"Medico è colui che introduce sostanze che non conosce in un organismo che conosce ancora meno" - Victor Hugo

di Federico Giovannini

Sono innegabili i progressi scientifici che l'uomo ha fatto negli ultimi 100 anni. La vita di oggi è semplicemente impensabile se si guarda a poco più di 100 anni fa. Automobili, aerei, telecomunicazioni sono arrivati a livelli mai raggiunti prima dall'uomo (o almeno si ritiene), trasformando la sua vita in qualcosa di straordinario.

Tutto questo progresso scientifico non poteva non applicarsi anche alla medicina e alla cura dell'uomo stesso. Il metodo scientifico introdotto da Galileo è una filosofia, un modo di guardare il mondo con cui abbiamo ottenuto tutto questo. Galileo riteneva, in poche parole, che il mondo fosse regolato da leggi matematiche che potevano essere capite attraverso l'osservazione e la verifica costante delle ipotesti che mano mano si andavano delineando, attraverso degli esperimenti volti a confermare o smentire le ipotesi che si facevano osservando la natura.

Questo metodo ci ha portato parecchio lontano, ma già ora qualcuno comincia a mettere in dubbio il fatto che potrebbe non essere sufficiente per proseguire nel cammino di comprensione e conoscenza del mondo. In ambito medico si potrebbe paragonare il modello del medico a quello del meccanico che ripara un'automobile (l'uomo nel nostro esempio). Esistono diverse specialità: il meccanico, l'elettrauto, il carrozziere, chi si occupa di convergenza ed equilibratura, fino ad arrivare a specializzazioni estreme come chi ripara piccoli danni del parabrezza che potrebbero diventare delle crepe disastrose. Così procede anche la scienza medica in numerosissime specializzazioni, che tendono a dividere in parti sempre più piccole l'uomo e i suoi disturbi/malattie.

Tornando all'esempio dell'automobile, la parte da protagonista ce l'ha certamente il meccanico, che quando si trova di fronte ad un'automobile con un problema (sintomo) cerca di risalire alla causa che lo genera per riparare il mezzo. In questo parallelo fin troppo facile dimentichiamoci, per ulteriore semplificazione, il fatto che l'uomo non è un meccanismo, perchè possiede un'anima (in realtà l'uomo di scienza nega questa eventualità) e il fatto che l'uomo possieda anche una psiche, la quale è spesso decisiva nella guarigione da tante malattie (il famoso effetto placebo, che nessuno per fortuna mette in discussione, nemmeno il primo galileiano militante).

Rimaniamo focalizzati insomma sul piano squisitamente fisiologico del corpo dell'uomo, come fa d'altronde la medicina moderna. Il meccanico cerca di trovare delle relazioni di causa effetto per individuare alla fine un tubo rotto, delle guarnizioni usurate o altro, per poi sostituire il pezzo. Il medico parimenti cerca di indagare tramite analisi il motivo della malattia del suo paziente, per curarne la causa. Questo almeno dovrebbe fare il buon medico, mentre oggi siamo sempre più abituati a pensare e ad agire attutendo o eliminando i sintomi, nella speranza che poi vada tutto bene.

Non ci serviremmo mai da un meccanico che ci restituisce l'auto senza più quel "rumorino" semplicemente perche è stato silenziato, eppure andiamo spesso dal medico solo con quella aspettativa e nulla di più. Anche qui niente di nuovo sotto al sole, medici e meccanici poco etici  sono sempre esistiti, in virtù dell'esistenza di pazienti e clienti superficiali, che si accontentano di mettere una toppa invece di risolvere il problema.

Il punto è che c'è una profonda differenza che si dimentica in questo parallelo tra un'automobile e l'essere umano (sempre considerato solo sul piano fisiologico per semplificare), ovvero il fatto che quest'ultimo si autoripara.

Quella catena di cause ed effetti che fa individuare un tubo rotto o una guarnizione usurata al meccanico si interrompe sostituendo il pezzo, mentre nell'uomo avvengono continue autoriparazioni per ritrovare l'equilibrio perduto. Anche nelle più semplici ed essenziali pratiche mediche, come quella dell'ingessatura di un osso rotto, senza la capacità autoriparativa del corpo non si potrebbe guarire. Certo, l'ingessatura pone il corpo nelle migliori condizioni per tornare all'equilibrio precedente il trauma, tuttavia l'osso nessuno è in grado di saldarlo come fanno i processi fisiologici.

A mio avviso proprio per la capacità straordinaria che il corpo ha di autoripararsi, la medicina sovente prende cantonate, scambiando la causa con gli effetti perchè semplicemente non sono ne l'una ne l'altra.

Il colesterolo è un metodo del corpo per riparare le arterie e le vene infiammate. Se abbassi il colesterolo, perchè osservi che ce n'è troppo e le placche sono formate da colesterolo, probabilmente la placca non si formerà, ma l'infiammazione continuerà a danneggiare i vasi. Gli effetti collaterali di una medicina sono proprio questi, effetti imprevedibili data l'ignoranza che abbiamo sui complessi processi fisiologici di autoriparazione.

