L'altro giorno, mentre riflettevo sulla sorte crudele di Antonio Megalizzi, ho pensato: "Almeno questa volta non ci sono i soliti fessacchiotti che dicono 'E' tutto falso' ".

E invece anche questa volta sono arrivati.

Persino qui su luogocomune, sito conosciuto per prediligere l'uso della logica e dei riscontri fattuali, è comparso qualcuno che ha detto "è tutta una messinscena, a Strasburgo non è morto nessuno".

A questo punto mi domando quale possa essere il meccanismo mentale che porta certe persone ad oscurare a tal punto la propria capacità di raziocinio da fare affermazioni del genere. Il semplice ragionamento che costoro fanno per giungere a tale conclusione infatti ("non ci sono foto del morto quindi non è morto") non è sufficiente a giustificare un tale salto quantico nel nostro cervello.

Ci deve essere qualcos'altro, un "a priori" di tipo kantiano, che ti porta poi a formulare una giustificazione così fragile, pur di arrivare a quella conclusione.

In altre parole, ci deve essere una tale necessità di poter affermare a tutti i costi che "tutto ciò che ci raccontano è falso" da arrivare poi a formulare dei ragionamenti forzati (come appunto "non ci sono foto quindi non è morto") per poter giustificare tale necessità.

Solo chi ha già deciso aprioristicamente che "gli americani non si farebbero mai da soli una cosa del genere" arriva poi ad accettare le ridicole spiegazioni del NIST per il crollo delle Torri Gemelle.

Solo chi ha già deciso che "tutto ciò che ci raccontano è falso" arriva poi a pensare che "siccome non ci sono foto, allora Megalizzi non è morto".

Quando sei schiavo della famosa premessa inamovibile (nel ragionamento deduttivo), devi poi obbligare il tuo cervello a fare delle contorsioni impensabili pur di "stare dentro" a quella premessa.

La domanda quindi diventa: che cosa ha portato certe persone a formulare una tale premessa ("tutto ciò che ci raccontano è falso") da uscirsene poi con delle stupidaggini come quella citata più sopra. (Sia chiaro, il ragionamento vale per Megalizzi come per i famosi "manichini" di Nizza o della Rambla di Barcellona).

La risposta che mi sono dato a questo interrogativo è la seguente: stiamo vivendo una fase di transizione epocale, nella quale stiamo passando molto rapidamente da un mondo fatto di certezze assolute ad un mondo di totale incertezza. Ieri vivevamo tutti nella costante rassicurazione dataci dalle televisioni e dai giornali, che fungevano da padre, da figura guida per tutta la società. Una cosa era vera perchè "lo ha detto la televisione". In questo mondo di certezze (anche se fasulle) si viveva paradossalmente molto meglio, perchè erano ben pochi i dubbi che ci attanagliavano dal mattino alla sera.

Oggi invece, con l'avvento di internet, è cambiato tutto. Oggi nulla è più certo, nulla è più garantito solo perchè "lo ha detto la televisione". Anzi, proprio perchè le cose le dice la televisione, noi diventiamo sempre più sospettosi. E questo sarebbe un bene, se ad ogni sospetto si facesse seguire un ragionamento logico che analizzi e scomponga le famose "versioni ufficiali", fino a portarci ad una nostra conclusione personale.

Il problema è che nell'abbandonare la "mano sicura" che fino a ieri ci aveva guidato, molti si perdono per strada. Non hanno ancora sviluppato le capacità logico-razionali per fare da soli un valido percorso individuale verso la verità, e quindi si ritrovano persi in una nebbia terrificante. Dietro non c'è più la figura rassicurante del "padre" che ci guidava, ma davanti non riescono ancora a raccogliere le forze per camminare con le propie gambe.

Ed è in questa fase di nebbia terrificante che la persona meno preparata si aggrappa ad una "sua" verità assoluta e risolutiva: "E' tutto falso".

Non sapendo ancora percorrere da sola il cammino verso l'indipendenza mentale, ma non avendo più nulla alle spalle che ti sorregge, adottano questa soluzione "universale" che copre - almeno temporaneamente - tutte le situazioni possibili senza obbligarti ogni volta a fare un sano ragionamento razionale.

L'umanità si trova nel guado fra un mondo in cui era l'autorità a dirci come stanno le cose e un mondo in cui sarà ciascuno di noi a decidere come stanno le cose.

In questo guado molti, necessariamente, si perdono. Ma quello che conta non è la storia dei singoli individui, è il percorso dell'intera umanità.

Massimo Mazzucco