Di Kamiokande

Fin dall’inizio pandemia si è fatta strada sui social media l’ipotesi di una relazione tra la malattia Covid-19 e l’accensione delle antenne 5G, che proprio in quei mesi incominciavano a venir sperimentate in giro per il mondo, inclusa Wuhan. L’interesse riguardo l’argomento ha raggiunto il suo massimo il 5 Aprile per poi scemare nelle settimane successive, come si può vedere dal grafico qui sotto.

Covid 5G Trend 2020

Era immaginabile che, oltre all’attenzione del popolo dei social, si accendesse anche l’attenzione dei debunker e dei giornalisti “seri e responsabili” (da sempre lucidi e geniali). A titolo di esempio si vedano (se proprio ne avete voglia) gli articoli apparsi i primi di Aprile del 2020 su Open, La Repubblica ed il Corriere della Sera.

L’argomento ha meritato anche un articolo scientifico sulla rivista Media International Australia intitolato “‘Corona? 5G? or both?’: the dynamics of COVID-19/5G conspiracy theories on Facebook”.

La relazione Covid e 5G è stata quindi relegata immediatamente nel solito angolo delle teorie del complotto per persone con la stagnola in testa. Quando un argomento riceve questo stigma è difficile che possa essere recuperato (una meravigliosa eccezione è stata la teoria della fuoriuscita del virus da un laboratorio), e chi si azzarda a fare ipotesi ardite in merito viene subito bastonato. Un articolo scientifico pubblicato a Luglio 2020, dal titolo “5G Technology and induction of coronavirus in skin cells”, è stato ritirato poco dopo adducendo “una sostanziale manipolazione della revisione tra pari”, qualunque cosa ciò voglia dire.

Merita quindi particolare attenzione l’articolo pubblicato il 29 Settembre 2021 sulla rivista Journal of Clinical and Translational Research, disponibile nel database medico PubMed, dove vengono messi in relazione gli effetti biologici (non termici) delle onde elettromagnetiche dei dispositivi Wi-Fi ed i sintomi della malattia Covid-19 dovuta al virus SARS-CoV-2.

L’articlo in questione, pur non essendo pubblicato su di una rivista di particolare rilievo, è alquanto interessante perché si basa su una folta letteratura composta ben 141 lavori scientifici prodotti dal 1969 ad oggi, ed è quindi utile anche solo come fonte bibliografica.

L’articolo inizia citando due lavori che hanno messo in relazione statisticamente rilevante la mortalità da Covid-19 con l’intensità dell’inquinamento elettromagnetico: il primo lavoro considera 31 paesi del mondo tra cui l’Italia, il secondo si concentra sul 5G negli Stati Uniti.

Con questa premessa vengono poi introdotti una serie di studi sugli effetti biologici non termici delle onde millimetriche tipiche delle nostre attuali reti Wi-Fi e di comunicazione mobile (che vanno dai 2.4GHz fino ai 54GHz dei 5G). Uno dei problemi sottolineati dallo studio è che l’attuale normativa si concentra solo sugli effetti termici di queste onde elettromagnetiche che, in maniera simile a quanto accade nei forni a microonde, sono in grado di riscaldare l’acqua che è contenuta nei tessuti del corpo umano, con un conseguente aumento della temperatura della zona irradiata.

In letteratura sono altresì numerose le pubblicazioni che riportano i più disparati effetti biologici dovuti alle radiofrequenze, non legati ad un mero effetto termico, anche al di sotto dei livelli di sicurezza definiti dall’International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection (per radiazioni non ionizzanti si intendono le onde elettromagnetiche fino alle microonde, i raggi X e gamma sono invece ionizzanti).

Bassi livelli di Wireless Communication Radiation (WCR) hanno mostrato effetti sull’organismo ad ogni livello: cellulare, fisiologico, comportamentale e psicologico. Effetti biologici sono stati registrati anche a livelli 1000 volte inferiori al limite di 1 mW/cm², che è il limite di sicurezza imposto negli Stati Uniti, per esposizioni prolungate nel tempo (tipicamente qualche mese). Uno degli effetti più rilevanti di esposizioni continuate a bassi livelli di WCR sono danni al sistema riproduttivo. che possono essere causati anche dai sistemi Wi-Fi di computer portatili. In letteratura sono anche riportati disturbi neurologici, disturbi cognitivi, disturbi della memoria e disturbi del sonno legati alle emissioni dei ripetitori per telefonia cellulare. Un altro aspetto preoccupante delle WCR a bassa intensità è la capacità di potenziare la crescita batteriologica, come osservato in esperimenti sul batterio Escherichia coli.

Il corpo centrale dell’articolo si concentra nella ricerca bibliografica degli effetti nocivi delle WCR accomunabili a quelli prodotti dal SARS-CoV-2, cercando così effetti di potenziamento della malattia dovuti all’inquinamento elettromagnetico.

Come mostrato nella tabella sottostante, vi sono notevoli sovrapposizioni tra i danni causati delle WCR e quelli causati dal SARS-CoV-2.