La concezione stessa di causa ed effetto applicata al corpo umano è da rivedere in virtù della proprietà di autoriparazione dell'uomo. Quella che viene vista come causa di qualcosa, il giorno dopo può essere inquadrata come l'effetto di un altra proprio perche è errato il concetto alla base, ovvero una visione lineare di eventi che si possono percorrere in senso inverso per individuare una causa prima in modo da operare su essa.

Il dilemma se sia nato prima l'uovo o la gallina viene risolto se si considerano come cosa unica, e non più due parti differenti che necessariamente devono essere collocate su un retta temporale di causa-effetto.

Una visione più efficace dell'uomo quindi potrebbe essere circolare e non lineare. In virtù delle doti di autoriparazione del corpo, siamo di fronte ad un intelligenza che opera sempre in favore della sua salute, praticando un numero imprecisato di aggiustamenti per ritornare ad un equilibrio in cui ciò che conta è che la somma le parti sia la migliore possibile.

Recenti studi hanno misurato l'effetto del jet-lag sul microbiota. Hanno riscontrato che durante gli effetti del jet-lag il microbiota cambia e batteroidi e firmicutes (1) variano la loro proporzione, fino a ritornare alle condizioni iniziali una volta cessato il jet-lag. Cosa succede? L'alterazione del ciclo circadiano indotta dal viaggio con ogni probabilità induce degli squilibri ormonali (2), ma il microbiota si altera per questo motivo, o in realtà cerca di "frenare" questo cambiamento adattandosi e innescando dei processi per tornare al ciclo naturale sonno/veglia?

Probabilmente, come per il dilemma dell'uovo e della gallina, non ha molto senso chiedersi una cosa del genere, ma avrebbe più senso (nell'ottica di uscire il prima possibile dal jet-lag) capire i processi fisiologici per accompagnarli nel ritrovamento di un  nuovo equilibrio.

Oggi sempre più spesso si parla di asse intestino-cervello. I ricercatori hanno osservato una stretta relazione tra questi due organi, tanto che non è un mistero che se si sta male di pancia non è che si possa ragionare molto bene. La fame poi spesso azzera ogni capacità logico/razionale per lasciare posto a quella più istintiva. Forse è meno noto che di fronte a un trauma cranico dopo tre giorni si ha il collasso della membrana intestinale (3), mentre è più notorio invece il sintomo del vomito. C'è una stretta relazione tra questi due organi, perchè? Non è ancora chiaro, ma si sta osservando in maniera sempre più evidente la stretta relazione tra tutta una serie di patologie e il microbiota intestinale.

Ritengo che parte delle difficoltà nel capire queste relazioni siano dovute al fatto che il microbiota agisce in maniera intelligente, scavalcando quelle regole deterministiche e meccanicistiche di causa ed effetto che siamo abituati ad osservare nel mondo. Se in ultimo aggiungiamo quei fattori che abbiamo fin qui trascurato, ovvero anima e psiche, ci troviamo di fronte a un sistema estremamente complesso che non solo si autoripara a livello fisico, ma che ha connessioni inestricabili e fondamentali con piani di esistenza diversi da quello fin qui trattato.

Cosa sono i nostri pensieri? Quanto sono "reali"? Davvero ci dobbiamo accontentare di Piero Angela che ci dice che sono impulsi elettrici e basta? E cosa invece sono i nostri desideri e le nostre aspirazioni, e soprattutto perchè le abbiamo? Davvero obbediscono a quel modello meccanicistico che siamo abituati a considerare studiando il mondo fisico?

Forse è arrivato il momento di entrare nell'ottica che quelle regole matematiche che tentiamo di  comprendere con il metodo galileiano, almeno per il nostro organismo siano perfettibili, perchè in questo caso l'osservatore è parte del fenomeno in maniera eclatante, e detta esso stesso le regole del gioco in maniera più o meno conscia, sconvolgendo totalmente quel modello di causa ed effetto a noi tanto caro per comprendere la realtà.

L'entropia (intesa come disordine) dell'ambiente che viviamo tende ad aumentare, mentre quella del corpo e dei suoi processi tende a diminuire. Vien da sè che ragionare in termini di causa-effetto per il sistema uomo, come fa il meccanico per l'automobile, è alquanto limitante e ci sarebbe da chiedersi, fuori dal paragone, quanto senso possano avere gli esperimenti in vitro rispetto alle situazioni in vivo. Questa entropia diminuisce perchè il corpo è un sistema intelligente, e se vogliamo dargli una mano dobbiamo capire i suoi messaggi perchè ci parla con la sua lingua, e comprendere le dinamiche circolari che esso adotta, assecondando ed educando se è il caso, e non bloccando i processi risanatori o ignorando i suoi messaggi.

In una battuta, chi vuole intraprendere la professione del medico si pone di fronte a una bella sfida:  essere più intelligente della natura stessa. I protocolli, per favore, lasciamoli ai meccanici.

(1) Famiglie di batteri intestinali
(2) Il dottor Walter Pierpaoli spiega la stretta relazione tra ritmo circadiano e ormoni in "L'orologio della vita"
(3) "Alla ricerca dell'una", Paolo Mainardi