di Music-Band

Dovevo aspettarmelo, era da troppo tempo che i media spingevano la macchina della propaganda a velocità folle, eppure per qualche insana ragione che è più incoscienza che positivismo, uno spera sempre che il peggio non accada mai e così ho fatto quello che di solito fanno tutti: ho ingannato me stesso; invece di prepararmi in anticipo alle nefandezze che stavano prendendo forma, ho ignorato le nubi che si addensavano all'orizzonte limitandomi a una sterile indignazione per l'arroganza e le balle quotidiane propinate in blocco dai manipolatori di opinioni, come se a qualcuno fregasse qualcosa del mio disappunto.

E così, quando venne annunciato il decreto Lorenzin che non faceva altro che inserire un nuovo allucinante tassello nella deriva autoritaria imboccata parecchio tempo fa da questo disgraziato paese, la notizia mi travolse quasi come un fulmine a ciel sereno. A volte mi domando se il “Lieto fine” inculcatoci da un secolo di Hollywood come un imprinting materno, non mi abbia reso meno realista.

Il disastro emozionale che mi investì come uno tsunami attraversò varie fasi, ma la prima cosa che mi passò per la testa fu un vecchio testo di storia che lessi quando ero solo un ragazzo e che sottolineava lo sgomento e l'incredulità che colpì pensatori e diplomatici quando Hitler decise di scatenare la seconda guerra mondiale. Mi era sempre sembrata una stupidaggine l'idea che gli uomini politici capissero meno del comico Charlie Chaplin (Vedi: Il grande dittatore) cadendo letteralmente dalle nuvole e ignorando l'evidenza, senza comprendere gli eventi che stavano vivendo; adesso però, qualcosa di simile era successo a me. Non mi mancavano certo gli indizi o le informazioni per azzardare previsioni su cosa sarebbe accaduto ma non avevo considerato la mia incapacità di capire che l'impensabile, specialmente nella politica Italiana, diventa spesso realtà. Mi venne in mente anche una frase tipica che sentii ripetere fino alla nausea dopo l'11 settembre 2001: “Non è possibile, gli americani non possono esserselo fatto da soli”.

Incredulità, ecco la parola chiave; per quanto le cose siano ovvie, in certi casi non riesci a metterti nei panni di un psicopatico, di un idiota, o semplicemente di una mente criminale. L'errore è quello di non prendere in considerazione ciò che per qualsiasi società civile ed evoluta è pura fantascienza. Se è grottesco al punto da essere surreale o addirittura fantascientifico, non credi possa accadere, e questa sottovalutazione è la fregatura; ecco perché chi sa mettersi nei panni altrui possiede, oltre a una maggiore comprensione, anche un grande potere.

12 vaccini obbligatori da 0 a 16 anni, minaccia di sospensione della responsabilità genitoriale, multe salatissime, una cosa assolutamente folle, apertamente fascista, anticostituzionale, partorita da menti malate e non perché io non riesca a immaginare piani, progetti o speculazioni economiche che possano inventarsi, ma perché sono incredulo nel vedere con quanto coraggio tentano un azzardo simile. Devono davvero avere la convinzione granitica che nessuno li fermerà mai e che il popolo è completamente assoggettato a ogni loro capriccio o ordine per quanto assurdo possa essere.

In un paese fiscale al punto che quando esci dal supermercato rischi un agguato della guardia di finanza pronta a farti il culo se non hai lo scontrino addosso, ti aspetti che una distorsione talmente abnorme del buon senso e la violazione plateale di ogni legge e diritto civile provochi alcune reazioni immediate, se non altro per far finta, agli occhi del popolo, che esista ancora un barlume di legalità e quindi, che so, un TSO alla Lorenzin, o almeno un avviso di garanzia, l'apertura di un'indagine sul conflitto di interessi della Glaxo, l'azienda con un'incredibile lista di condanne in tutto il mondo che ha piazzato i suoi uomini al ministero della sanità. In mancanza di simili provvedimenti, anche se ipocriti, mi sarei aspettato il popolo in strada con i forconi.

