domanda, perché una bara a camion quando ne potevano andare due, tre? Cosa voleva portare alla popolazione quell’immagine?"
Se qualcuno è rimasto confuso dalle troppe sigle di “ribelli arabi” che agiscono in Siria in questi giorni, basta tornare a rivedere questa intervista del 2011 del Generale Wesley Clark. Dietro tutte queste sigle, dietro tutte queste guerre, ci sono sempre gli stessi mandanti.
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"La partnership tra Italia e Stati Uniti non è mai stata così forte”. Il servilismo del maggiordomo più diligente e premuroso viene sempre premiato dal padrone. Soprattutto quando si avvicina il Natale.
di Alessandro Bianchi
"La partnership tra Italia e Stati Uniti non è mai stata così forte”. Con queste parole, il segretario di Stato Usa Blinken ha concluso il vertice di Fiuggi del G7 a presidenza italiana. E come se non fosse già abbastanza umiliante per un governo che aveva promesso una via "sovrana" e "indipendente" rispetto ad un governo PD qualunque, aggiunge: "E questo è un tributo alla leadership italiana, è un tributo alla forte leadership del primo ministro Meloni, del mio amico, il ministro degli Esteri, e lo vediamo, ovviamente, durante il G7 italiano. Non potrei essere più grato per la collaborazione". "La partnership tra Italia e Stati Uniti non è mai stata così forte”.
Leggi tutto: Cos’altro deve succedere perchè Israele esca dalla sua apatia?