MORIRE SENZA FAR RUMORE

04.06.05 - Mentre gli occhi del mondo sono tutti puntati sulle vicende legate all’Iraq, non molto distante da quei luoghi si svolge un’altra tragedia, coperta invece dal silenzio che tocca a tutti quei popoli che non vivono su una terra ricca di petrolio.

E’ il caso degli agricoltori indiani, che sono vittime di una siccità che ha colpito l’intero sub-continente (fino al Pakistan orientale), e che ha ormai battuto da tempo tutti i record conosciuti. Sono 8 anni consecutivi che non si registra in tutta la zona una sola pioggia decente, e ci sono oggi circa 80 milioni di persone che soffrono quotidianamente la sete. Il 90 per cento del bestiame è morto. Dicono in Pakistan: “Quando un cammello muore di sete, vuol dire che siamo davvero alla fine.” In particolare nelle regioni sud-occidentali del Gujarat e del Rajasthan, e in quella  sud-orientale dell’Ambar Pradesh, la disperazione dev’essere tale che sono più di cento ormai gli agricoltori che si sono suicidati negli ultimi mesi. Sì, suicidati. Chi ingoiando pesticida, chi appendendosi ad un ramo, chi in altri mille modi di fortuna, ma tutti ... ... più o meno per lo stesso motivo: coperti dai debiti fino al collo, sono stati completamente abbandonati da un governo che fino a qualche tempo fa passava loro almeno una specie di sussidio di emergenza. Ma da quando quello è stato tolto, i prestasoldi sono piombati come avvoltoi sulla zona, e ora, man mano che i loro crediti diventano esigibili, molti degli agricoltori preferiscono togliersi la vita piuttosto che affrontare la perdita di quel poco che ancora gli è rimasto: un aratro senza buoi, e un campo secco e duro, martoriato ormai in modo irrimediabile da incrostazioni e spaccature sempre più profonde.

Il problema è che si lasciano dietro anche tante famiglie, quasi tutte con molti figli piccoli, che restano a combattere la fame di prima, a cui si aggiunge anche la paura del poi.

Quante camicie pulite, fresche e profumate hanno Bush, Blair e Berlusconi – i paladini dei diritti umani, i missionari del libero mercato, gli esportatori di felicità in bustina sigillata - nei cassetti di casa propria?

Massimo Mazzucco