[b]C’ERA UNA VOLTA LA SCHIAVITU’... [/b][img align=right]library/slav-200.jpg[/img] di Massimo Mazzucco Oggi non è più come una volta, quando i bianchi sbarcavano con le loro navi in un qualche punto della costa centafricana, accalappiavano un centinaio di abitanti del luogo, e li sbattevano sottocoperta per trasportarli in America e venderli come schiavi. No, oggi a diventare schiavo ti convincono. Con educazione. Un rapporto appena uscito dell’UNICEF sull’ “human trading” – letteralmente, “traffico di umani” - presenta dei dati da far rizzare i capelli: su 51 nazioni africane ben 45 praticano ancora regolarmente lo “schiavismo legalizzato”. E fra i vari paesi committenti – udite udite - l’Italia spicca fra i primi in assoluto. Il meccanismo è collaudato, riguarda soprattutto bambini e ragazze giovani, e pare che nessuno abbia troppo interesse a metter in guardia i cittadini delle varie nazioni “fornitrici”. Questa è la storia di una normalissima ragazza nigeriana, che un giorno torna a casa e trova, seduto in salotto con mamma e papà.... ...un elegante signore dall’accento straniero, che le presenta la meravigliosa possibilità di “espatriare”, con opportunità di lavoro e di istruzione impensabili a casa propria, mentre offre in cambio alla famiglia una cifra che - per quanto miseranda – per loro può magari bastare per un anno intero. Venti minuti dopo la ragazza sta già facendo la valigia. Solo il giorno dopo, quando si accorge che quello davanti a lei non è l’aeroporto di Lagos, ma il confine interno con il Mali, comincia a sospettare di essere stata ingannata. Ma ormai, ovviamente, è troppo tardi. Dal Malì viene fatta passare – sempre illegalmente – in Algeria, da lì in Mariocco, e dal Marocco alla Spagna. Qui viene fornita di documenti falsi, ed imbarcata per Genova. Una settimana dopo si ritrova con altre ragazze, alcune nigeriane altre di paesi confinanti, a vivere in una lussuosa residenza per prostutite, a Torino, sotto gli ordini inflessibili di una madame anch’essa nigeriana. Costretta a prostituirsi per diciotto ore al giorno, ci mette sette mesi per mettere da parte i soldi per pagare il proprio “riscatto”. Sì, esattamente come gli schiavi di tutta la storia umana, dai tempi della Bibbia in poi. Solo che loro, una volta riscattati, potevano anche sognare una vita "normale". Mentre la ragazza, appena uscita dal bordello, si vede avvicinare da due poliziotti che le chiedono i documenti, si “accorgono” in un secondo che i suoi sono falsi, e la fanno immediatamente rimpatriare. La ragazza, infatti, non serve più – ci vuole “turnover”, dichiara professionalmente la madame, “i clienti dopo un pò si stufano” – e di certo nessuno vuole una immigrata in più che si aggiri per la città “perbene”, alla ricerca di un onesto lavoro qualunque. Dopo otto mesi, rossa di vergogna, e distrutta nel morale, la ragazza si ripresenta dai genitori stupefatti, senza ovviamente aver messo un soldo da parte. Pare che Verona e Torino siano le città italiane con maggiore traffico di questo genere. Che però si può definire “illegale” – visto che invece tutti sanno - esattamente come si possono definire “stupefatti” i genitori che l’hano messa in mano a quell’elegante signore dall’accento straniero. Ma davvero pensavano che l’avrebbe portata dove diceva di volerlo fare? Finchè la fame in Africa sarà tale che una normale famiglia di una qualunque nazione sarà disposta a vendere i propri figli, pur di mangiare, non potremo dire che quelli dello schiavismo siano tempi passati: sono solo cambiati, nella forma esteriore, come tutto cambia nel mondo, meno una cosa: l’ingordigia di chi ha nell'approfittarsi di chi non ha. Massimo Mazzucco http://news.bbc.co.uk/2/hi/programmes/from_our_own_correspondent/3632203.stm http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/3652021.stm