[img align=right]library/french170.jpg[/img][b]ADESSO TOCCA A CHIRAC - Sul rapimento dei due giornalisti francesi si allunga l'ombra del “mistero” Baldoni.[/b] di Fernanda Alene 30.08.04 - Per cercare di capire qualcosa sulla morte di Baldoni, e quindi cosa ci possa essere dietro al rapimento dei due francesi (l'organizzazione sarebbe la stessa), possiamo fare due cose: la prima, è quella di leggere ed ascoltare tutto quello che c’è in giro, entrando a testa bassa in un polverone di contraddizioni talmente denso ormai che è difficile uscirne con una qualunque certezza in mano: Baldoni era in testa al convoglio, in coda, oppure era in seconda posizione? Gli autisti erano davvero affidabili, o dobbiamo ascoltare Scelli che sostiene il contrario? Il video dell’uccisione esiste, o erano solo immagini fisse? A che punto esattamente l’ambasciata ha saputo del rapimento? E chi era davvero questo Alì? Era lo stesso autista trovato morto, od un altra persona? Eccetera eccetera eccetera. Oppure si può dimenticare tutto, ma proprio tutto quello che si è letto e sentito, ripartendo da uno dei pochi punti fermi di questa vicenda che sappiamo essere veri: Baldoni è stato ucciso, in Iraq, non si sa da chi nè perchè. Sappiamo anche, però, che in Iraq c’è una coppia CIA/Pentagono che è venuta qui “per cambiare il mondo”, e che è ancora convinta ... ... di potercela fare, anche se molto più a fatica del previsto. Fra i vari problemi che incontra, c’è qualche giornalista internazionale che si ostina a non farsi irregimentare, e che ancora pensa che questo sia un mondo libero dove ognuno può davvero scrivere quello che vuole. Un giorno si viene a sapere che uno di questi sta addirittura per intervistare Muqtada al-Sadr, il leader carismatico che sta rintanato da mesi nella santa ed imprendibile moschea di Najaf. Ma questo comporta il rischio che possano uscire tante scomode ed imbarazzanti verità, come ad esempio il numero di civili morti davvero durante l’assedio, oppure il fatto che non è stato permesso ai mezzi di soccorso di raggiungere quelli che stavano morendo dissanguati, o forse ancora che si ricattava l’intera popolazione togliendo loro anche la poca acqua che già avevano a disposizione. Meglio evitare, anche perchè pare che questo giornalista abbia l’intenzione, a guerra finita, di scrivere addirittura un libro sull’intera vicenda. Questo Baldoni però è un giornalista italiano. Lo si può quindi rapire, e chiedere all’Italia di andarsene entro due giorni dal paese, sapendo benissimo che non solo a Berlusconi non importa nulla della vita del prigioniero, ma che anzi la cosa gli può venire pure comoda. Si potranno infatti riempire per un pò di giorni le pagine dei giornali vuoti con parole che vanno tanto di moda adesso, come “esecrabile”, accostandole sistematicamente all’immagine del barbaro animale islamico. E soprattutto non ci sarà più bisogno di inventarsi quegli strani incidenti, in cui incorrono un pò troppo di frequente i giornalisti indipendenti sin dall’inizio della guerra. Rober Capa non sarebbe mai caduto da un tetto. Questa ipotesi CIA/Pentagono, semplice e lineare, sarebbe anche in grado di spiegare di colpo le mille contraddizioni di cui si parlava all’inizio. Esse infatti sono così plateali, in certi casi, da far sospettare di essere state disseminate a proposito da chi vuole sviare l’attenzione, per evitare che la semplicissima verità venga a galla. Ora tocca a Chirac. Stiamo a vedere come si comporta il presidente francese per aggirare una bugia ancora più difficile da sostenere, visto che la Francia non ha mai mandato un solo soldato in Iraq. Rendiamoci infatti conto di quello che ci stanno raccontando oggi i giornali: che alcune persone, impegnate anima e corpo a combattere una guerra di liberazione in casa propria, si ricordano di colpo che in un paese lontano le loro donne non possono più mettere il velo, e allora rapiscono due giornalisti di quel paese perchè questa regola venga ripristinata? Ora, che i giornalisti di tutto il mondo debbano riportare le notizie così come vengono date, è fuori discussione. Ma nel raccontarci tali menzogne, essi lo fanno così bene che sembrano esserne convinti loro per primi, e così finiscono per crederci anche tutti quelli che li leggono. In questo modo i giornalisti “condiscendenti” (per necessità o per vigliaccheria), finiscono per assassinare Baldoni una seconda volta, rinunciando a quella ricerca della verità che gli è costata la vita, e che avrebbe dovuto essere invece un segno comune per tutti, e da sempre. Fernanda Alene