Come già aveva raccontato Albino Galuppini nella biografia di Bill Kaysing, "La penna più veloce del West", lo stesso Kaysing sosteneva di avere contattato nel 1991 l'astronauta Jim Irwin (Apollo 15), per ottenere da lui un'intervista nella quale Irwin intendeva rivelare qualcosa di molto importante relativo alle missioni Apollo.

Purtroppo - raccontava sempre Kaysing - Irwin non arrivò mai da lui per fare l'intervista, perché tre giorni dopo la loro telefonata morì improvvisamente. Ufficialmente si trattò di un infarto, ma Kaysing si è sempre detto convinto che Irwin sia stato ucciso, per evitare che rivelasse la verità sulle missioni lunari (ovvero che non erano mai avvenute, e che erano state falsificate in studio, sulla terra). Ed infatti da quel giorno lo stesso Kaysing smise di cercare di contattare altri astronauti perchè - diceva - si sentiva in colpa per la morte di Irwin.

Naturalmente, non tutti credettero alla storia raccontata da Kaysing. Mentre chi sostiene il complotto lunare non ebbe difficoltà a credere che quella telefonata fosse davvero avvenuta, i sostenitori della versione ufficiale dissero che ovviamente Kaysing era "inattendibile", e che la storia della telefonata di Irwin fosse tutta un'invenzione.

Ma sempre Albino Galuppini, nel corso delle sue ricerche sulla questione lunare, si imbattè qualche anno fa in un personaggio che sosteneva di aver assistito personalmente alla telefonata fra Kaysing e Irwin. [...]

Questo personaggio si chiamava Charles Ellery. Galuppini seppe che viveva in California, lo contattò ed ottenne da lui questa breve intervista telefonica.

Questo il testo della conversazione:

Galuppini: Molto interessante la questione di Jim Irwin, l'astronauta che morì pochi giorni dopo aver avuto un contatto con Bill Kaysing per raccontare la verità.

Ellery: Sì, fu una grande delusione per Bill e per me.

Galuppini: Lei ha dichiarato che era presente all'intervista, che era presente quando avvenne la telefonata fra Kaysing e Irwin. È così?

Ellery: Esatto.

Galuppini: Lei udì la voce di Irwin?

Ellery: No.

Galuppini: Quindi lei udì solamente la voce di Kaysing.

Ellery: Esatto. Io stavo seduto accanto a Bill, mentre lui parlava con Jim. Jim gli disse che sarebbe venuto nel giro di quattro giorni, e quando riagganciò ci congratulammo l'un l'altro, perché sarebbe stato grande, una gran cosa. Intendevamo preparare allo scopo una delle stanze del caravan [nel quale viveva Kaysing n.d.r.], e io avevo intenzione di usare la mia nuova telecamera per registrare l'intervista.

Galuppini: Vuole dire che intendeva usare la sua telecamera per registrare l'intervista a Jim?

Ellery: Esatto.

Galuppini: Ed è sicuro che Jim fosse intenzionato a raccontare la verità sugli allunaggi?

Ellery: Oh, certo. Bill gli fece una serie di domande, mentre era con lui al telefono. È passato tanto tempo, e non rammento più che domande gli fece, ma mi ricordo che sarebbe arrivato a Santa Cruz e noi saremmo andati a prenderlo all'aeroporto per portarlo a Stanton e realizzare l'intervista del caravan.

Galuppini: Per quanto ne sa lei, fu Bill a contattare Jim?

Ellery: Sì certo.

Questa intervista naturalmente non ci conferma che le missioni Apollo furono falsificate sulla terra. Ci conferma però un paio di cose importanti: che Kaysing non aveva mentito quando raccontava della sua telefonata con Irwin, e che Irwin era intenzionato ad incontrare Kaysing e a farsi intervistare da lui.

Ora rimane soltanto una questione da risolvere: secondo voi, perchè mai un astronauta di Apollo 15 avrebbe scelto di farsi intervistare proprio da Bill Kaysing, il padre della teoria del moonhoax, 20 anni dopo la fine del progetto Apollo? Per parlare con lui delle migrazioni dei coleotteri, o per sgravarsi del peso di una menzogna con la quale evidentemente non era più in grado di convivere?

Massimo Mazzucco

Nota: L'intervista a Charles Ellery compare nell'ultimo libro di Albino Galuppini "La luna di carta". 

Grazie a Galuppini per la gentile concessione della registrazione.