Ma ancora una volta non ho considerato l'ovvio ragionando con la mente di Hollywood e del mulino bianco. In un mondo avviato verso il peggiore incubo Orwelliano, io sto in Italia, un paese che è già oltre l'immaginazione di quel profeta. Reazioni zero, silenzio assoluto di tutti i media nessuno escluso, e gente che continua la propria vita tranquillamente. E' come se avessero dato la notizia di un imminente tsunami apocalittico che sta per cancellare la tua città dalla faccia della terra ma tu invece di scappare apri la finestra; c'è il sole, gli uccellini cinguettano, regna una calma totale... E così sprofondi nuovamente in poltrona a guardare l'isola dei famosi per gli ultimi 30 secondi della tua vita.

La nonna però è sconvolta, lei è un barometro efficiente e le sue parole non lasciano spazio a voli pindarici: “E come ai tempi del fascismo” dice, e vedi nei suoi occhi i ricordi che affiorano assieme a una paura che non ha mai dimenticato. E ha ragione, l'unica differenza è che oggi non ci sono più i partigiani. Non sembra cioè esserci gente in grado di opporsi né intellettualmente né fisicamente a questo mondo alla rovescia. Hanno creato un paese di zombi, e se anche uno volesse rifugiarsi sulle montagne hanno i droni, i satelliti e gli infrarossi.

Durante i primi dieci giorni ho perso il sonno, ho vissuto l'angoscia dei peggiori scenari che mi si sono parati davanti agli occhi. Poliziotti che vengono a sequestrare mio figlio con un manganello pronto a devastarmi la vita, circondati da una folla urlante che reclama il mio sangue anche se non mi conosce, anche se non ho fatto del male a nessuno, come l'eretico di turno bruciato sul rogo per concedere i due minuti d'odio al popolo bue che continuerà a seguire i pifferai fino al tuffo volontario nel burrone di merda che gli hanno preparato. Orwell è qui, oggi, e tutto ciò che io e la mia famiglia siamo costretti a subire a livello psicologico non verrà mai risarcito da nessuno, altro che danni morali; quelli sono un lusso per benestanti e talvolta nemmeno per loro. Le lacrime della mia compagna che si fa coraggio ma sente sulle spalle il peso dell'ingiustizia per una decisione che è stata costretta a prendere, gli occhi limpidi di mio figlio che affronta il mondo da avventuriero anche se nel silenzio della sera mi confida che gli manca casa sua, La comprensione silenziosa che nasconde il dolore della mamma e di un figlio più grande che sono rimasti vedendoci partire, sono stigmate per la mia anima; tatuaggi che, comunque vada a finire, rimarranno sul mio cuore e forse nell'etere quando me ne sarò andato definitivamente da questa gabbia di matti.

Mano a mano che passavano i giorni non ho visto altra soluzione se non quella di lasciare il paese, trasformarmi in un simulacro di quelle persone attualmente tanto odiate da rappresentare il simbolo di tutti i mali del mondo, che buttano se stesse e ciò che resta dei loro sogni in un barcone candidato a imitare il Titanic.

Qualcuno mi ha dato del vigliacco con un sorriso ipocrita che significa: “Voglio farti credere che sto scherzando ma lo penso veramente”. Qualcun altro mi ha detto: “Vorrei avere io il tuo coraggio”; altri insinuando una mia fantomatica posizione agiata si sono espressi così: “Se ne avessi la possibilità lo farei anch'io, ma ho i nipoti, il gatto, le bocce, la mamma, mille impegni”. Alcuni sono semplicemente rimasti in silenzio con uno sguardo incerto tra la disapprovazione, lo stupore e la convinzione della mia pazzia. Infine c'è stato chi pensando di essere spiritoso mi ha detto: “Diventi un migrante”.

Nessuno mi ha chiesto: “Tu come ti senti? Come stai? Quali sono i tuoi pensieri?”

Sulle dita di una mano conto invece quelli che senza aggiungere un: “Sei pazzo” o “Ti ammiro per il coraggio”, si sono limitati a dire: “Ti auguro ogni bene”.

Una cosa che mi ha insegnato questa esperienza è che alla gente non interessa capire ciò che stai provando o vivendo perché più importante della tua situazione è la loro personalità; rabbia, frustrazione, esaltazione, autostima, qualsiasi idea o emozione che il loro ego sia in grado di proiettarti addosso trasformandoti in ciò che “loro” pensano o sentono. Tu sei un fantoccio o una tela bianca, esattamente come al cinema, quando avviene un transfer con l'eroe o la vittima e attraverso un personaggio fittizio viviamo le nostre emozioni e il nostro sentire. Solo che al cinema i personaggi sono costruiti per essere indossati dall'ego dello spettatore, e non si tratta di persone reali che vivono sulla propria pelle le angosce e i dolori che la quotidianità gli infligge senza sconti e senza un provvidenziale e consolatorio “The End” alla fine.

