Ad abbattere il Dc9 dell’Itavia precipitato vicino a Ustica il 27 giugno 1980 fu un missile francese. A sottolinearlo, con parole molto nette, è stato l’ex premier italiano Giuliano Amato, che in un’intervista rilasciata a Repubblica ha spiegato: “Era scattato un piano per colpire l’aereo sul quale volava Gheddafi, ma il leader libico sfuggì alla trappola perché avvertito da Craxi. Adesso l’Eliseo può lavare l’onta che pesa su Parigi”. Una presa di posizione che conferma quanto riportato più volte, negli anni, da alcuni giornali, che aveva avanzato l’ipotesi di un coinvolgimento di Parigi nell’accaduto. A sostenere la tesi era stato anche, tra i tanti, Francesco Cossiga.

Il disastro aereo, tra i grandi misteri del nostro Paese, avvenne alle 20.59 nello spazio aereo tra Ponza Ustica e coinvolse il volo di linea IH870 della compagnia aerea Itavia, partito dall’aeroporto di Bologna-Borgo Panigale e diretto a Palermo-Punta Raisi. Il mezzo si spezzò in due e precipitò nel Mar Tirreno: tutte morte le 81 persone a bordo, tra passeggeri e personale.

“Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione – ha dichiarato Amato – e il piano prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, con molti aerei in azione, nel corso della quale sarebbe dovuto partire un missile contro il leader libico: l’esercitazione era una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come incidente involontario”.

Secondo Amato, “Gheddafi fu avvertito del pericolo e non salì sul suo aereo. E il missile sganciato contro il Mig libico finì per colpire il Dc9 dell’Itavia. L’ipotesi più accreditata è che quel missile sia stato lanciato da un caccia francese partito da una portaerei al largo della costa meridionale della Corsica o dalla base militare di Solenzara, quella sera molto trafficata la Francia su questo non ha mai fatto luce”.

L’ex premier si è chiesto come mai Macron “non voglia togliere l’onta che pesa sulla Francia. Può farlo solo in due modi: o dimostrando che questa tesi è infondata oppure, una volta verificata la sua fondatezza, porgendo le scuse più profonde all’Italia e alle famiglie delle vittime in nome del suo governo. Il protratto silenzio non mi pare una soluzione”.

Fonte Il Paragone