[b][size=x-small]CHI COMANDA IN AMERICA? Violata dalla Casa Bianca la sacra copertura degli agenti CIA. [/size][/b] [img align=right]library/triodcr.jpg[/img] [b]di Massimo Mazzucco[/b] 28.09.03 - Sembrava finita troppo facilmente a tarallucci e vino, fra Casa Bianca e CIA, la scottante faccenda dei documenti falsificati che mostravano tentativi di Saddam di comprare uranio in Nigeria. Un riferimento cardinale a tali tentativi era stato inserito da Bush nel suo ultimo "State of the Union", l'annuale discorso alla nazione, per sostenere la causa di una necessaria quanto urgente invasione dell'Iraq. Ma qualche mese dopo, ad invasione avvenuta, era saltato fuori l'ex-ambasciastore USA in Nigeria, Joseph Wilson, che aveva fatto sapere di aver avvisato già da tempo la CIA che il documento fosse in realtà una bufala. (In effetti, il documento porta la firma di un ministro nigeriano, ma una data in cui quel ministro era già pensionato da oltre un anno!) A quel punto George Tenet (capo della CIA, a sin.), tutt'altro che disposto a passare per fesso nazionale, rivelava di aver "fortemente sconsigliato il presidente, tramite Condolezza Rice, di inserire quel documento nel discorso alla nazione." Ovvero, lei lo sapeva, lui ha voluto mentire comunque, vedetevela con loro. "Ma perchè glielo ha passato allora, se sapeva che era falso?" "Perchè lo ha voluto Cheney a tutti i costi" fu la risposta. Un triplo siluro cioè, da parte di Tenet, che equivaleva in pratica... ... ad una deposizione anticipata dell'intera presidenza. Ma perchè? Tanta ferocia diventa comprensibile solo inserendo l'episodio in una cornice molto più ampia: l'eterna lotta fra CIA e Casa Bianca per l'effettivo potere in America (con l'FBI che fa che fa da terzo incomodo, entrando e uscendo dal palcoscenico - quasi sempre dalla parte della CIA - a seconda dell'evenienza). Il primo a fare le spese di questa lotta intestina fu John Kennedy, che pare si fosse messo in testa di correggere alla radice un problema già ereditato da Eisenhower: la CIA esiste ufficialmente dalla fine della guerra (prima si chiamava OSS), l'FBI c'era già ai tempi di Al Capone. La presidenza Kennedy, fra Baia dei Porci, Crisi dei Missili, Mafia, Vietnam eccetera, è stata complicatissima ed è ancora da decifrare a fondo, ma di certo lui non ha fatto la fine che ha fatto perchè Oswald non aveva niente di meglio da fare quel pomeriggio. Un altro a restarci impigliato fino ad annegare fu Nixon, che nel momento cruciale del Watergate credette di potersi scrollare di dosso l'FBI chiedendo ai "ragazzi" della CIA di prendere loro in mano la faccenda. Gli fu invece risposto che "purtroppo noi siamo limitati ad attività su territorio straniero", ovvero la sentenza di morte era già stata emessa, e per lui fu l'inizio della fine. CIA ed FBI rimangono, i presidenti cambiano. Sono infatti queste due agenzie che aggiornano (o meno) il presidente su tutto quello che avviene (o non avviene) nel mondo, ed è quindi nelle loro mani che stanno moltissime delle decisioni a cui il "commander in chief" appone di solito una semplice firma. Da sempre quindi, ad ogni elezione presidenziale, c'è la delicata roulette dei nuovi capi CIA ed FBI, che è quasi più importante della formazione stessa del gabinetto presidenziale. Questa volta però Tenet, smentendo una tradizione, è riuscito a restare in groppa nonostante fosse stato promosso, ai tempi, da Bill Clinton in persona. Se di triplo siluro quindi si trattava, possiamo anche immaginare che arrivasse da molto lontano. Cosa sia successo poi non si sa, ma sta di fatto che una settimana dopo il buon Tenet si accollava la responsabilità di quelle "16 parole di troppo" nel discorso, e dopo venti secondi circa Bush lo "perdonava", facendo sapere al mondo che per loro era tutto acqua passata. Pochi si accorgevano che nel frattempo Tenet si era completamente dimenticato di offrire le dimissioni, come invece sarebbe stato d'obbligo anche nel più sperduto e rozzo villaggio del Mozambico. Tutto troppo facile, sembrava, ma soprattutto troppo "carino". Oggi infatti è arrivata la conferma che il mondo, in realtà, non cambia mai. La CIA è uscita con l'improvvisa accusa alla Casa Bianca di aver forzato la mano ai giornalisti (sempre del Washington Post, cioè Watergate) che fecero la rivelazione su Wilson, obbligandoli a rivelare l'identità dell'agente CIA a cui Wilson affidò l'informazione sulla falsità dei documenti. (Ovvero Wilson lo aveva detto, ma non direttamente a Tenet). Condolezza, presa completamente alla sprovvista, non è nemmeno riuscita a negare. Ha solo farfugliato di "non essere al corrente della faccenda". Ma è ovvio che non basta nemmeno per arrivare a sera. Se confermata infatti, questa rappresenterebbe una delle più gravi violazioni del codice interno fra i vari poteri (oltre che della legge stessa, che protegge l'identità degli agenti segreti in maniera sacrale), e richiederebbe quindi una punizione plateale per chi dalla Casa Bianca avesse agito in quel senso. Anche perchè - confermando come la realtà spesso superi la fantasia - l'agente non più segreto sarebbe nientedimeno che... la moglie stessa di Wilson, ovvero la gentile Ambasciatrice! Un siluro quindi, come risposta, per altrettanti piccioni: Tenet, e i coniugi Wilson. Ma non sarà piuttosto un micidiale boomerang a testata multipla? Massimo Mazzucco