Effetti biologici dell’esposizione alle Wireless communications radiation (WCR) Sintomi Covid-19




Comabiamenti nel sangue
Comabiamenti nel sangue
Breve termine: rouleaux (pile di globuli rossi), echinociti (globuli rossi di forma irregolare) Rouleaux, echinociti
Lungo termine: riduzione del tempo di coagulazione, riduzione dell’emoglobina, disturbi emodinamici Effetti sull’emoglobina; effetti vacolari
  RIdizione dell’emoglobina nei casi gravi; anemia emolitica autoimmune; ipossemia e ipossia
  Danni endoteliali; ridotta microcircolazione; ipercoagulazione; coagulazione intravascolare disseminata;
  embolia polmonare; ictus


Stress ossidativo Stress ossidativo
Riduzione del glutatione; incremento dei radicali liberi e della perossidazione lipidica; Riduzione del glutatione; incremento dei radicali liberi; apoptosi (morte cellulare)
riduzione dell’attività di superossido dismutasi; danni ossidativi a tessuti ed organi Danno ossidativo; danni agli organi nelle forme severe


Disturbi del sitema immunitario Disturbi del sitema immunitario
Immunosopprressione in alcuni studi; immunoiperattivazione in altri studi Ridotta produzione dei Linfoci-T; elevati biomarcatori da infiammazione.
Lungo termine: soppressione dei Linfociti-T; incremento dei marcatori dell’infiammazione; autoimmunità; danni agli organi Iperattivazione immunitaria e infiammazione; tempesta citochinica nelle forme gravi;
  Ipo-perfusione indotta dalle citochine con conseguente ipossia; danni agli organi; insufficienza degli organi


Incremento del calcio intracellulare Incremento del calcio intracellulare
Da attivazione del canale del sodio regolato dalla tensione elettrica sulle membrane cellulari, con numerosi effetti secondari Aumentata capacità di replicazione virale
  Incrementato NF-κB, processi pro-infiammatori, coagulazione e trombosi


Effetti cardiaci Effetti cardiaci
Sovraregolazione del sistema nervoso simpatico; palpitazioni ed aritmia Aritmia
  Miocarditi; ischamia miocardica; danno cardiaco; insufficienza cardiaca


 

Le similitudini tra WCR ed infezione da SARS-CoV-2 che saltano subito all’occhio sono: l’incremento del rischio di trombosi, la disregolazione del sistema immunitario (osservata in frequenze dai 2GHz ai 69GHz, comprendendo sia sistemi Wi-FI i dispositivi 5G) e la riduzione del glutatione, molecola antiossidante prodotta dal corpo umano che abbiamo imparato un po’ tutti a conoscere a causa del protocollo “tachipirina e vigile attesa”, che proprio a causa della tachipirina induce una riduzione del glutatione favorendo la tempesta citochinica responsabile del decorso grave della malattia Covid-19.

Di particolare importanza è anche l’aumento del Calcio intracellulare dovuto alle WCR, che favorisce l’ingresso dei virus nelle cellule; sebbene non sia stato osservato direttamente un aumento del Calcio intracellulare nei pazienti Covid-19, si è osservato un miglioramento dei sintomi in pazienti ricoverati in terapia intensiva ai quali sono stati somministrati farmaci Calcio-antagonisti, che impediscono l’accumulo di Calcio intracellulare.

Nell’articolo viene anche osservato che un “effetto collaterale” della pandemia è stato proprio l’incremento dell’esposizione alle onde elettromagnetiche; si pensi per esempio al tele-lavoro, alla tele-medicina e al generale aumentato utilizzo di dispositivi elettronici durante i lockdown (che ha fatto arricchire i giganti del Web e dell’e-commerce, mentre i commercianti tradizionali venivano costretti a chiudere, ndK).

Sulla base di questa ricerca, gli autori ipotizzano quindi che l’inquinamento elettromagnetico possa aver giocato un ruolo fondamentale nella diffusione iniziale del virus, nonché sulla sua mortalità, similmente a quanto è già stato ipotizzato per l’inquinameto atmosferico da polveri sottili PM2.5. Gli autori si spingono inoltre a postulare che l’accensione della rete 5G a Wuhan possa aver contribuito alla diffusione iniziale del virus, che poi si sarebbe esteso facilmente anche al resto del mondo, ed in aree in cui il 5G non è ancora attivo.

Ovviamente queste ipotesi andranno verificare con studi clinici e di laboratorio, come gli stessi autori sottolineano, ma l’ampia bibliografia a corredo suffragata da test svolti durante gli anni dovrebbero essere già sufficienti ad attivare quel principio di precauzione che, almeno in Europa, è un principio fondante del diritto e che dovrebbe spingere gli enti preposti, nonché i Governi nazionali, a frenare la diffusione del 5G ed a procedere ad approfonditi test prima di esporre la popolazione mondiale a quello che parrebbe già essere un enorme rischio per la salute.

Ma siccome questa non è fantascienza, e viviamo in un mondo dove il potere del denaro annienta tutto, nulla verrà fatto, il 5G verrà dispiegato a livello mondiale fino a quando i danni non saranno troppo grandi per essere negati; come è accaduto per il tabacco, l’amianto, il DDT ed altri tristi storie dell’inarrestabile progresso tecnologico umano.