Il titolo la dice già tutta: "Un brindisi al nuovo orribile governo italiano". La testata è il New York Times. L'opinionista è Roger Cohen, un columnist che scrive regolarmente per il NYT da diversi anni (curiosamente, Cohen è diventato direttore della sezione esteri del NYT proprio l'11 settembre 2001. Con tutto quello che succedeva in città quel giorno, hanno trovato il tempo di nominarlo alla direzione degli esteri).

Anche l'incipit dell'articolo non è male: "Steve Bannon è contento - e forse è anche stato strumentale - per la formazione del governo anti-europeo e anti-immigrazione italiano. Anche Marie Le Pen, la politica francese di destra, è estasiata, e ha definito la nuova coalizione 'una vittoria della democrazia sull'intimidazione e sulle minacce dell'unione europea'. E io sono contento."

A parte l'imbecillità di suggerire che Bannon - uno scoppiato paleoconservatore cacciato a pedate nel sedere da Trump perchè troppo estremista - possa aver influito in qualche modo sulla formazione del nostro governo, ma io sinceramente non capisco di cosa Cohen possa essere contento, visto che l'articolo continua così:

"Bannon e Le Pen non fanno certo parte del mio giro politico, quindi prima di continuare voglio chiarire bene che i partiti vittoriosi che formano il nuovo governo italiano - la lega xenofoba e Cinque Stelle che vogliono distruggere il vecchio ordine delle cose - mettono insieme bigotteria e incompetenza a livelli inusuali. Sono un gruppo di miserabili nati dalla marea globale antiliberale."

Poi, per darsi un pò di credibilità, l'articolo cerca di riequilibrarsi con frasi del tipo: "Nonostante questo, hanno vinto, e i risultati di una elezione democratica vanno rispettati".

"Thanks to the cock" - direbbe mio nonno che non parlava inglese.

Ma poi subito l'autore torna sul tema preferito, e dopo averci ricordato che "di Maio non ha mai fatto un lavoro degno di questo nome" e che "il gonfiaggio delle credenziali accademiche del professor Conte non è rassicurante", il nostro Cohen si lascia scappare un chiarissimo "non vedo nulla nella Lega o nel Movimento Cinque Stelle che non mi causi disgusto".

Complimenti quindi al glorioso New York Times, faro-guida del giornalismo mondiale, e fulgido esempio di equilibrio verbale e di obiettività di giudizio.

Per chiudere in bellezza, Cohen afferma: "Ora lasciamo che Conte, Salvini e Di Maio si mettano al lavoro. E' molto meglio vederli fallire dall'interno che vederli protestare dall'esterno. E' veglio vederli perdere supporto per il fallimento che non guadagnare supporto con le urla rumorose."

Invece a me, caro Cohen, dopo aver letto un articolo del genere viene voglia di tornare a votare Lega e 5 Stelle all'infinito, anche se magari al governo dovessero deludermi. Chissà perchè?

Massimo Mazzucco