L’ITALIA S’E’ DESTA 

Peccato che noi non abbiamo uno Zapatero

14.06.04 - I primi dati, ancora “volatili” a detta di chi non sarebbe mai sceso sotto il 25%, ci confermano infatti che egli è “salito” solo fino al 21. E le elezioni che per la stessa persona “tanto non contano niente”, permettono oggi a mezza Italia di chiedergli di andarsene a casa.

Ma a parte i diversi punti di vista, c’è qualcosa di oggettivo che lascia comunque l’amaro in bocca. Intanto, a ben guardare, il partito del premier rimane il più votato in Italia (la lista certo lo batte, ma solo come somma di partiti), ed in secondo luogo la sconfitta è personale, ma il governo – e quindi la destra in generale – hanno tenuto benissimo. La cosa sembrerebbe paradossale, visto che questo governo è una chiara creatura di Silvio Berlusconi, ma evidentemente non è così. A voler analizzare i primi dati, al di là dei facili entusiasmi, sembrerebbe quasi che all’Italia vada benissimo la direzione in cui stiamo andando, e che ritenga soltanto il capitano un pò ciucco; che passi quindi in testa un altro, a tagliare l’aria per tutto il gruppo, ma si continua a pedalare a testa bassa verso il medesimo passato.

Si scanneranno fra loro per chi avrà il diritto...

... di giocarsi la volata? Affari loro, ma a chi è fuori resta solo la grama soddisfazione di sputare un pò più in basso di quanto già facesse prima.

Ma perchè la cosiddetta sinistra non è in grado di tradurre in qualcosa di più tangibile (tangibile per noi cittadini, intendo) un’indicazione di voto che fino a ieri osava appena sognare? Perchè noi uno Zapatero non ce l’abbiamo. Eppure non è che il socialista spagnolo sia stato fabbricato appositamente su Marte; è un buon politico, come tanti, ed ha anche i suoi tanti punti deboli. Ma ha forse il grande pregio – impagabile, di questi tempi - di aver saputo conservare la coerenza dall’inizio alla fine. Bene o male, voti Zapatero e sai cosa ti da. Ti dice che se vince entro giugno ritira le truppe, tu gli dai il voto, e già a fine Maggio non c’è più uno spagnolo in terra irachena. Ti dice che se vince fa un governo moderno e improntato al futuro (visto dai progressisti, ovviamente), tu gli dai il voto, e ti ritrovi dopo due settimane con un governo giovane, pieno di facce nuove, dinamico, e di cui la metà circa - fra le altre cose - sono donne.

E noi? Cosa ci hanno “promesso”, di preciso, i vari “trionfatori” di questa notte? Che se fossero arrivati almeno al trenta per cento avrebbero chiesto con tutte le forze che hanno il ritiro dall’Iraq? (Inteso ormai come gesto di dissociazione dai crimini di Rumsfeld, ovviamente, ma forse ancora più importante per questo). Ci hanno promesso di far sentire tutto il peso dei loro numeri perchè vengano revocate leggi medioevali come quella del controllo sulla libera informazione in Internet, ad esempio? Macchè, nella foga di prenotarsi un posto all’ombra si sono persino dimenticati di prendersi un impegno preciso per far revocare la legge sulle torture, se è solo per quello.

Certo, ”buttare giù Berlusconi” è stato un sollievo notevole, per moltissimi italiani oggi, nè di certo ci si poteva aspettare di più in quel senso. Ma persino Lord Shiva, la divinità hindu della distruzione per antonomasia, insegna che bisogna abbattere allo scopo di rinnovare le energie vitali, e che solo rinnovando quelle si può procedere ad una vera ricostruzione.

Mentre bisogna dire che le facce che oggi vediamo a sinistra sono diventate obsolete persino rispetto ai cicli eterni della politica italiana. Molti di questi, fra l’altro, la chance di condurre l’Italia fuori dal pantano l’hanno già avuta, in passato, ed è proprio grazie al loro fallimento che ci è stato regalato il Berlusconi due.

In Francia l’astensionismo – protesta piena contro l’offerta sia di destra che di sinistra – ha raggiunto il record del 57%. In inghilterra si è fatto strada dal nulla un terzo partito, gli indipendentisti, che contro l’establishment labour-conservatore si è portato a casa ben il 20 % dei voti.

E da noi? Come giustamente ha detto una nostra amica qui sul sito, “prima mandiamo a casa Berlusconi, poi facciamo i conti con questi qua”. Indipendentemente da quanto tempo ci metterà il primo a rientrare in contatto con la realtà che lo ospita, io coi secondi comincerei già da stamattina.

Massimo Mazzucco