Le risposte e gli sguardi che ho ricevuto nel momento in cui ho voluto condividere la mia decisione di lasciare L'Italia mi hanno fatto pensare che forse avrei fatto meglio a non dire nulla a nessuno; avrei dovuto andarmene e basta. Salire sul barcone della paura e delle incertezze con l'ignoto davanti agli occhi e il silenzio alle mie spalle; tanto se affondi diventi soltanto un numero che non verrà contato o contemplato. A nessuno interessano gli sfigati perché ti mettono davanti una realtà che può colpire chiunque.

Con il passare del tempo ho visto la follia di un intero paese aumentare; una minoranza consapevole e decisa a lottare che si è presto trasformata, agli occhi del popolo, in un manipolo di cretini per cui si è resa necessaria una legge giusta. Invettive sui forum che rendono impossibile credere di vivere in una società che si autodefinisce “civile”, come quelle di chi si augura la morte dei bambini non vaccinati. Termini coniati a casaccio come “freevax” che significa: “Vaccini Gratis”, non certo: “Libertà di vaccinazione”. Tutti i media gongolanti e impegnati ad aizzare un gruppo contro l'altro e nessun giornalista tra quelli regolarmente impiegati, che si è sentito abbastanza schifato da dimettersi o protestare. Mille voci, pro o contro, che sui vaccini hanno sparato le più grandi boiate che orecchio umano abbia mai sentito, affermando il nulla, senza mai un contradditorio. I pochi che avevano qualcosa di sensato da dire, relegati in rete, sparsi ai quattro venti in siti e blog, nel calderone dove proliferano anche gli imbecilli che sono contro perché la terra è piatta e gli alieni salveranno il pianeta. Se uno volesse capirci qualcosa dovrebbe ricostruire un puzzle, mentre le corazzate compatte della disinformazione sono unite, forti, e trainano le reti raccogliendo banchi di popolazione.

Per uno come me che si è letto tutta l'informazione medica e scientifica disponibile sui vaccini è una situazione intollerabile. Chi mai andrà a studiare quella mole di materiale come ho fatto io? Nessuno, costa troppa fatica, è più semplice credere all'idiota di turno che dall'alto del suo camice bianco o della sua posizione politica fa proclami in televisione iniziando con: “I dati scientifici sono inequivocabili...” Peccato che sistematicamente questi dati non vengano mai forniti, bisogna sempre fidarsi di queste affermazioni basate sul nulla più assoluto, che dobbiamo accettare come valide perché noi siamo il popolo ignorante e chi le ha dette è un medico o un politico.

Quella a cui ho assistito in questi mesi è davvero una grande operazione di manipolazione mentale operata sul popolo italiano e vederne l'efficacia è decisamente spaventoso.

Ora sto viaggiando con la mia famiglia verso un futuro incerto, senza sapere cosa farò, con un tempo limitato di autosostentamento. Ho dovuto lasciare la mia casa, dove sento ancora forti le mie radici. Mai e poi mai avrei pensato di dover affrontare una situazione simile. Cerco un luogo dove il concetto di civiltà significhi ancora qualcosa, nella speranza di poter ricostruire, ma sopratutto con la volontà di proteggere mio figlio per assicurargli un futuro.

Sono terrorizzato, mi sento vecchio e non vedo luci all'orizzonte, ma per reggere il timone tengo a mente le parole di un pensatore che mai come ora mi sono di aiuto:

    “...Se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi tendini a sorreggerti anche dopo molto tempo che non te li senti più e di conseguenza resistere quando in te non c’è niente tranne la tua Volontà che dice loro: “Resistete...”
    -- Rudyard Kipling

Un giorno vi racconterò le cronache di un emigrante coatto e magari riuscirò a non maledire, forse anche a ringraziare, la follia che ha colpito l'Italia, perché una cosa è certa: non sono il solo che vive per proteggere l'unico futuro che abbiamo, i nostri figli.

Fonte: Il Portico Dipinto