di Nicoletta Forcheri

Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno

Le comunicazioni e decisioni del Premier sono diaboliche. “Diaboliche” nel senso di ambiguo, divisivo, duale, ambivalente, falso. Egli introduce in ogni suo intervento il dubbio, sottolinea l’eccezione per consolidarla, evidenzia la negazione per imprimere un concetto inimmaginabile, spalancando finestre di Overton inaudite.

Per fare ciò egli utilizza tecniche retoriche consolidate e utilizzate a iosa, ad esempio, nella contrattualistica commerciale internazionale ad opera di consigli di amministrazione di multinazionali per meglio eludere ed evadere le tasse e gabbare gli Stati e i loro cittadini.

Lo fanno attraverso manipolazioni linguistiche e retoriche il cui risultato è di aggirare le Costituzioni, i codici civili e penali dei singoli Stati e i diritti elementari dell’uomo.

Ad esempio, con la negazione rafforzativa, si potenzia un concetto inaudito, sollevando un dubbio sulla sua probabilità futura di concretizzarsi. Conte parla sempre così: lancia messaggi negandoli nella frase stessa ma ciò facendo richiamando i pensieri degli ascoltatori, che nel suo caso sono almeno decine di milioni di cittadini, su tali concetti negati, conseguendo un effetto amplificato di “meme”. E spalancandone la possibilità nel pensiero collettivo della gente, nel suo subconscio, condizione sine qua non per rendere accettabile l’inaccettabile.

E’ una tecnica nota ad alcune vittime di stupro per averla subita laddove lo stupratore abilmente manipolando la sua preda, di preferenza giovanissima e ingenua, le dice, ipnotizzandola: “non ti stuprerò mica”! e intanto manualmente la palpeggia in modo da aprirsi un varco grazie all’inesperienza e agli ormoni freschi della vittima.

Ricordate il suo “nessuno sarà lasciato solo”? Oppure il suo “noi NON stiamo dividendo l’Italia in due”?

Ebbene ciò dicendo, egli stava comunicando proprio che stava esattamente facendo il contrario dei concetti negati.

Infatti, interi comparti del paese sono stati abbandonati – alberghieri, ristorazione, caffetteria, artigianato, piccoli commerci e altri – e sto parlando dell’ossatura economica del paese, quella che lo ha reso forte e raggiante nel mondo, micro piccoli e medi imprenditori che non solo non hanno ricevuto niente ma che hanno dovuto anticipare le casse integrazioni e che il massimo che hanno potuto ottenere, quando lo hanno ottenuto, è di indebitarsi ulteriormente per pagare le tasse e pagare i rincari di luce e gas – poiché nessun anno bianco fiscale è stato previsto. Quando non hanno chiuso per colpa del governo che ha ingiunto di non lavorare a interi comparti abbandonandoli esattamente a sé stessi.

Quando ha istituito la decontribuzione per le aziende del sud Italia, egli stava esattamente facendo quello che dichiarava di non fare: dividere l’Italia in due, perché creare differenziali fiscali tra regioni dello stesso paese significa non solo dividere le regioni tra di loro ma introdurre una sperequazione innata che sgretola la parità di diritti dei cittadini di uno Stato. In un contesto di emergenza economica nazionale, il regime di aiuti alle aziende doveva essere universale, al di sotto di talune soglie e per le aziende residenti in Italia. Tanto più che le aziende più danneggiate dall’emergenza sono state quelle del nord. Pertanto lui ha fatto esattamente quello che le multinazionali fanno da anni nel mondo e in Europa: differenziare la fiscalità e lo stato sociale da area ad area per sfruttare meglio i differenziali sociali, fiscali, lavorativi e di mercato da un paese all’altro a vantaggio sempre degli azionisti privilegiati e nascosti delle solite multinazionali. Ha fatto proprio il contrario di quello che ha dichiarato.

Adesso esaminiamo il punto stampa di ieri sull’ultimo DPCM.

Primo, la proroga al 31 gennaio dello stato di emergenza sulla base di una “risalita” dei dati: la premessa è falsa e non statisticamente corretta come spiegato in altri articoli (1) poiché si basa sulla rilevazione in numeri assoluti dei risultati dei tamponi PCR che danno dal 70 al 95% di falsi positivi, per ammissione stessa dei produttori di tamponi e di scienziati e medici indipendenti e come finalmente detto da qualcuno in faccia a Galli, il virologo super presente in TV.

Poi prorogando lo stato di emergenza sulla base di una norma di procedura civile che non c’entra con un’emergenza sanitaria, egli contraddice sé stesso quando diceva, in altri dpcm che la proroga fino al 15 ottobre non era ulteriormente prorogabile ma il comma è stato semplicemente cambiato nell’ultimo dpcm: Conte sta costruendo una normativa fatta di rimandi, di sostituzioni di frasi e di correzioni retroattive che rendono la lettura della legge opaca e incomprensibile.

Il tutto per rendere più simbolico e incisivo il suo intervento orale sulle menti labili di un popolo allo sbaraglio.

L’oggetto del suo punto stampa sono i dispositivi di protezione – le mascherine – da indossare all’aperto sempre “a meno che non si trovi in una situazione di continuativo isolamento” come “in campagna isolati” o “in montagna isolati”. Tutto questo “per evitare nuove misure restrittive alle attività economiche”.

