[img align=right]library/lavor-o.jpg[/img]di Marco Cedolin Gli incidenti sul lavoro sono da sempre una piaga spaventosa accuratamente epurata dall'informazione. Sui giornali da sempre trovano spazio solo nei trafiletti nascosti ed io stesso che quando scrissi il libro sul TAV volli inserire nome e cognome di tutti coloro che costruendo le tratte TAV avevano perso la vita, dannai non poco per risalire a quei dati. Anche per Olimpiadi di Torino denunciammo in molti (anche la CGIL lo fece) il numero impressionante di incidenti sul lavoro nei cantieri, dove la maggior parte dei lavoratori erano immigrati in nero, ma giornali e TV non dedicarono neppure una riga all'argomento. Oggi invece improvvisamente, in concomitanza alla proposta di un ddl sulla sicurezza del lavoro (che nessuno ha ancora letto), i morti sul lavoro diventano argomento da prima pagina, … … il Presidente della Repubblica ed il Presidente del Consiglio denunciano pubblicamente quello che in molti denunciamo da anni, gli ultimi 6 morti di venerdì e sabato assurgono all'onore delle cronache e meritano l'appellativo di eroi a differenza delle migliaia di lavoratori che sono morti prima di loro. Nella sola giornata di oggi ben 2 importanti trasmissioni RAI (una è speciale TG1 che sta andando in onda adesso) hanno dedicato ai morti sul lavoro l'intero tempo a loro disposizione. Inoltre è stato reso pubblico il dato del 2006, 1300 morti, 929.000 feriti di cui 30.000 rimasti invalidi mentre queste cifre fino ad oggi venivano sistematicamente nascoste nelle pubblicazioni per addetti ai lavori. Sarebbe come se improvvisamente tutti i giornali e le TV iniziassero a spiegare come l'11/9 è stato organizzato dall'amministrazione Bush dando alla notizia estrema rilevanza. Come mai? Cosa c'è dietro ad un atteggiamento di questo genere? Marco Cedolin *** Alleghiamo una recente dichiarazione di Alberto Burgio, deputato Prc Morti sul lavoro: Una guerra a bassa intensità Nelle stesse ore in cui il Consiglio dei ministri approva lo schema di disegno di legge recante la delega al governo per l'emanazione di un Testo Unico per il riassetto normativo in tema di salute e sicurezza sul lavoro, a Genova perde la vita un portuale. Non capita spesso (e non sempre c'è di che compiacersene) che due accadimenti simultanei offrano una chiave di lettura illuminante su fatti o problemi di prima grandezza. E' quanto invece dobbiamo registrare oggi su un terreno - la sicurezza sul lavoro - che vede il nostro Paese segnato da una vera e propria "guerra a bassa intensità". Da un lato, prendiamo favorevolmente atto della approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, dello schema di disegno di legge recante la delega al governo per l'emanazione di un Testo Unico per il riassetto normativo in tema di salute e sicurezza sul lavoro. Si tratta di un passaggio importante e di notevole rilievo politico. Di un atto doveroso - aggiungiamo -, a fronte di cifre (mille morti e un milione di infortuni ogni anno) che, purtroppo, si commentano da sole. La seconda notizia è, appunto, l'ennesimo mortale incidente sul lavoro che è costato la vita ad un portuale di Genova che, a soli 34 anni, lascia la moglie e due figli. I due eventi, di segno opposto, rendono drammaticamente evidente l'urgenza che il paese "reale" (fatto di lavoratori in carne e ossa) si doti di efficaci strumenti di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Proprio perché ciò possa avvenire, è necessario però apportare al testo licenziato dal Consiglio dei Ministri notevoli e profonde integrazioni. Svolgiamo ora alcune considerazioni di ordine tecnico, cercando di focalizzare l'attenzione - per brevità - soltanto sulla questione più rilevante. Ci riferiamo al potenziamento dei diritti di informazione e di intervento del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Affinché il RLS possa svolgere in modo efficace il proprio mandato é necessario - al contrario di quanto contiene il testo governativo - che gli siano assicurate la piena libertà di azione contro ogni ostacolo e una effettiva funzione di rappresentanza degli interessi dei lavoratori. A tal fine, si deve disporre che il rappresentante possa esercitare le proprie funzioni, secondo prescrizioni minime di legge, anche nel caso in cui la contrattazione collettiva non ne abbia definito le modalità di esercizio o le abbia definite in modo insufficiente e che, in ogni caso, l'esercizio dei diritti del rappresentante venga liberato dal vincolo di particolari oneri. Ad esempio, non è sufficiente che la determinazione del tempo necessario allo svolgimento delle funzioni di RLS senza perdita di retribuzione sia demandato alla contrattazione collettiva, perché l'esperienza insegna che gli accordi sindacali possono essere siglati al ribasso oppure accade che non vengano stipulati o che non siano rinnovati alla scadenza. E' invece indispensabile che il T.U. individui, per tutti i RLS dell'azienda, un monte ore minimo di tempo (retribuito) necessario allo svolgimento dell'incarico, in modo analogo a quanto dispone l'art. 23 della legge 300 in tema di permessi retribuiti per i rappresentanti sindacali aziendali. Si deve prevedere, inoltre, che il rappresentante possa avvalersi, nell'adempimento delle proprie funzioni, della collaborazione di tecnici esterni specializzati e che lo stesso abbia diritto di ricevere dall'impresa tutte le informazioni necessarie (a partire dall'obbligo di consegna del documento aziendale di valutazione dei rischi su supporto cartaceo e/o informatico) e che possa utilizzarle ai fini della prevenzione, pur nella salvaguardia del segreto industriale. Ma ci sarebbe dell'altro. A titolo di esempio citiamo la necessità che si introduca, nelle aziende con più di 15 dipendenti, il diritto dei RLS di chiedere e ottenere almeno una volta all'anno la riunione periodica di prevenzione e protezione e, contemporaneamente, la possibilità che il rappresentante ottenga dall'autorità giudiziaria l'adozione delle misure di sicurezza effettivamente necessarie e, dal giudice, la cessazione, in ragione dello speciale procedimento di cui all'articolo 28 L. n. 300, dei comportamenti del datore di lavoro volti a limitare l'esercizio dei diritti previsti dalla legge. Deve essere chiaro a tutti che se non si dota il RLS di strumenti di azione efficaci, drammatici episodi come quelli avvenuti a Genova sono destinati a ripetersi all'infinito. Rispetto a ciò il testo licenziato dal Consiglio dei Ministri, in sé una lodevole base di partenza, è carente. Ignorarlo sarebbe colpevole, provvedervi semplicemente doveroso. In questa direzione ci impegneremo nelle prossime settimane, affinché la discussione del T.U. alle Camere accolga il senso ed il merito delle nostre proposte. Alberto Burgio, deputato Prc