Ricordate il famoso ritornello dei debunkers, rispetto a tutte le grandi cospirazioni della storia? “Se davvero ci fossa stata una cospirazione così grande – dicono sempre tutti in coro – prima o poi qualcuno, magari in punto di morte, avrebbe parlato”.

Di solto questa argomentazione riesce a convincere le menti più deboli, che si accontentano di questo pseudo-ragionamento per tranquillizzarsi e per riconfermare che “il mondo è un posto pulito e meraviglioso, dove non esistono i complotti.” E dormirono tutti felici e contenti.

Il problema (per i debunkers) nasce quando qualcuno, magari appunto prima di morire, decide finalmente di liberarsi di quel fardello di verità che si era portato dentro per così tanti anni.

E’ il caso di Paul Landis, oggi 88enne, che all’epoca dei fatti era un agente dei servizi segreti incaricato di proteggere la First Lady, Jaqueline Kennedy.

Paul Landis appare, cerchiato di bianco, nella famosa foto di James Altgens, scattata subito dopo il secondo sparo. Landis stava sul predellino posteriore sinistro dell’auto della scorta.



(La foto di Altgens è diventata famosa anche per altri dettagli: nell’ingrandimento A si vede, attraverso il lunotto anteriore dell’auto presidenziale, Kennedy mentre si porta le mani alla gola. Subito sopra il suo braccio, cerchiata in giallo, la scheggiatura sul vetro che dimostra la presenza di un altro proiettile, probabilmente andato a vuoto. Nell’ingrandimento B invece si vede che la portiera dell’auto della scorta di Johnson è già aperta al momento degli spari. Come se i suoi uomini sapessero in anticipo quello che stava per succedere).

Tornando a Paul Landis, l’ex-agente dei servizi segreti ha deciso di scrivere un libro, nel quale ricostruisce tutto quello che successe quel giorno a Dallas.

Nelle sue memorie Landis racconta che lui ritrovò un proiettile, praticamente intatto, sullo schienale della limousine presidenziale, subito dietro la testa di Kennedy. Prese quel proiettile e se lo mise in tasca, per poi appoggiarlo sulla barella che aveva trasportato Kennedy in sala operatoria, all’ospedale di Dallas. Si è portato dietro questo segreto per tutta la vita, ma ora che il suo tempo sta per finire, ha deciso di liberarsene.

Questa rivelazione pone un problema enorme per la versione ufficiale. Secondo quest’ultima infatti, il famoso “proiettile magico” (quello che in un colpo solo avrebbe trapassato sia Kennedy che Connally, finendo la sua corsa nella coscia del governatore), era stato ritrovato – anch’esso praticamente intatto – sulla barella di Connally, e non di Kennedy.

Grazie a quella traiettoria miracolosa, la commissione Warren aveva potuto contenere il numero complessivo degli spari a tre, restando così in grado di incolpare Oswald come killer solitario. Se invece il famoso proiettile, praticamente intatto, è stato ritrovato sul sedile alle spalle di Kennedy, vuole dire che ci doveva essere almeno UN ALTRO proiettile che ha colpito Connally. E questo porterebbe già a quattro il numero minimo dei colpi sparati, facendo affondare la versione ufficiale una volta per tutte.

In effetti, la versione di Landis è molto più logica: mentre è altamente improbabile che un proiettile resti praticamente intatto dopo aver trapassato collo e gola di Kennedy, dopo aver rotto una costola di Connally, e dopo avergli spappolato il polso, ecco che un proiettile penetrato appena nella schiena di Kennedy, e fermatosi dopo pochi centimetri (magari “sparato con carica difettosa”, come suggerisce lo stesso Landis), potrebbe traquillamente essere ricaduto fuori, nel momento in cui il presidente riceve il colpo fatale alla testa, con la frustata all’indietro che tutti abbiamo visto nel film di Zapruder.

Ora sicuramente cominceranno le arrampicate sugli specchi dei debunkers (aspettiamo a breve un video di Polidoro) che cercheranno di spiegarci come Landis sia solo “un vecchio rincoglionito” (stile Montagnier, per capirci), e che sicuramente ha fatto tutto questo perchè vuole un pò di celebrità prima di morire. Oppure diranno “perchè ha aspettato a parlare solo adesso?”

Insomma, se non parlano, si dimostra che il complotto non esiste. Se poi per caso invece parlano, o sono tutti rincoglioniti, oppure sono bugiardi in cerca di pubblicità. Alla fine hanno sempre ragione loro, i nostri cari debunkers.

E intanto nei libri di storia si continua a scrivere che Lee Harvey Oswald uccise Kennedy e agì da solo.

Massimo Mazzucco

PS: Ricordiamo che Paul Landis va ad aggiungersi ad altri 4 personaggi che hanno già confessato di aver partecipato all’omicidio Kennedy nel passato: Howard Hunt, l'uomo della CIA che lasciò al figlio una confessione registrata, prima di morire. Tosh Plumlee, il pilota della CIA che portò a Dallas i mafiosi che parteciparono all’attentato, fra cui Johnny Rosselli. Chauncey Holt, il tipografo che preparò i falsi distintivi dei servizi segreti per gli agenti di Dealey Plaza. E buon ultimo James Files, l’uomo che ha raccontato di aver sparato il colpo fatale alla testa di Kennedy, nascosto sulla collinetta erbosa. Ma tutti questi stavano dalla parte dei cattivi. Landis invece è dalla parte dei buoni: è molto più difficile mettere in discussione la sua credibilità. (Ma vedrete che Polidoro in qualche modo ci riuscirà, ve lo garantisco).