La manipolazione si basa sul concetto di “per il tuo bene”, utilizzato con i bambini per costringerli a fare qualcosa che non vogliono fare e poi ampliato a tutti i regimi totalitari e despotici che sciorinano un paternalismo nauseabondo per far presa sui cittadini terrorizzati dallo stesso regime. Pertanto è chiaro che siamo considerati come infanti da manipolare: è la regola aurea di qualsiasi propaganda di regime.

Poi posta la regola eccezionale, già di per sé costrittiva e straordinaria rispetto ai basilari diritti umani, incisiva nell’ordine del simbolico, si aggiunge subito l’eccezione nell’eccezionalità, sia pur negata con lo stesso trucco, per sfrondarne la possibilità di attuazione anche laddove non si era mai spinto nessuno così tanto dal regime fascista in poi: violare il domicilio privato e la libertà personale (artt. 13 e 14 della Costituzione).

Alla regola già eccezionale che “le mascherine vanno messe sempre”, si immagina già l’eccezione, “situazione di isolamento continuativo”, subito però tale fattispecie viene specificata e ristretta a due casi: all’aperto in piena campagna e in montagna. Full stop. Il trucco consiste nel fare l’elenco di ciò che è permesso, quando tutto è vietato, riducendo ciò che è permesso all’osso. Anche nei contratti internazionali, si crea una legge avulsa dalle norme degli Stati, enunciando dapprima la regola che sembra aderire alle norme nazionali, e poi elencando tutte quelle da rispettare, quando lo sarebbero tutte.

Poi l’altra eccezione nell’eccezionalità, dice, è la casa privata, di cui, si rammarica il despota, “lo Stato non può chiedere ai cittadini al chiuso delle loro abitazioni di tenere la mascherina. Sarebbe (ir)ragionevole tenere la mascherina tra persone che convivono tutto il giorno. Però mi permetto di dire una forte raccomandazione a tutti i cittadini. Anche in famiglia dobbiamo stare attenti, rimanere a distanza, se riceviamo amici conoscenti, stiamo attenti, sono occasioni in cui più si diffonde il contagio (…) Questa è una forte raccomandazione.”

E poi poco dopo ribadisce e scandisce: “Nei rapporti familiari è chiaro che lo Stato non può entrare, ritengo sacrosanto, espressione di un principio liberal democratico, che lo Stato, salvo che non sia proprio necessario, non entri nelle abitazioni private.”

A parte quel “(ir)ragionevole tenere la mascherina tra persone che convivono tutto il giorno” che non si capisce bene se sia “irragionevole” o “ragionevole”, per sua cattiva pronuncia coperta dalla mascherina, che bisogno c’era di ripetere due volte l’inviolabilità del domicilio? Non è un diritto sacrosanto implicito? Se è implicito, perché esplicitarlo? Perché esplicitando un diritto sacrosanto come se fosse un’eccezione, lo si fa rientrare in un elenco restrittivo di quelle poche eccezioni (mal)volentieri tollerate allo stato di eccezione. E infatti lo Stato non può entrare in casa, ma corregge subito con un inciso “salvo che non sia proprio necessario” e ciò facendo pone le basi – mette la pulce, prepara il terreno – per le violazioni del domicilio e delle libertà personali che hanno in mente per il futuro.

Violazioni delle libertà personali (e del domicilio) che nel nostro paese sono già in atto, a sentire le numerose testimonianze di bambini o persone sottoposte a quarantena fiduciaria o in strutture alberghiere, anche con tampone negativo, e sicuramente completamente senza sintomi. Quarantene di cui non esiste una data di scadenza certa.

Quindi la ragione per cui ribadisce l’inviolabilità della persona e del domicilio è esattamente questo: che si accinge a violarli completamente e già con provvedimenti tecnici lo stanno facendo, con le quarantene preventive a seguito di contatti con “positivi” e tracciamento.

E poi la chicca finale: ammette che tali regole non sono importanti solo in quanto regole, ma sono importanti per le reazioni alle regole “di un progetto comune di un destino comune, e questa è la nostra forza.” E’ importante testare le vostre reazioni, ve lo sta dicendo, che sono la LORO forza.

La mascherina è così tanto simbolica che Trump si è premurato di togliersela alla Casa Bianca, di fronte a milioni di cittadini, all’uscita dall’ospedale, naturalmente criticato da tutti gli accoliti del regime digital sanitario che hanno stigmatizzato questo gesto considerato azzardato.

Questo perché Trump ha risposto a una costrizione simbolica con altro gesto simbolico, teatrale, come a dire all’umanità, con i gesti, di togliersi il bavaglio. La mascherina – per associazione di idee – fa pensare un po’ alla stella di Davide degli ebrei prima della loro deportazione.

Infine ha negato di nuovo di non consultare il parlamento, anzi ha detto che non può essere accusato di questo poiché va frequentemente in parlamento, molto di più dei suoi predecessori: ecco per il trucchetto di cui sopra, lui sta dicendo che invece è proprio accusabile di questo, e mette le mani avanti.

Excusatio non petita accusatio manifesta.

Nforcheri 8/10/2020

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