Con questo articolo rispondo alla “lettera aperta” che mi è stata indirizzata alcuni giorni fa dal Terracina Social Forum.

La prima considerazione da fare è che la lettera aperta è un formato che si utilizza di solito come “ricatto benevolo” nei confronti del destinatario, in modo da costringerlo a rispondere pubblicamente. Marco Villa, il responsabile di TSF, mi conosce da tempo, e ha tutti i miei contatti personali. Avrebbe potuto tranquillamente scrivermi in privato, discutendo con me personalmente della sua iniziativa. Invece ha scelto la strada più “rumorosa”, e quindi non mi resta che rispondergli pubblicamente. (Fra l’altro, anche strategicamente, è poco saggio discutere in pubblico di iniziative del genere, prima che siano eventualmente pronte ad essere attivate. Non ci vuole un genio per capirne il motivo).

Ma è soprattutto l’impostazione della lettera, fin dall’inizio, che ritengo sbagliata.

Il TSF scrive: “Recentemente Massimo Mazzucco ha lanciato una simpatica iniziativa, denominata “Guinzaglio d’oro 2020”. Noi del Terracina Social Forum, però, riteniamo l’iniziativa insufficiente. Se ci si vuole limitare a giocare, il “Guinzaglio d’oro” va benissimo, ma se si vuole provare ad incidere seriamente sulla realtà, la strategia a nostro avviso dovrebbe essere un’altra.

L’idea che con un’iniziativa come il guinzaglio d’oro “ci si voglia limitare a giocare” è profondamente sbagliata, perché confonde la forma con il contenuto. La forma è certamente giocosa, ma il contenuto è assolutamente serio ed importante: si tratta di far capire al maggior numero di persone possibile quale sia l’attuale stato di asservimento dei nostri media ai poteri di Big Pharma. Non si comprende quindi in cosa consisterebbe il “limitarsi a giocare”.

Anche il quiz sull’11 settembre, volendo, è fatto in forma giocosa, ma questo è servito ad avvicinare decine di migliaia di persone - finora ignare - ad un problema estremamente serio, ovvero le reali responsabilità degli attentati dell’11 settembre.

Lo ripeto, confondere forma e contenuto (e soprattutto non comprendere l’utilità dell’una a favore dell’altro) è un errore da principianti della comunicazione.

Veniamo ora alla validità dell’iniziativa proposta da TSF, ovvero il boicottaggio di LA7 («colpirne uno per educarne cento»). Il TSF scrive: “Se si vuole veramente che cambi la linea editoriale del TG La7, si devono seguire i soldi. O, meglio, si deve interrompere il flusso dei soldi. Tradotto: non si devono comprare i prodotti e/o i servizi che sono pubblicizzati negli spot trasmessi prima, durante e dopo il TG La7. Semplicissimo.

Semplicissimo, ma profondamente sbagliato. Per almeno due motivi:

1) Non esistono prodotti che vengano pubblicizzati esclusivamente sulla 7, né tantomeno pubblicità specifiche “durante e dopo il TG La7”. Bisognerebbe quindi dire genericamente “non comprate più automobili, non andate nei supermercati, non comprate più telefonini”, ma questo equivarrebbe, ovviamente, a fare la figura dei cretini.

2) Non è necessario boicottare direttamente il prodotto commerciale, se si vuole colpire un canale televisivo. È sufficiente fargli perdere credibilità e fargli calare l’audience. È noto infatti che il prezzo degli spazi pubblicitari è direttamente proporzionale al numero di persone che seguono un certo programma. Calando l’audience, calano automaticamente anche gli introiti della catena televisiva. E’ lì che gli si fa veramente male: facendogli calare l’audience.

E per far calare l’audience di un canale è sufficiente far perdere credibilità ai personaggi che compaiono nei suoi programmi. Diventano quindi utili dei video come “Mentana il problema sei tu non siamo noi”, “Il ministero della verità”,  “David Parenzo il dottor Stranamore”, “Beppe Severgnini: Ignoranza e presunzione”, "LA7 e le fake news", oppure appunto “Il guinzaglio d’oro”, che prendeva di mira in maggioranza giornalisti di LA7.

Ohibò! Vuoi vedere che il buon Mazzucco ha già intrapreso da tempo la strada del boicottaggio economico, senza avvisare nessuno e senza bisogno di chiamarla per nome?

Ovviamente, il mio lavoro (e quello di tutti coloro che lavorano nella controinfomazione, Quaglia, Furlan, Messora, Frabetti, ecc.) non è sufficiente a far crollare gli ascolti TV dall’oggi al domani. Ma è importante che certi concetti vadano in giro, perché lentamente si sedimentano in uno strato sempre crescente della popolazione. E certi risultati si cominciano già a vedere: la credibilità dei canali mainstream di oggi non è certo quella di 10 anni fa.

Bisogna quindi continuare a lavorare in questa direzione, mettendo sistematicamente in luce le bugie del sistema. In questo senso ringrazio tutti gli amici e gli utenti di luogocomune, che compiono quotidianamente sia il lavoro di raccogliere preziose informazioni sia quello di divulgarle in rete. Quando ci sarà un numero sufficiente di persone che avrà capito l’inganno del mainstream, non ci sarà nessun bisogno di mettersi a boicottare i biscotti o i pannolini di una determinata marca.

La tv si spegnerà da sola.

Massimo Mazzucco

(Firmo questa risposta anche a nome di Margherita Furlan e di Roberto Quaglia, che nella lettera di TSC sono stati invitati a compiere una “moral suasion” nei miei confronti).