Donald Trump aveva ancora una possibilità per uscire di scena in bellezza: usare al meglio il suo potere di perdono, che gli è conferito dalla costituzione. Invece ha fatto fiasco, utilizzandolo solo per interessi personali, e perdendo così l’opportunità di trasformarlo in un grande gesto politico.

Come è noto, la costituzione americana attribuisce al presidente la facoltà, in qualunque momento, di “concedere il perdono (o una commutazione della pena) a chiunque abbia compiuto un crimine contro gli Stati Uniti d’America, eccetto che nel caso di impeachment”. I padri fondatori lasciarono intenzionalmente ampia la definizione del perdono, perché contavano sulla nobiltà d’animo e sulla integrità morale di chiunque fosse il presidente degli Stati Uniti.

Non avevano certo previsto che un presidente potesse arrivare a perdonare quasi esclusivamente persone che hanno agito direttamente per suo conto.

E invece, è proprio quello che è successo nel caso di Michael Flynn (ex capo-gabinetto di Trump), di Paul Manafort (ex manager della sua campagna presidenziale), di Roger Stone (finanziere amico e supporter di Trump), o di Charles Kushner (padre di Jared, il marito di Ivanka).

Al di là della reale colpevolezza di ciascun personaggio, è chiaro l’intento di Donald Trump di utilizzare la formula del perdono presidenziale per favorire le persone che fanno parte del suo circolo più ristretto.

A tutto questo si aggiunga la macchia - assolutamente ingiustificabile – di aver perdonato i quattro contractors della Blackwater responsabili della strage di Nisoor Square, a Baghdad, nel 2007.  I quattro paramilitari si erano resi responsabili di un vero e proprio massacro, nella piazza di Baghdad, quando aprirono indiscriminatamente il fuoco su civili innocenti, uccidendo 10 uomini, due donne e due ragazzi che si trovavano lì per caso. Talmente efferato e gratuito era apparso questo crimine, che fu lo stesso tribunale americano a condannarli a diversi anni di prigione. Ma adesso è arrivato Trump - amico del capo della Blackwater, e dei contractors in generale – e questi criminali ritorneranno in libertà.

Ma non basta, nella serie di perdoni stabiliti da Trump, la stonatura di avere smaccatamente favorito amici e parenti: la macchia più grossa di tutte è quella dei perdoni che Trump non ha concesso, e cioè quello a Julian Assange e quello a Edward Snowden.

Se Trump avesse veramente voluto combattere il Deep State – come ha sempre sostenuto di voler fare – i perdoni a Snowden e Assange sarebbero stati due sberle colossali sulla faccia dei suoi nemici: Snowden, che ha rivelato al mondo le pratiche scorrette della National Security Agency, e Assange, che ha rivelato al mondo lo scandalo delle email di Hillary Clinton, avrebbero dovuto essere in testa alla classifica delle persone da perdonare, per uno che vuole combattere il Deep State.

Perchè Trump non l’ha fatto?

Massimo Mazzucco