[lib align=left]condi400.jpg[/img][b] DISASTRO CONDOLEZZA[/b] di Massimo Mazzucco 30.3.04 - Forse faceva meglio a rimanere nella compagnia petrolifera di papà. Di là infatti avrebbe potuto perseguire gli stessi identici interessi che persegue a Washington, senza però dover stare sotto la luce dei riflettori dal mattino alla sera. Da quando invece la ghetto-girl in Saint Laurent ha assunto quello strano ruolo di “national security advisor” (consigliere nazionale per la sicurezza), ha rischiato più volte di mettere in crisi l’intera amministrazione, causa una cecità, una presunzione, ed un’arroganza di fondo raramente messe in mostra con tanta sicumera e mancanza di tatto. Ma questa volta Condi – come la chiamano affettuosamente i nemici di mezza America – l’ha fatta proprio grossa, e rischia davvero di diventare la goccia che farà traboccare il vaso, a sfavore di Bush, alle prossime elezioni di Novembre. Tutto è cominciato con l’uscita di un libro esplosivo, dieci giorni fa, in cui il presidente viene accusato direttamente da uno dei suoi fedelissimi... ... di avere, in poche parole, tradito l’America in occasione dell’11 Settembre. L’autore, Richard Clarke, era stato già il direttore del coordinamento antiterrorismo sotto Clinton, e la nuova amministrazione se lo era tenuto, perchè considerato da tutti prezioso e insostuibile. (Lo stesso era accaduto per George Tenet, capo della CIA, mentre di solito, ad ogni cambio di guardia, cambiano anche tutti i mastini in prima linea). Nel libro Clarke rivela, senza tanti giri di parole, come lui avesse fin dal gennaio di quell’anno previsto un attacco molto simile a quello che poi è avvenuto in settembre. Evidentemente, chiunque si stesse muovendo sotto le spoglie di “Al Queda”, qualche pannolino sporco in giro doveva pur lasciarlo. Ma l’amministrazione, sostiene Clarke – che fra l’altro è repubblicano - ha regolarmente ignorato i miei avvisi di pericolo. Tra le rivelazioni più esplosive di Clarke c’è quella che Bush, la sera stessa del dodici, in una riunione al vertice, gli chiese di “cercare di vedere se per caso Saddam fosse implicato nella faccenda”. “Ma capo – aveva risposto Clarke - lo sappiamo tutti che è stata Al Queda! Sono mesi che lo dico!” “Non mi interessa – avrebbe replicato Bush – cercate, rivoltate ogni sasso, trovatemi una qualunque cosa che leghi l’Iraq a questi attentati.” Alla luce dei fatti, ovviamente, c’è anche qualcuno che rischia di capirne il perchè. Ma la cosa forse ancora più feroce, è che Clarke sostiene di aver avuto la nettissima sensazione, in quella riunione, che Condi non avesse mai sentito parlare di Al Queda fino a un minuto prima. (Come tutto il resto del mondo, peraltro). Ecco che allora la nostra campionessa di self-control reagiva piccata, e scatenava una inutile polemica contro Clarke che la portava – come spesso era già accaduto – sulle prime pagine di mezza America. Peccato che in quei giorni fossero in corso le riunioni cruciali di una commissione parlamentare indipendente sull’11 Settembre, fortemente osteggiata da Bush, ma ancor più fortemente voluta dall’associazione dei familiari delle vittime, che non si erano certo accontentati della famosa – e molto fumosa - versione ufficiale della Casa Bianca (vedi articolo a fondo pagina). E così i membri della commissione, sentendo tutte quelle interessanti dichiarazioni della Rice al proposito, hanno pensato bene di convocarla a testimoniare sotto giuramento. Ma ecco arrivare il colpo di scena: Condolezza Rice si rifiuta di testimoniare. La scusa ufficiale? Io sono una impiegata personale del signor Bush, non sto sul libro paga della Casa Bianca, e non sono quindi tenuta a rispondere alle commissioni governative. Un pò fragilina, come motivazione, per una che soffia dal mattino alla sera nell'orecchio del presidente, e che si è permessa addirittura di andare da Putin in nome suo, l'anno scorso, quando Powell era “impegnato” nella lontana Corea. In America può permetterti molte cose, ma non quella di apparire come uno che ha qualcosa da nascondere. E quando infatti la Casa Bianca ha mandato a testimoniare, in vece della Rice, il segretario della security Armitage, i parenti delle vittime hanno lasciato l’aula sdegnati, uniti nel coro unanime “vogliamo sentire lei.” Le televisioni non aspettavano di meglio, ed è così partito un braccio di ferro con la Casa Bianca, nel quale Condolezza non ha fatto che peggiorare ad ogni passo la sua situazione. Mentre infatti continua ad arroccarsi dietro la pietosa scusa che “il mio capo non mi lascia”, è comparsa in ogni talk-show e radio-show che meritino quel nome, per dire a tutti come lei “non vedrebbe l’ora di poter dire al mondo quello che sa”. E' come grattarsi furiosamente il dito quando te lo ha punto un calabrone: dopo un'ora te lo ritrovi grosso come un cotechino. E oggi infatti, sotto la incessante pressione dei media, il cotechino è scoppiato: una Condi col sorriso surgelato ha fatto sapere al mondo che sì, nonostante la legge non glielo imponga, lei testimonierà “per il bene della nazione.” “Sotto giuramento – sia ben chiaro - e con le telecamere in diretta” hanno subito puntualizzato i famigliari delle vittime, i quali devono avere ormai mangiato la foglia fin oltre le radici. Mentre ci prepariamo i salatini e le birrette per l’occasione, concludiamo con un sincero augurio: che sia davvero per il bene della nazione, ma nel senso che la signora si contraddica in maniera così plateale da far passare i dubbi a quel venti per cento di elettorato che resta ancora indeciso fra John Kerry e George W. Bush. E che deciderà, alla fine, le sorti dell’intero occidente. Arrivederci alla prossima puntata. Massimo Mazzucco VEDI ANCHE:  
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